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FACCE DI BRONZO: LA BANALITA’ DEL MALE PIU’ SI CHE NO…

Avrei voluto cominciare questo post citando i titoli che accompagnano su Dagospia le foto di “Anno Zero”, con Michele vecchia mia conoscenza insieme a Patrizia D’Addario. Dagospia incisivo. Ma poi mi sono detto: segnalo e chi vuole andare, vada , a leggere di persona, e farà le sue considerazioni; vada a leggere la proposta informativa

2 Ottobre 2009 11:08

Avrei voluto cominciare questo post citando i titoli che accompagnano su Dagospia le foto di “Anno Zero”, con Michele vecchia mia conoscenza insieme a Patrizia D’Addario. Dagospia incisivo. Ma poi mi sono detto: segnalo e chi vuole andare, vada , a leggere di persona, e farà le sue considerazioni; vada a leggere la proposta informativa generalista, come le definisce,lo spiritoso Roberto D’Agostino, semiologo, lookologo e antropologo- siamo amici da anni- che è sarcastica,provocatoria, una volta ancora.
Prendo le dita, senza citazioni, e le ficco nel computer impulso. Lo spettacolo del giovedì sera (“Anno Zero” più “Porta a porta”), unito ai quintali di carta dalla stampa d’ogni tipo, mi fa dire una banalità: ce lo aspettavamo.
Nessuno di noi, esseri umani, creature delle notti tv, avrebbe avuto voglia di scommettere su ascolti e numero di spettatori. Roba da record . In questo caso, una visita alla premiata rubrica di Share sugli ascolti va fatta. Ci si poteva aspettare fughe in alto, ma non così alte. Quando te le trovi davanti, scritte, fanno il loro effetto.
Quale effetto? A me alcune parole sono venute in mente all’istante. Sono quelle del titolo di un famoso libro di Hannah Arendt, “La banalità del male”, dedicato all’aguzzino nazista Adolf Eichmann, scientifico ragioniere della morte nei campi di sterminio degli ebrei, degli zingari e chìssà di quanti altri, “diversi”. La mia è soltanto una suggestione e la propongo come tale. Pier Paolo Pasolini parlava anni fa della tv come campo di sterminio del buon gusto, delle coscienze, delle intelligenze, dell’uomo e della sua sensibilità. Ai poeti è consentito dire cose estreme che spesso si avvicinano alla verità. Io mi fermo prima.
Mi fermo e dico però, con energia, che in questi giorni di tv si è vista la banalità e anche la eccezionalità televisiva del male. Il male della censura, magari paventata e invocata. Il male della provocazione, delle sfida: non si è imparato molto più, nonostante gli ascolti, rispetto a quel che già si sapeva. Il male della rissa o delle risse organizzate e finite nella banalità pù enfatica e inutile. Il male delle repliche a ridosso – “Porta a porta” a ridosso di “Anno Zero”- che non equilibrano, anzi squilibrano; a meno che, altro male, la filosofia sia stata quella di aver puntato a fare il pieno dei numeri (share e numeri di spettatori). Cinicamente. Ottusamente. Conniventemente tra le fazioni in gioco. E infine il male assoluto (?): il trionfo del trash senza nudità. In questi giorni sono stati sparati colpi di mitra contro tette e culi in tv. Ma, mi domando, e chiudo: senza tette e culti in vista, e però a suon di botte verbali, metafore del trash in tanga o in tetta, si è sdoganato il trash in nome della libertà di chiacchiera, di speculazione spettacolare sul gossip o, semplicemente, della banalità del banale (le tv)? Banalità che vince. E vincerà?
Italo Moscati