Se Fake diffonde un fake: “Fateci domande, vi rispondiamo”. Ma il programma è registrato
Fake svela le bugie ma a sua volta ne diffonde una: “Fate domande ai nostri ospiti, risponderemo”, dice Valentina Petrini. Il programma però non è in diretta
Qual è il paradosso di Fake? Diffondere un fake. Il programma di Nove, incentrato sullo svelamento di falsi e bugie, cade a sua volta nel tranello dell’inganno. Nulla di grave, ci mancherebbe, ma è innegabile lo stupore di fronte all’invito agli spettatori di interagire con gli ospiti studio.
“Il nostro hashtag lo conoscete – ha affermato mercoledì sera Valentina Petrini in apertura di puntata – cominciate subito a twittare, fateci delle domande, ci sono tanti giornalisti ed esperti collegati con noi, è l’occasione per poter rispondere”.
Le domande ovviamente non sono state lette e, di conseguenza, le risposte non sono arrivate. Per un semplice motivo: la trasmissione è registrata.
Al centro della discussione è finita manco a dirlo l’emergenza coronavirus. La Petrini ha interpellato sull’argomento Mario Tozzi e il direttore responsabile di Libero Pietro Senaldi, criticato per le recenti prime pagine realizzate dal quotidiano.
I commenti sui social non sono mancati, con la giornalista che si è limitata a retwittarli in tempo reale.
Nonostante un indirizzo ideologico chiaro e definito, Fake si conferma una delle migliori proposte di Nove, capace di affrontare l’attualità senza la presenza di politici. Tuttavia, l’impossibilità di garantire un feedback all’interno del programma andrebbe evidenziata, o perlomeno non andrebbe esaltata la tesi contraria. Per evitare inutili autogol.