Quando i giornali cattolici tuonano contro la tv e chiedono di chiudere programmi
Le polemiche col Molleggiato in un paese con la memoria corta: ecco tutte le ingerenze di Famiglia Cristiana, Avvenire e dell’Osservatore romano.
L’Italia è un paese dall’indignazione facile e dalla memoria corta. Non si spiega altrimenti, il polverone che ha sollevato – e che avevamo ampiamente previsto – Adriano Celentano con le sue (innocue e per nulla originali) frasi su Famiglia Cristiana e Avvenire. E non si spiega altrimenti che quasi nessuno si sia ricordato, in questi giorni, delle numerose ingerenze – oltreché della Chiesa nella vita politica italiana, ovviamente – dei due giornali cattolici nei confronti della televisione. Che spesso hanno chiesto anche di chiudere programmi televisivi.
Lo spunto ci viene offerto dai colleghi di Polisblog.
Basta fare un po’ di ricerca nel nostro archivio e, più in generale, sul web per ricordarsene. Citiamo, per esempio, l’ultimo caso in ordine di tempo fra quelli più eclatanti: quando cioè Famiglia Cristiana tuonò contro Fiorello per aver osato parlare di preservativo in televisione. Altra gag innocua, altro esempio di quanto sia arretrato il paesello nelle sue falangi cattoliche: parlammo, all’epoca, di commento reazionario del giornale cattolico, che se la prese anche con Benigni.
E come dimenticare Avvenire che tuona contro i Soliti idioti, dando voce all’Aiart che si esprimeva con frasi perentorie: «Non è accettabile che un programma indirizzato agli under 18 ridicolizzi la religione». Non è accettabile da chi? In generale? O è solo un’opinione parziale e limitata come quella di Celentano?
E come dimenticare la chiusura di Decameron? Ufficialmente per una battuta su Ferrara – ahinoi, copiata da Luttazzi -, ma secondo il comico per la puntata seguente, che avrebbe parlato della Chiesa.
Sempre l’Avvenire se la prendeva addirittura con lo spot di Sky con i “miracoli sportivi” annessi e contro Paola Perego per un’intervista a Sandra Milo pro-eutanasia e contro la rappresentazione della famiglia italiana in televisione. Per tacer dell’Osservatore Romano contro Lino Banfi e, più in generale, contro la rappresentazione dell’omosessualità in televisione.
Proseguiamo, se il discorso non fosse chiaro. Perché più d’una volta i giornali cattolici hanno chiesto la chiusura di questo o quel programma.
A febbraio del 1997 Famiglia cristiana chiedeva la chiusura di Blob. A gennaio 2011 quella del Grande Fratello. A Febbraio 2011 Avvenire scriveva: «Se Sanremo non è più capace di essere il Festival, chiudetelo. Sarebbe l’unico caso di eutanasia accettabile».
E ancora, su Crozza l’Avvenire scriveva, quando il comico imitava a Crozza Italia Benedetto XVI: «satira fallimentare, non priva di vigliaccheria».
E come dimenticare Don Georg che tuonava affinché «queste trasmissioni smettano» (ce l’aveva con Fiorello e Baldini).
La disamina è sicuramente incompleta e mostra come i toni utilizzati dagli ambienti cattolici non siano affatto differenti da quelli usati da Celentano. Solo che in quel caso nessuno si scandalizza.
Solo in un paese senza memoria come l’Italia, le frecce spuntate del Molleggiato (che sembra parlare in generale ma combatte sempre le proprie battaglie personali) potevano suscitare tanto rumore e solo nello stesso paese quei giornali cattolici che troppo spesso dicono la loro su questioni che non hanno nulla a che vedere con la fede potevano scandalizzarsi così tanto.
La soluzione? E’ semplice: se ognuno si occupasse di quel che conosce bene senza parlare a sproposito e ammettendo che quel che dice è viziato, semplicemente e naturalmente, dai propri “preconcetti”, sarebbe tutto più semplice. Si potrebbe riconoscere un discorso sensato da una “telepredica”. Si potrebbe dire a Famiglia Cristiana ed Avvenire che quando si indignano per la satira e i preservativi rasentano (o superano) il ridicolo. Si potrebbe criticare nel merito televisivo senza tirar fuori faccende che non c’entrano niente.
Tanto era dovuto. Anche per chiarire che, alla base delle critiche che avete letto qui al Molleggiato, non c’era alcuna motivazione filo-cattolica ma semplici questioni televisive e di contenuti in senso molto più ampio. E per far capire che gli ambienti cattolici non esitano a utilizzare quegli stessi toni censori che poi rimproverano agli altri.