Festival di Sanremo – Il punto su…
Il 58° Festival di Sanremo: andare a stabilire quali siano le responsabilità dei bassi ascolti, è un gioco al massacro che lasceremo fare agli amanuensi del caso. L’ultima serata del festival ha dimostrato che il prodotto c’era. Forse non c’era la musica, forse è da rivedere la formula. Ma, a parte il balletto dell’1:07, a
Il 58° Festival di Sanremo: andare a stabilire quali siano le responsabilità dei bassi ascolti, è un gioco al massacro che lasceremo fare agli amanuensi del caso. L’ultima serata del festival ha dimostrato che il prodotto c’era. Forse non c’era la musica, forse è da rivedere la formula. Ma, a parte il balletto dell’1:07, a parte alcuni svarioni – 5 giorni di maratona. Si possono anche comprendere – e considerato il clima da tiro al piattello in cui si è svolta la kermesse dopo la prima serata, il risultato finale è complessivamente buono. Certo, la terza serata, quella più interessante musicalmente parlando, è stata tragica dal punto di vista televisivo, e la quarta, quella dei giovani, è stata elefantiaca per durata, deprimente per la lotta alla sovrapposizione con I Cesaroni. Prima e ultima serata, il meglio. Globalmente, Voto 7-. Le canzoni meriterebbero un voto a parte. Oggi, che le riascolteremo senza orchestra e in playback, avranno un altro sapore.
I vincitori: Giò Di Tonno e Lola Ponce. Nazionalpopolari. Bravi e belli. Romantici. Appassionati. Melensi. Da musical (detto, questo, da un appassionato del genere, sia chiaro), e non è detto che ci sia qualcosa di male. L’originalità è altro. Brava la Nannini, ma l’avesse interpretata lei, forse sarebbe stato il vero caso del Festival. E poi, insieme hanno scalzato dal gradino più alto del podio la coppia Tatangelo-D’Alessio. Voto: 6 –
La classifica finale: semplicemente inspiegabile. O meglio, si spiega con una parola sola, la più deleteria della post-televisione contemporanea: Televoto. Del resto, chi si esibisce più tardi ha un bacino d’utenza inferiore e potenzialmente prende meno voti. Non ci vuole un genio a capirlo. Voto: 2
La giuria di qualità: con i voti palesi come lo scorso anno, pecca di coraggio – e nonostante Emilio Fede, regala a tutti, sempre, la politica e sessantottina sufficienza, a parte Boncompagni con Frankie, 4. Verrebbe da pensare che ci sia della ruggine -, si fa prendere la mano, prende svarioni, allinea quasi tutti. Ma per fortuna modera il successo dei Finley al televoto, sistema alla meglio Sergio Cammariere e aggiusta qualche altra anomalia. Creando a sua volta, tuttavia, l’anomalia Fabrizio Moro e nulla potendo contro l’ingiusta esclusione dai 10 di Max Gazzé. Voto: 5
Pippo Baudo: baudeggia. Cosa dovrebbe fare, se non quello che fa da quando è in televisione, ce lo dovrebbero spiegare i suoi detrattori. Anzi. Si porta appresso Chiambretti, dà visibilità a Lucilla Agosti (insieme nell’immagine) ed è anche fra le eminenze grigie che stanno dietro al geniale Dopofestiva. Dovrebbe forse entrare in gara anche lui? Svariona, sì, e sbaglia i tempi comici. Grazie. L’hanno massacrato. Voto: 7
Piero Chiambretti: marketteggia. La sua comicità mi piace. La sensazione è che sia sempre fuori posto in una kermesse così, ma non è certo colpa sua. E’ colpa del target, del pubblico in sala, algido come un ghiacciolo – salvo quando, vivaddio, si tratta di fischiare la Tatangelo per il suo Gigi, ti amo. Si inventa gag e sketch, improvvisati o su testi poco importa. Fa ridere, ma non può, da solo, dare ritmo. Gran prova di resistenza, comunque. E ottime scarpe. Voto: 7 1/2.
Osvart/Guaccero: mi perdonerete se le accorpo (in caso di scorporo, il voto non cambia). Nulle. Come se non ci fossero. Anzi, siccome c’erano, a volte si andava a rilento. Bellissime, eh. Il che, alza il voto. 5
Ospiti e superospiti: per un po’ si raschia il fondo. Il doppio Verdone è una marchetta eccessiva. Ottimi gli ospiti musicali – a parte la poco interessante presa di posizione di Jovanotti con quel suo rifiuto iniziale a firmar la par condicio. Siamo alla disobbedienza civile sul palco dell’Ariston? Andiamo, su – della serata giovani, anche se gli italiani li vorrei vedere solo ed esclusivamente in gara. Alla fine, non risolvono, non risollevano e non sfondano. Voto: 6-.
Dopofestival: azzeccato, innovativo – anche se gli EELST fanno quel che fanno da qualche lustro -, ben condotto, ben realizzato, ben scritto, musicalmente interessante, polemicamente interessante. Divertente. Intelligente. Ma l’hanno già detto tutti. Voto: 10