About Love, Federico Moccia a Blogo: “Mi rifaccio a Il Treno dei desideri, racconto cinematografico”
Federico Moccia a Blogo parlato di programmi cult come I cervelloni e Ciao Darwin, ha criticato Alta infedeltà di Real Time e ha spiegato perché il suo Facciamo pace si fermò alla puntata zero su Raidue
“Mi piacerebbe che questo programma, fatto con tanta cura, potesse avere le note giuste. Ci sono momenti molto toccanti. Vedremo… magari sono io troppo romantico…“. A parlare è Federico Moccia che firma About Love, al via da lunedì 20 aprile, in prima serata su Italia Uno (5 le puntate previste). Si tratta del programma – girato tutto in esterna – che racconta l’amore nelle sue varie declinazioni attraverso colpi di fulmine, relazioni tormentate e storie inossidabili. Inviati speciali Anna Tatangelo e Alvin.
Blogo ha intervistato lo scrittore che torna in tv nel ruolo di autore e regista del format prodotto da Endemol.
Cosa è About Love?
About Love è legato alla voglia di raccontare in una chiave moderna la curiosità, le storie, la sorpresa che ogni volta le gente comune nel suo piccolo riesce a darti. Sono storie speciali, uniche, sono le loro storie. Ci sono arrivate tantissime mail e lettere scritte a mano, con la redazione abbiamo cercato di capire quali fossero quelle da portare in televisione. Cosa insegnavano? Che ragione c’era? Perché quella persona più di altre ci ha colpito? Cercavo sempre di fare questo tipo di analisi con le ragazze della redazione. Doveva esserci una ragione che ci facesse vedere un punto di vista nuovo.
C’è qualche storia che vedremo in onda che ti ha particolarmente commosso?
La storia che mi ha colpito di più – andrà in onda nella prima puntata – è quella di una ragazza che da bambina è stata abusata dal padre. Si è ritrovata a vivere con difficoltà la vita, con sfiducia nei confronti di tutto. Non aveva mai baciato nessuno, non aveva rapporti con altri ragazzi… fino a quando tramite sua cugina ha parlato al telefono con un ragazzo. La sua voce e i suoi modi le hanno fatto avere un po’ di sicurezza. Poi un giorno lui le ha proposto una videochiamata: la ragazza racconta che quando ha visto quegli occhi, la luce di quegli occhi, improvvisamente ha provato un sentimento grandissimo, si è sentita amata. Questa cosa mi è piaciuta tantissimo. Poi questa storia è stata girata in maniera splendida, c’è la pioggia e succedono un sacco di cose. Ora i due stanno insieme, hanno tre figli, e sono una coppia particolarissima: lui è un nomade, lei da quando lo ha conosciuto ha lasciato tutti, scrivendo un biglietto alla mamma che inizialmente si è arrabbiata ma poi ha capito.
È una storia che fa capire che l’amore certe volte riesce a cambiare il corso della vita di una persona. Riesce laddove gli uomini, i medici, gli psicologi hanno fallito. L’amore può laddove l’uomo non riesce.
Prima hai parlato di ragazze della redazione. Non c’erano uomini che potessero offrire un punto di vista diverso nell’approccio con le varie storie?
In redazione c’era solo un uomo, ma fra gli autori ce ne sono diversi. Le riunioni sono state molto divertenti anche perché le storie venivano viste in maniera differente dagli uomini e dalle donne. L’uomo in certe cose è più pratico o magari più morbido, la donna più decisa e determinata.
La narrazione è affidata a uno dei protagonisti reali della storia?
La narrazione viene fatta sotto più moduli. C’è una voce portante che racconta tutto, una sorta di voce guida. Fa riflessioni, apre dei capitoli. Poi c’è la persona reale che parla in prima persona e racconta la sua storia. Noi la supportiamo con immagini e documentazioni. Quindi entrano in gioco i due inviati Alvin e Anna Tatangelo che concludono la storia o si fanno carico di un passaggio della stessa. Ci può essere un ricongiungimento, un matrimonio, una sorpresa, un ringraziamento…. non sapevamo come la storia sarebbe andata a finire fino a quando non l’abbiamo girata.
È mai successo che un protagonista della storia abbia rifiutato di firmare la liberatoria non dando l’ok alla messa in onda della sua storia?
Sì. In quei casi abbiamo dovuto trovare il modo di poterla raccontare in parte. O a volte abbiamo dovuto abbandonare la storia.
Nel primo caso avete chiamato un attore per interpretare il ruolo?
No, abbiamo coperto le immagini e usato il girato. Non ci sono attori. Quando mi hanno proposto questo programma ho detto ‘vorrei farlo con il massimo della chiarezza e della credibilità’. Esattamente come oggi fanno – e prendono tantissimo – le storie di sparizioni di Quarto Grado e Chi l’ha visto. Programmi che raccontano, documentando, quello che si immagina sia capitato alle persone che sono scomparse. Qui abbiamo immaginato, in una chiave solare e non cupa, quello che l’amore ha condizionato e ha permesso.
Qual è stata la genesi del programma che ti è stato proposto da Endemol? E in About Love c’è traccia di programmi cult come Colpo di Fulmine o Stranamore?
Endemol mi ha chiamato e mi ha fatto vedere dei format, tutti senza studio. Ma in realtà io mi sono fatto un’idea di quello che sarebbe potuto andare. Quindi ho scelto la forma che prediligo. Ho pensato non tanto di rifarmi ai format che hai citato tu, bensì ad uno che mi aveva emozionato e commosso, oltre che coinvolto perché ne sono stato autore e regista, ossia Il treno dei desideri. Ho ripescato quella formula dove la bravissima Antonella Clerici da studio lanciava dei filmati. Noi non avevamo studio e quindi ho chiesto di aver i due inviati che sapessero far vivere le storie dei protagonisti, dando loro lo spazio; sapendo stare in silenzio e vivere la commozione senza avere l’abitudine naturale a condurre e a fare subito domande.
Sono cose che già esistevano, anche tramite Stranamore, ma che sono state ricondotte a una forma nuova di espressione, a un racconto più cinematografico.
Qual è la tua aspettativa di share?
Spero in un buon risultato. Non ho idea di cosa si aspetti la rete, è la prima volta che lavoro su Italia Uno, dove hanno veicolato sempre i miei film.
Anche ieri.
Sì, Scusa ma ti chiamo amore ha fatto il 6,4%. Sono contento perché è un film già andato in onda su Sky e sulle generaliste; il 6,4% è un ottimo risultato.
Quindi se About Love facesse il 6,4% saresti soddisfatto?
Più si fa meglio è. Scusa ma ti chiamo amore è andato bene perché alcune volte film importanti in prima visione su Canale 5 hanno fatto risultati molto più bassi. Scusa ma ti chiamo amore è conosciutissimo, 2 milioni di persone lo hanno visto al cinema… su Italia Uno poteva avere risultati tra il 3 e il 4%.
About Love doveva chiamarsi I Like it. Sei stato coinvolto anche tu nel cambio di titolo?
Sì, abbiamo lavorato tutti insieme. All’inizio avevamo messo I Like it per essere in linea coi social network. Però era complicato e siccome c’era il film About a Boy abbiamo scelto A proposito di amore. Il titolo in italiano piaceva molto, ma lo abbiamo convertito in inglese perché Italia Uno ultimamente si è molto americanizzata. E abbiamo tirato fuori, anche insieme alla rete, About Love.
Alcuni artisti ad un certo punto della carriera ammettono di non poterne più di una loro canzone in particolare soprattutto se di grande successo. Tu ti sei mai sentito perseguitato da Tre metri sopra il cielo?
No. Tre metri sopra il cielo è entrato nel gergo dell’italiano. L’ho sentito dire a Vasco Rossi prima di un concerto e per me – suo grande fan – è stato un successo. Non mi dà minimamente fastidio. Il libro è nato nel 1992, pubblicato a mie spese; ha avuto grandissimo successo 12 anni dopo quando è diventato un fenomeno editoriale. Questo inverno sono stato in giro per l’America Latina ed è stato bellissimo vedere giovanissimi che arrivavano col libro per farselo firmare da me. Quando qualcosa – per una congiunzione astrale – diventa un dono non può non considerarlo tale. Sarei sciocco altrimenti. Poi uno deve cercare di migliorare, di stupire.
Tra i programmi di maggiore successo ai quali hai lavorato in veste di autore quale pensi che possa trovare spazio nel palinsesto televisivo attuale? Te ne cito alcuni, escludendo Il treno dei desideri, che hai menzionato prima: Scommettiamo che…?, I cervelloni, Fantastica italiana, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan?
Sono due. I cervelloni perché è un mondo in continua evoluzione. Hai a che fare con la gente comune che inventa, oggi i ragazzi vivono delle startup. Mi piacerebbe moltissimo farlo in una chiave moderna. Amo la creazione, l’intuizione. La cosa dei lucchetti mi è piaciuta e mi ha sorpreso perché oggi il lucchetto è considerato un oggetto diverso da quello per il quale era nato: per non farsi fregare la bicicletta, mentre oggi se regali un lucchetto è un gesto d’amore.
L’altro è Ciao Darwin. Bonolis mi diverte moltissimo, era un programma molto divertente e faticoso. 100 persone, 50 da una parte e 50 dall’altra, sposavano una filosofia di vita.
Un tuo commento su Alta infedeltà di Real Time?
L’ho intravisto, mi è sembrato carino, fresco, divertente. Non mi piace quando si eccede sul discorso del tradimento, quando si sottolinea troppo; quando si usa il tradimento per fare ascolti.
Facciamo pace è il tuo ultimo lavoro televisivo. Non andò benissimo, perché dopo la puntata zero in onda su Raidue non c’è stato un seguito. Che dici a riguardo?
Non sono stato sufficientemente testardo. Le storie non erano abbastanza valide, questo lo avevo manifestato alla produttrice Simona Ercolani. Ma si è voluto andare avanti lo stesso. Questo non capita in About Love perché qui le storie sono fortissime. Facciamo pace era un programma divertente, ma la gente si sofferma a vedere una storia se c’è una ragione, se si commuove, se si emoziona. Se si incuriosisce o s i diverte. Non se c’è intrattenimento e basta perché oggi tutti hanno molto da fare.