Home Notizie Federico Russo a Blogo: “Io divulgatore cialtrone per Rai2. Inviato a Quelli che il calcio non è passo indietro per mia carriera”

Federico Russo a Blogo: “Io divulgatore cialtrone per Rai2. Inviato a Quelli che il calcio non è passo indietro per mia carriera”

Il conduttore (con Francesco Mandelli) di Revolution su Rai2 parla a Blogo: “In tempo di coronavirus, la televisione può aspettare, mi preoccupano altri problemi”

pubblicato 22 Aprile 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 03:00

Revolution – Storie dal futuro è un viaggio che si propone di fare divulgazione con leggerezza. Io e Francesco, che ci conosciamo da una vita, incontriamo persone che stanno cambiando o hanno cambiato il futuro. Toccheremo il mondo dell’arte, della scienza, del food, del calcio, della ricerca, della musica, del cinema, dei videogames. Le loro storie sono molto interessanti da raccontare“. Federico Russo presenta così Revolution – Storie dal futuro, il programma di Rai2 in onda in seconda serata da domani, giovedì 23 aprile 2020, nel quale fa coppia con Francesco Mandelli.

L’espediente narrativo è la macchina del tempo, che in realtà è una Peugeot 208 100% elettrica (il programma è un branded entertainment content by Next14 per Peugeot in collaborazione con Rai Pubblicità), che permette ai due conduttori di essere trasportati, nelle sei puntate previste, dal passato ai giorni nostri per incontrare gli ospiti che racconteranno i cambiamenti della nostra epoca.

Io e Francesco abbiamo il ruolo di spettatori curiosi che incontrano persone e che si fanno raccontare ambiti di cui sono interessati. Questo programma ci ha lasciato qualcosa e lascia qualcosa anche in chi lo guarda. No, non siamo come Alberto e Piero Angela (ride, Ndr), loro sono inarrivabili, sono un loro grande fan; ecco, noi siamo un po’ più cialtroni… Io e Francesco lavoriamo insieme da tanto tempo, avevamo già fatto Start, sempre per Rai2. Abbiamo in serbo tante cose, con lui mi trovo da Dio, ma intanto pensiamo a Revolution.

La macchina del tempo servirebbe anche in questi giorni, per scoprire come vivremo tra uno o due anni, con o senza mascherine…

Questo sì (ride, Ndr). Essendo un programma registrato ben prima dell’inizio dell’emergenza, non ci sono risposte dirette sul covid o alle domande che in questo periodo ci stiamo ponendo sull’imminente futuro, ma è un programma che punta molto su un tema, per esempio, dal quale oggi non si può prescindere, ossia la sostenibilità. Poi c’è tutta la questione del cibo del futuro, del cibo a base di insetti. Ho assaggiato un hamburger di carne sintetica… era buono!

Giusto trasmettere Revolution quando la televisione è parzialmente chiusa?

Sì, il momento è delicato, c’è bisogno di informazione, ma anche di leggerezza e di intrattenimento. Ho la fortuna di andare quotidianamente in radio come facevo anche prima dell’emergenza. La gente forse ha ancora più bisogno di leggerezza.

Sei preoccupato per il futuro televisivo e per il tuo?

Sono fiducioso e sono sicuro che prima o poi passerà, anche se non so dire quando; la televisione, se necessario, può aspettare. L’emergenza covid mi preoccupa per molti altri aspetti, sono più spaventato da altri problemi, sinceramente. Per chi lavora nel mio settore le cose, piano piano, si normalizzeranno. Questa clausura ha dato a tutti una voglia creativa ancora più accelerata. Così, quando il mondo si riaprirà avremo tutti più voglia e più idee per fare il nostro lavoro.

Ci sarai al ritorno di Quelli che il calcio, previsto per il 31 maggio?

Non ho notizie ufficiali, ma siamo una squadra, quindi quando torneremo, sono sicuro che torneremo tutti insieme.

Da qualche anno fai l’inviato di Quelli che il calcio. Questo ruolo da comprimario per qualcuno significa che, nonostante la carriera da conduttore, hai saputo metterti in gioco, per altri si tratta di un passo indietro.

Per me è un’occasione di parlare di una delle mie passioni, il calcio. Amo Quelli che il calcio, un programma corale che è l’unione di più forze e stili. Ho grandissima stima verso Luca, Paolo e Mia e tutta la squadra che conoscono bene. Per me è l’occasione di far parte di una grande squadra, spero che continui così.

A 39 anni, con una carriera ricca e competenze che ti vengono riconosciute, avverti che ti manca un qualcosa per fare il salto di qualità definitivo e diventare un conduttore con una identità ben precisa?

Ce ne ho praticamente 40 di anni… Ho sempre creduto nel fare le cose passo dopo passo. Non credo che mi manchi niente. Magari mi manca esperienza, che viene facendo, appunto, tutti gli step necessari. Sono davvero contento di quel che faccio, della radio, della tv. L’unico mio pensiero è continuare a fare quello che mi piace, perché poi quello è il successo in questo lavoro. Mi sento una persona soddisfatta e privilegiata.