Il mio primo giorno a Venezia è iniziato su due ruote. No, purtroppo non sono riuscita a sfrecciare in Vespa con George Clooney ma non è detto che non lo farò nei prossimi giorni. Il Lido della Settantesima Mostra del Cinema è percorribile solo in bicicletta anche se di macchine ce ne sono eccome e io prima o poi farò l’autostop. Per forza. E ho una serie di buoni motivi per trovare tutto il coraggio necessario.
La casa in cui sono è dalla parte opposta rispetto a dove si tiene la rassegna e l’unico modo per raggiungere George e compagnia è inforcare un manubrio, appunto. La questione è tragicomica per svariate ragioni che non vedo l’ora di elencarvi: qui piove. Cioè non in questo preciso momento (ci saranno 40 gradi all’ombra e io sono vestita di nero con tanto di stivali in camoscio), ma la pioggia potrebbe palesarsi da un momento all’altro (e da qui si spiega il mio outfit. Ho anche una sciarpa perché non si sa mai).
Le regole per sopravvivere (almeno per una che non pedalava dal 1988, anno in cui vide la luce) sono presto dette: pregare fortissimo, non rimanere indietro mai perché gli altri (che in bici ci sanno andare eccome) devono correre verso film che tu non potrai andare a vedere mai (sì, perché devi fare i video) e sanno fin troppo bene che chi si ferma è perduto. Infine, un ottimo senso dell’orientamento è indispensabile (per quando ti mollano la sera sotto la pioggia e devi ricordare dove sia “quella pizzeria lì, dai. Ci siamo passati davanti stamattina”).
Alla luce di tutto ciò e considerando anche il fatto che una volta mi sono persa in camera mia (sì, ma era buio) oggi mi sono svegliata felice perché avrei visto il film con George Clooney, Gravity. E magari pure George Clooney. Ma quando il lavoro chiama, la Sambruna pedala. O forse no. Se volete vedere come sia andata a finire, c’è un video per voi in apertura del post.
Perché Cannes non era stata abbastanza (imbarazzante).