Fiction italiane, il bilancio della stagione tra poche novità, bassi ascolti, e qualche delusione
La fiction italiana quest’anno ha proposto qualche serie tv inedita, ma soprattutto ha mandato in onda serie tv che il pubblico già conosceva, cercando di ottenere buoni ascolti, ma deludendo in qualità
La stagione tv si conclude anche da noi: tra i molti generi che hanno provato (a volte più, altre meno) di divertire il pubblico, c’è anche la fiction. Uno dei generi su cui la tv italiana ha speso di più, cercando di raccontare storie che potessero incuriosire i telespettatori e farli tornare a seguire le vicissitudini dei protagonisti.
Un compito difficile, a volte riuscito, a volte no: quel che è certo è che quest’anno la fiction italiana ha risentito della crisi, con un calo di produzioni sia in Rai che in Mediaset, per un numero complessivo di ventidue serie lunghe andate in onda, nove miniserie e cinque film-tv.
Ma in che stato versa la fiction italiana? Proviamo a vedere cosa ci ha proposto questa stagione, se davvero (come dicono alcuni produttori ed attori) il genere sta diventando sempre più attento alle esigenze del pubblico o se resta ancora quel gap tra la produzione internazionale e quella italiana.
Rai: tra Storia e denunce sociali, vince la contemporaneità (ma…)
La Rai è l’azienda che più si è data da fare nella produzione di serie tv di generi diversi, cercando di offrire al pubblico una varietà di temi che potesse soddisfare tutti. L’obiettivo è riuscito solo in parte: quando si lavora a storie legate all’attualità, infatti, l’attenzione del pubblico aumenta. E’ come se i telespettatori fossero in cerca di storie in cui possano rispecchiarsi, senza dover andare in epoche storiche tanto lontane. Un’altra vita ed Una grande famiglia, entrambe di Ivan Cotroneo, Stefano Bises e Monica Rametta, riescono a coniugare buoni ascolti (la prima ha avuto numeri record, la seconda ha subìto un calo fisiologico) ad una trama ben lontana dalle solite fiction di Raiuno, osando anche nella rappresentazione di alcune tematiche, come il mistery, il thriller e temi di stretta attualità, come l’omosessualità, riuscendo anche a virare sulla commedia.
Non sempre, però, la ricerca di temi contemporanei è stata utile: Sfida al cielo-La narcotici 2 ha deluso per ascolti e trama, nonostante le intenzioni di voler raccontare il traffico di droga tra i più giovani con una regia moderna hanno cercato di dare una visione meno istituzionale al poliziesco. Fuoriclasse-capitolo terzo, invece, ha raccontato la scuola di meno rispetto alle passate stagioni, risentendone in termini di attualità e cercando piuttosto di concentrarsi sulle trame secondarie.
Quando, invece, la fiction Rai cerca di tornare agli abiti in costume, i risultati sono diversi: La dama velata non ha brillato per grandi numeri, ed il racconto ha risentito di uno schema già noto al pubblico, in cui il lieto fine è garantito solo dopo alcune peripezie che servono ad allungare la trama. Se restiamo nel passato, Questo nostro amore 70 si discosta dalle fiction in costume, riuscendo a diventare un family drama moderno in un contesto meno recente.
Poi, ci sono i successi di sempre, serie tv che, non importa quante novità portino al loro interno, riescono sempre ad avere grande numeri: Che Dio ci aiuti, sempre più comedy, sfrutta la bravura della protagonista Elena Sofia Ricci per un racconto rassicurante ed adatto a tutti; Braccialetti Rossi cavalca l’onda dei social media del successo grazie ai giovani telespettatori ed Un passo dal cielo, che porta a casa i suoi numeri con storie sempre più semplici, che arrivano allo sbadiglio, ma che piacciono ad un pubblico che non vuole troppi di colpi di scena.
Per quanto riguarda le miniserie, invece, solo una è riuscita a raccogliere buoni ascolti offrendo una storia moderna ed innovativa: L’angelo di Sarajevo che, grazie anche alla presenza di Giuseppe Fiorello, re delle miniserie Rai, si è buttato in un racconto che ha saputo unire guerra, sentimento e riscatto del protagonista.
Le altre, più o meno, hanno provato a raccontare personaggi realmente esistiti, finendo però o nell’esagerazione o nella fastidiosa didascalia: L’Oriana ha provato a rappresentare la vita della Fallaci, personaggio però difficilmente inquadrabile in una miniserie, mentre La strada dritta ha deluso per il suo modo di raccontare la costruzione dell’Autostrada del Sole con semplicità ed approssimazione.
Mediaset, non ci siamo…
Non se la passa meglio Mediaset: pochi i titoli andati in onda, e nessuno di questi è riuscito a diventare un successo. Le produzioni inedite della Taodue hanno stranamente deluso: Il Bosco ha quantomeno sperimentato, ma si è perso strada facendo, mentre Squadra Mobile, nonostante ci fosse dietro Roberto Ardenzi (Giorgio Tirabassi), da Distretto di polizia, si è rivelata molto lontana dalla serie madre. Trame banali, personaggi scritti male: il protagonista, da solo, non è riuscito a reggere tutto quanto.
I Cesaroni ha tentato il restyling invano, suscitando nostalgia per le prime stagioni, che riuscivano ad essere davvero provocatorie e per tutta la famiglia, mentre Squadra Antimafia è l’unica fiction di Mediaset che tenta la strada dell’azione ma che sta rischiando di allungare troppo il tutto pur di sfruttare al meglio il cast.
Solo per amore è facilmente passata nel dimenticatoio, mentre Le tre rose di Eva riesce a stimolare il pubblico con trame e sottotrame che non intrattengono chiunque, ma fanno il loro lavoro con quella fascia di telespettatori che apprezza certi generi.
L’azienda, ormai, si affida alla Spagna, con Il Segreto e le serie tv iberiche a riempire un palinsesto stanco e che non riesce a cogliere l’umore del pubblico con fiction davvero attuali.
L’opinione di Daniela Bellu
Anche la nostra Daniela Bellu, che ha collaborato a questo post e che si occupa dei riassunti delle fiction italiane su TvBlog, ha voluto dire la sua sullo stato di questa stagione:
“La stagione televisiva si sta per chiudere ed è tempo di bilanci. Insieme al mio collega Paolino, nelle ultime settimane, ci siamo trovati più volte a commentare quello che la fiction italiana ci ha offerto, trovandoci concordi nel dire che si è trattato di una stagione deludente da più punti di vista. Non sono solo gli ascolti ad essere stati in calo (tranne rari casi), ma anche la qualità è stata in caduta libera. La crisi del settore certamente ha fatto la sua parte, ma è anche la mancanza di idee e l’omologazione delle storie ad aver condizionato l’andamento della stagione.
Proprio come ha fatto Paolino, occorre fare una sostanziale distinzione tra ciò che ci ha offerto la Rai e quello che invece è arrivato da Mediaset. Ma se il mio collega ha fatto una puntuale analisi dal punto di vista tecnico delle fiction e dei motivi degli insuccessi, io mi limiterò a considerazioni che hanno più a che vedere con il punto di vista del gusto personale, e per questo motivo opinabili e che non possono avere valore generale.
Sono tre le fiction che ricorderò, positivamente e per diversi motivi, di questa stagione. E sono tutti prodotti Rai: Una grande famiglia (che si è appena conclusa), Questo nostro amore e Braccialetti rossi. Si tratta senza dubbio di tre punte di diamante di Rai Uno, ciascuna per motivi diversi e con diverso target di pubblico.
Pur con qualche piccolo difetto, dovuto più che altro all’andare avanti con le stagioni, la qualità e gli ascolti di queste tre serie sono andati di pari passo, lasciandomi con la convinzione che c’è ancora molto da fare e sperimentare nella fiction italiana, per soddisfare i palati più esigenti, ma c’è chi è sulla buona strada. Le tre fiction che ho segnalato, a mio parere, hanno saputo trovare le giuste corde per colpire il pubblico, facendo però allo stesso tempo leva su cast azzeccati, trame solide e raramente banali.
Per quanto riguarda gli altri prodotti Rai, una menzione a parte merita Che dio ci aiuti, per l’indiscussa bravura di Elena Sofia Ricci e le risate assicurate con la nuova virata verso la comedy. La nuova stagione di Fuoriclasse, invece – benché di un livello superiore rispetto ad altre – è stata più deludente della precedente.
Quanto alle fiction targate Mediaset, che non hanno brillato se non per l’unica certezza che è Squadra Antimafia, sono state due le mie grandi delusioni di questa stagione: Il Bosco e Squadra Mobile. Dalla prima mi aspettavo grandi cose, vuoi per la bravura della coppia Giulia Michelini e Claudio Gioè, vuoi per alcune novità stilistiche e relative alla trama. Ma le mie attese sono state disattese: il compito mi è sembrato lasciato a metà.
Quanto a Squadra Mobile, chi ha amato Distretto di polizia, come me, si aspettava certamente qualcosa di più e di diverso. La verità è che non si poteva pensare di lasciare tutto sulle spalle del bravo Giorgio Tirabassi, che da solo non può risollevare una trama banale e inconsistente. E a tratti pure noiosa.
A questo punto è chiaro il perché Canale 5 preferisca mandare in onda Il Segreto in ogni prima serata disponibile: il livello si è talmente abbassato, che persino la soap spagnola riesce a far meglio di una fiction nostrana.
Insomma, per me la stagione che si chiude – con le poche eccezioni segnalate – è una delle più deludenti di sempre. E certamente da dimenticare.”
Fiction italiana: c’è ancora tanto lavoro da fare
In conclusione, la fiction italiana deve ancora lavorare per arrivare ai livelli delle produzioni di altri Paesi, e non intendiamo l’America. Se i produttori italiani si sforzassero nel trovare storie capaci di avere un ampio respiro, e quindi di poter incuriosire anche un pubblico straniero, ne risentirebbero anche le trame, costrette ad uscire dai confini della semplicità e del pressapochismo per dover dimostrare al pubblico straniero di saper lavorare al loro livello. Non servono budget colossali, quando si ha un’idea buona da far dipanare nel corso degli episodi con tutti gli stratagemmi narrativi capaci di rendere una serie tv un fenomeno. Certo, i soldi aiutano, ma non sono quelli a dare il via alla creatività. Qualche tentativo di raggiungere il pubblico straniero c’è stato da parte di Sky, con 1992, altra serie che, però, nonostante gli sforzi e l’ottima produzione ha lasciato una sensazione di ripetitività a livello di contenuti. La fiction italiana, quindi, da dove la si guardi ha bisogno ancora di darsi da fare: il pubblico, dal canto suo, non può far altro che sperare che i produttori ed autori si rendano conto che c’è molto da cui prendere spunto, basta solo avere un po’ più di autonomia rispetto alle reti e sapere a chi rivolgersi.