Home Che Tempo Che Fa Fabio Fazio e l’intervista a Macron sulla porta: tre inquadrature e una soglia attentamente studiata

Fabio Fazio e l’intervista a Macron sulla porta: tre inquadrature e una soglia attentamente studiata

Un set anomalo, ma perfettamente studiato, per l’intervista al Presidente Emmanuel Macron nei corridoi, è il caso di dirlo, dell’Eliseo.

pubblicato 3 Marzo 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 23:48

L’intervista di Fabio Fazio a Emmanuel Macron è finalmente andata in onda dopo tre giorni di polemiche (cui il conduttore ha anche risposto): si è aspettato che iniziasse ufficialmente la fascia di prime time per trasmettere quanto registrato qualche giorno fa al Palazzo dell’Eliseo, a Parigi, sede della Presidenza della Repubblica Francese. Tanta curiosità per i contenuti (e interessante è stato il ‘Pantheon’ italico disegnato da Macron, tra le bellezze di Roma e il teatro di Eduardo, l’amore per Napoli e i riferimenti a Umberto Eco, Roberto Saviano, Altiero Spinelli, passando per Mattarella – ça va sans dire – e per Napolitano), ma visivamente anche per il set.

Forse l’idea di non confezionare una classica intervista istituzionale ha preso un po’ la mano questa volta: via le ingombranti scrivanie che creano muri (ormai espunte anche dai messaggi di Fine Anno di Mattarella), tolti di mezzo anche divanetti in stile Luigi XV – che potevano fare forse un po’ troppo ‘effetto barocco’ per un’intervista smart, giovane, agevole come nelle evidenti intenzioni – e scartata per ovvie ragioni l’idea di un walk e talk, si è cercata evidentemente un’ambientazione luminosa, fresca, ariosa. E si è finiti nel corridoio.

Una scenografia di porte aperte

Devo dire che non mi era mai capitato di imbattermi in una intervista allocata in un corridoio. E non si fa nulla per nasconderlo: le porte sono ben in vista, tra Fazio e Macron si insinua un’alta scala tappezzata di rosso, ripida, che spunta su una porta aperta. E aperte sono tutte le porte che si vedono (non ‘intra’vedono) alle spalle di Fazio. Un’intervista in corridoio, sì, ma circondata di porte aperte: un dialogo su una soglia, quindi, che metaforicamente può ridare l’idea stessa di dialogo. Rischiosa, però, visto che l’altra faccia della medaglia, ovvero l’effetto anticamera – “Prego, attenda qui” -, è ugualmente evocabile.

Il set, comunque, punta sul l’effetto ‘bianco’ e sulla luminosità, senza dubbio, aiutata dalle pareti e dal pavimento lucido, dalle suddette porte che non sono chiuse ma non lasciano comunque intravedere oltre, uniformando uno sfondo chiaro ma non piatto, che anzi presenta un certo movimento scenografico grazie al diverso grado di apertura dei battenti.

Tre inquadrature (tra Fazio e le bandiere)

L’intervista, durata una ventina di minuti, si è giocata tutta su tre inquadrature e, cosa interessante, in tutte c’era Fazio. Sia sul campo medio, che raccoglieva Macron di tre quarti con scale in vista, sia in quella in PP del presidente, angolato perfettamente per affiancare le bandiere francese ed europea sullo fondo, Fazio era nell’inquadratura, di spalle: l’intervistatore è presente, a dimostrare (anche?) che non si tratta di una di quelle interviste da lancio di film americano dove dell’intervistatore c’è solo il controcampo. Ma per non sbagliare,  c’è anche quello e ne è, ovviamente, protagonista assoluto il solo Fazio, che quindi ‘batte’ Macron per 3 a 2….
Per il resto il posizionamento dei due interlocutori è stato, come ovvio, attento a veicolare il messaggio desiderato, fatto di un’istituzionalità ‘morbida’, friendly, per quanto attenta alla forma (siamo lontani dalla ‘colloquialità’ di un Obama, per intenderci). Un formalità ‘smart’, lontana dalla tradizionale grandeur francese che pure ci si sarebbe potuta aspettare, a restituire il senso di una chiacchierata amichevole ma rispettosa, che evochi la vicinanza tra cugini. E anche un pizzico di salutare distanza. Ogni riferimento ai porti aperti, all’antirazzismo, alla comunità sono assolutamente voluti e hanno un paio di destinatari piuttosto chiari a un lettore malizioso, senza dubbio.
L’intervista in corridoio potrebbe diventare un format: ‘a porte aperte’. Di certo è stato studiato, ma non è detto sia riuscito: ha rischiato di cannibalizzare il contenuto, talmente ‘anomalo’ era il set. Ma di certo resterà nella memoria di molti…

Che Tempo Che Fa