Festival di Sanremo 2008 – Cosa c’è che non va?
Le analisi si fanno a bocce ferme, e una delle cose che ho sempre odiato del Festival di Sanremo è il fatto che si fanno i processi mentre la kermesse è ancora in corso. Stranamente, un nerissimo Del Noce visto ieri in platea con accanto D’Alessio, non ha ancora rilasciato dichiarazioni presentando il sostituto di
Le analisi si fanno a bocce ferme, e una delle cose che ho sempre odiato del Festival di Sanremo è il fatto che si fanno i processi mentre la kermesse è ancora in corso.
Stranamente, un nerissimo Del Noce visto ieri in platea con accanto D’Alessio, non ha ancora rilasciato dichiarazioni presentando il sostituto di Baudo nonostante gli ascolti, come sappiamo decisamente inferiori alle aspettative.
Che si sia qualcosa che non va, in questo Festival, è evidente. Ma paradossalmente, a giudizio di chi scrive, i problemi sono iniziati dopo l’ansia da prestazione. La prima serata era tutto sommato buona – fatti salvi quei tempi morti che sono parte integrante del Festival per come è strutturato -. La seconda si è retta sull’equilibrio di tutto quello che era già pronto. La grande occasione avrebbe dovuto essere la terza serata (quella tradizionalmente pèiù interessante dal punto di vista delle performance musicali): c’era un giorno di tempo per lavorare, e in tv in un giorno si fanno miracoli.
Però, ci si dimentica troppo spesso che in televisione ci lavorano persone. E quando si mette in piedi una macchina come il Festival, facendo tutto sommato un lavoro dignitosissimo – soprattutto se paragonato a certe altre edizioni -, e non si viene premiati dagli ascolti, be’, ci si può anche concedere di demoralizzarsi.
Gli ascolti hanno tenuto, pur rimanendo non soddisfacenti. Ci sarebbe allora da chiedersi cosa non funzioni in generale. Forse i fatti di cronaca, la campagna elettorale, hanno reso la controprogrammazione più interessante. Forse la percezione del Festival – li sento in giro, i commenti del pubblico – è cambiata perché la comicità di Chiambretti non è per tutti. Forse, semplicemente, la formula va completamente rivista.
Speriamo dunque che questo flop – anche se ho già detto come sia troppo facile parlar di flop, oggi, senza tenere conto di una serie di fattori che non si dovrebbero trascurare – aiuti a riflettere e a creare un Festival che possa essere a misura di musica, di spettatori, di numeri.