Festival di Sanremo e censura, quando Massimo Troisi rifiutò di esibirsi nel 1981
Era il 1981 quando Massimo Troisi, di fronte alla censura della Rai al suo intervento a Sanremo, decise di annullare la sua partecipazione.
Non c’è Sanremo senza polemica. Lo scorso anno a tenere banco per giorni dopo la conclusione del Festival di Sanremo 2023 furono il bacio a sorpresa tra Rosa Chemical e Fedez e l’esibizione del rapper milanese al termine della quale il 34enne strappò una foto del viceministro Galeazzo Bignami vestito da nazista. Quest’anno, visto quello che sta accadendo in Medio Oriente ormai da quattro mesi, col massacro nella Striscia di Gaza in cui hanno già perso la vita oltre 28mila persone, dal palco dell’Ariston sono arrivati diversi appelli per un cessate il fuoco, ma a Festival ormai concluso dalla Rai di stampo meloniano si sono affrettati a precisare quale sarebbe la posizione dell’azienda: solidarietà a Israele per il massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas e nessuna menzione per le migliaia di vittime palestinesi. Non una vera e propria censura all’Ariston, dal momento che gli artisti hanno avuto la totale libertà di fare appelli e dichiarazioni, ma in queste ore di polemiche sta tornando in auge quando accaduto nel 1981 con Massimo Troisi al Festival di Sanremo di quell’anno. O meglio, quanto non accaduto.
Il 31esimo Festival di Sanremo, condotto da Claudio Cecchetto ed Eleonora Vallone con la partecipazione di Nilla Pizzi, ha visto partecipare in qualità di ospiti Alberto Sordi e Lando Buzzanca, Barry White e Mario Merola, mentre tra i membri della supergiuria c’erano Sergio Leone, Eleonora Giorgi, Giancarlo Gianni, Ugo Tognazzi e Sordi. Chi non ha fatto la propria comparsa sul palco Teatro Ariston nonostante gli annunci in pompa magna è stato l’attore e regista Massimo Troisi, chiamato a partecipare all’evento per promuovere il suo primo film da regista, Ricomincio da tre, che sarebbe uscito al cinema da lì a poche settimane.
Per la sua prima partecipazione al Festival di Sanremo, Troisi non voleva un copione da recitare, ma voleva essere libero di parlare di temi a lui cari come la politica e la religione, da collegare alla grande tragedia che aveva da poco colpito l’Italia poche settimane prima, il terremoto dell’Irpinia del 1980 che aveva provocato quasi 3mila morti e oltre 280mila sfollati.
In un primo momento gli autori accettarono le richieste di Troisi, salvo poi fare marcia indietro all’ultimo minuto, il giorno delle prove. All’arrivo in riviera dell’attore e regista i testi da lui preparati misero in allarme la Rai: Troisi non solo avrebbe voluto scherzare su religione e politica, ma ai giornalisti presenti in Riviera aveva anticipato l’intenzione di improvvisare in diretta tv: “Prenderò di mira i soliti bersagli, il potere verso il quale noi meridionali tremiamo. Comunque deciderò quando sarò in onda“.
Di fronte a quelle intenzioni, la Rai propose al comico napoletano di tagliare le parti scabrose e di scrivere tutto l’intervento riducendo al minimo l’improvvisazione. Di fronte a quei paletti, Troisi non ci pensò due volte e, rinunciando a promuovere il suo film, decise di annullare la propria esibizione e lasciare la città di Sanremo, non prima di concedere una sola intervista presso l’hotel in cui pernottava per denunciare con la sua consueta ironia i tanti paletti messi dalla Rai.
Intervistato dal giornalista Rai Gianni Vasino nel giorno delle prove, Troisi ammise la censura da parte della Rai: “Piena libertà? Sì…nel senso che loro mi hanno detto di fare tutto… meno di parlare di religione, di politica, di terremoto, perché sai, il paese sta in una situazione così…e allora ora sto indeciso tra una poesia di Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci“.
Quelle dichiarazioni irritarono ulteriormente l’azienda, che propose a Troisi di ridurre da 3 a 1 gli interventi previsti per la serata finale di Sanremo 1981. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Troisi chiese un po’ di tempo per riflettere sulla proposta e poco dopo, nel pomeriggio, lasciò l’hotel di Sanremo con la sua valigia e se ne tornò a casa.