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FACCE SGUAIATE E VOCI MISURATE: PASOLINI E LA TV

Due week end con Pasolini e la tv. Nei giorni 13 e 14 novembre a Bologna proiezioni di documentari stranieri e italiani su PPP; tavole rotonde e testimonianze. Nei giorni 20 e 21 novembre, a Casarsa della Delizia (Pordenone) dove Pasolini visse in gioventù prima di andare a Roma negli anni 50. altre proiezioni e

pubblicato 11 Novembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 21:21


Due week end con Pasolini e la tv. Nei giorni 13 e 14 novembre a Bologna proiezioni di documentari stranieri e italiani su PPP; tavole rotonde e testimonianze. Nei giorni 20 e 21 novembre, a Casarsa della Delizia (Pordenone) dove Pasolini visse in gioventù prima di andare a Roma negli anni 50. altre proiezioni e altre parole. Ci sarà anche Ninetto Davoli che leggerà il brano scritto dal regista-scrittore sul “padrone della tv” tratto da “Histoire du soldat”.

A proposito di parole. Nel luglio del 1971 sarebbe dovuta andare in onda una puntata di “Terza B: facciamo l’appello”, trasmissione di Enzo Biagi. Ma fu sospesa per una vicenda giudiziaria che convolse Pasolini nella sua qualità di direttore responsabile di “Lotta Continua”. Sarà presentata quattro anni dopo, il 3 novembre 1975, all’indomani del suo assassinio.

“Terza B: facciamo l’appello” era una rimpatriata di compagni di liceo. Dice nella puntata, andata in onda postuma, lo stesso Pasolini che avere ritrovato i suoi compagni non è gradevole, anche se- incontrandosi dopo tanti anni- sono riusciti ad andare oltre i microfoni e il video, ricostruendo qualcosa di reale: nonostante la situazione creata nello studio risultasse “brutta, falsa”.

Biagi quasi si risente. Invita il suo ospite a dare una spiegazione. Pasolini dice semplicemente che si trova con gli altri dentro una logica alienante di un medium di massa.
Biagi si indispettisce. Replica affermando che il dialogo, lì nello studio, sta avvenendo con grande libertà e senza alcuna inibizione. Il suo illustre ospite, con la sua voce sottile e garbata, gli risponde che non è vero. “Perchè ?” gli domanda il conduttore. La risposta di PPP è nello stesso tempo una forma di reazione, una dimostrazione di comportamento, una lezione di teoria della comunicazione. Dice che lui non può dire quello che vuole e che deliberatamente si autocensura, perchè se non lo facesse direbbe parole troppo sincere e vere che potrebbero dannegguare lui e il pubblico che sta davanti alla tv. Lui potrebbe essere accusato di vlipendio e il pubblico potrebbe non capire per via della ingenuità e della sprovvedutezza di “certi ascoltatori”.
Sono passati passati più di trent’anni dalla trasmissione recuperata e trasmessa. Non saprei dire che siano oggi i “certi ascoltatori”. Il pubblico è diverso, scafato,cinico, ingenuo, crudele, viziato, manipolato, protagonista (spesso fa da sfondo o da comparsa o da gladiatore). Non c’è più Biagi e soprattutto non c’è più Pasolini, curioso nemico della tv, La giudicava malissimo ma la faceva bene, come dimostrano i suoi doc per Tv 7 e altri programmi. Il panorama è cambiato. Le tv sono molte. La concorrenza è spietata.
Ma soprattutto se i corpi vanno nudi alla meta, le parole vanno povere, umiliante e umiliate, nella babele delle risse, delle liti, delle battaglie finte, per partito preso, dei soliti noti e ignoti, degli imbonitori e degli opinionisti a gettone.
Pasolini, in quella testimonianza, ricordava e ci ricorda che gli studi e i microfoni delle tv voglio vedere e sentire “solo” chi può dire cò che vuole perchè non sa quel che dice, perchè non l’ascolta chi fa le domande e attende le risposte, perchè il chiasso è tutto.
I toni sommessi, ragionati, rispettosi; le parole misurate, ricche di significati, dense; e il rispetto delle opinioni sono fuori nel grande, real cortile.
Di questo e altro, con misura, parleremo nell’incontro che condurrò a Casarsa con la partecipazione di Giacomo Marramao, Walter Siti, Bruno Vogliono, Giampaolo Gri. Ma non saranno esercizi spirituale. La babele preme alle porte. Silenzio. E colpi di parola. Di idee. Le intenzioni sono queste. Nella libertà di essere a Casarsa e , come diceva Pasolini, quindi in un luogo in cui non è il caso di autocensurarsi. Ritrovare la libertà poi in tv di dire quel che serve. Davvero.
Italo Moscati