Fate: The Winx Saga, le fate di Iginio Straffi sono cresciute: la recensione in anteprima
Otto stagioni (ed una nona in fase di produzione), tre pellicole per il grande schermo, quattro film-tv, due spin-off, tre live show e centinaia tra libri, numeri di magazine, manuali e racconti, a cui aggiungere un più che vasto universo di prodotti di merchandising. Cos’altro mancava alle Winx? Semplice: una serie tv live-action, che ora
Otto stagioni (ed una nona in fase di produzione), tre pellicole per il grande schermo, quattro film-tv, due spin-off, tre live show e centinaia tra libri, numeri di magazine, manuali e racconti, a cui aggiungere un più che vasto universo di prodotti di merchandising. Cos’altro mancava alle Winx? Semplice: una serie tv live-action, che ora diventa realtà grazie a Fate: The Winx Saga.
Da oggi, 22 gennaio 2021, su Netflix, la svolta in carne ed ossa delle popolarissime fate nata da un’idea di Iginio Straffi e della sua casa di produzione Rainbow (dietro anche a questa trasposizione, prodotta con Archery Pictures) non è, però, quella che potreste aspettarvi. Le Winx che la piattaforma streaming on demand ha deciso di portare nei 190 Paesi in cui è attivo il servizio sono più vicine ad un pubblico adolescenziale che infantile. Il che può essere riassunto in due semplici parole: young adult.
Fate: The Winx Saga su Netflix, ovvero il mistero di Bloom
La base di partenza resta quella del cartoon che abbiamo imparato a conoscere dal 2004: Bloom (Abigail Cowen), che ha sempre vissuto nella dimensione terrestre, scopre di essere dotata di poteri magici e di essere una fata. Per lei si aprono così le porte di Alfea, la prestigiosa scuola di magia che si trova nell’Oltre Mondo, una dimensione parallela sconosciuta a chi non ha poteri magici.
Bloom arriva ad Alfea all’insaputa dei genitori, che la credono in un college sulle Alpi, su volere della direttrice Farah Dowling (Eve Best). Ma perché la Dowling ha voluto così tanto che Bloom, totalmente all’oscuro dei propri poteri fino a poco prima, entrasse in fretta e furia ad Altea?
Ovviamente, dietro c’è un mistero legato alle origini di Bloom ed a quella che potrebbe essere e diventare la sua potenza magica. Un mistero che sarà sviluppato nel corso dei sei episodi della prima stagione, certo: nel mezzo, però, c’è l’amicizia tra Bloom e le altre quattro matricole. Stella (Hannah van der Westhuysen), Musa (Elisha Applebaum), Terra (Eliot Salt) -che prende di fatto il posto di Flora, solo citata nel primo episodio- ed Aisha (Precious Mustapha), costrette a vivere tutte nello stesso appartamento, la Winx Suite. Ognuna di loro ha un legame particolare con gli elementi della natura ed un passato che non le rendono propriamente le più popolari della scuola.
L’amicizia tra le cinque si rinsalda sempre di più, mentre Alfea finisce sotto la minaccia dei pericolosi Bruciati, creature che vivono oltre i confini sicuri della scuola, e mentre conosciamo anche alcuni degli studenti che si stanno addestrando per diventare soldati del regno magico, come Sky (Danny Griffin), Riven (Freddie Thorp), Dane (Theo Graham) e Sam (Jacob Dudman). Magie, amori e misteri: la saga delle Winx su Netflix è appena iniziata.
Se le Winx hanno imparato ad essere più grandi
Fa un certo effetto vedere Bloom e le sue amiche muoversi tra lezioni e primi amori non più con quell’innocenza con cui le abbiamo conosciute, ma con la sfacciataggine delle adolescenti dei giorni nostri. Le Winx che lo sceneggiatore Brian Young ha pensato per Netflix ed il suo pubblico sono giovani donne che parlano di ragazzi, dicono qualche parolaccia, sanno rispondere a tono ai più grandi e sono, ovviamente, ossessionate dai social network.
Sì, perché Alfea, per quando magico possa essere, è un luogo che somiglia molto alle high school americane, dove basta poco per diventare estremamente popolari o per essere additati come loser, dove si è sempre in ritardo per le lezioni e dove ci sono posti segreti che diventano location ideali per feste notturne.
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The Winx Saga è così una commistione tra magico e reale: e Young, sceneggiatore e produttore esecutivo di The Vampire Diaries, sa come maneggiare i contenuti a sua disposizione. Complice la breve durata di questa prima stagione, il mondo costruito sulla base del lavoro di Straffi e del suo team diventa subito vivido e funzionale ad una trama che, però, pecca spesso di semplicità e deja-vu.
Sarà voluto, ma a colpire non è tanto il plot che si dipana lungo i sei episodi quando la scelta di fare crescere le Winx staccandole dal pubblico che avevano intrattenuto fino ad oggi. Un pubblico che ora potrà scoprirle o, perché no, riscoprirle: tra le adolescenti che oggi potrebbero essere interessate a vedere Bloom & Co. in carne ed ossa ci potrebbero essere le bambine che ne seguivano le avventure in tv.
Fate: The Winx Saga, Netflix punta sull’orgoglio italiano
Al di là della buona riuscita o meno della serie, resta il fatto che Fate: The Winx Saga rappresenta un altro tassello importante per Rainbow e per la creatività made in Italy. Chi l’avrebbe mai detto diciassette anni fa, quando in tv andò in onda il primo episodio delle Winx, che sarebbe diventato un fenomeno mondiale? Pochi forse, ci avrebbero scommesso, sbagliando.
Eppure, l’idea di veicolare valori come l’amicizia e l’onestà tramite una storia che unisce magia e favola è risultata vincente. A Netflix il merito di aver voluto valorizzare quello che è diventato un marchio italiano a tutti gli effetti, dandogli nuova vita e cercando un nuovo pubblico.