FACCE BRUTTE: LA TV IMPONE IL SUO POTERE, IL CASO PINOCCHIO
Facce brutte. Brutte, prepotenti, forti, fortissime, indomabili. Brutte del Brutto che entra ed esce dai teleschermi. Quel Brutto che oggi esce sempre più dai teleschermi , i quali copiano e usano quel che noi chiamiamo la realtà, a sua volta fatta e dominata dal riciclo creativo o ri-creativo della tv. Dopo 55 anni la telvisione
Facce brutte. Brutte, prepotenti, forti, fortissime, indomabili. Brutte del Brutto che entra ed esce dai teleschermi. Quel Brutto che oggi esce sempre più dai teleschermi , i quali copiano e usano quel che noi chiamiamo la realtà, a sua volta fatta e dominata dal riciclo creativo o ri-creativo della tv. Dopo 55 anni la telvisione in Italia, come in gran parte del mondo, gonfia i muscoli degli ascolti, compiacendosi de suo potere, anzi Potere.
Non voglio archiviare il successo di “Pinocchio”, fiction, nel magazzino o nel museo delle occasioni mancate. L’ho visto a grandi tratti: non mi è piaciuto, o mi è piaciuto molto poco. Quando però sono andato a considerare i numeri- quello degli spettatori e percentuali alte, altissime di ascolto- ho avuto la sorpresa di un profondo contrasto fra i miei dubbi e i risultati (mi compiaccio più del lavoro dei produttori, che di quello del regista e degli sceneggiatori) .
Dunque, per me, e non solo per me, a quanto sento, esiste un problema: la differenza abissale fra le opinioni dei commentatori, dei critici e di spettatori curiosi e interessati alle tv (mi considero uno di questi) e le reazioni del pubblico. Vorrei parlare di quest’ultimo non avendo molti strumenti per analizzare in modo sottile i dati disponibili.
Non giudico questo pubblico. Dico che è sempre esistito un solco, anche molto ampio, fra gli spettatori che premiavano i film poco meritevoli sul piano della qualità, contro i pareri di tutti i critici o, come dire, di tanti benpensanti. Ma oggi le cose sono molto diverse in tutti i sensi. A cominciare da quello che viene considerato un taglio fra il pubblico che andava o va liberamente a scegliersi cosa vedere, al cinema a teatro allo stadio o ai concerti; e quello trova, subisce a casa propria le pozioni a vario dosaggio di veleno (?).
Non si può infatti mettere sullo stesso piano questo grande pubblico fatto di pubblici variegati con il pubblico delle tv. Anch’esso ha le sue varianti ma le scelte di maggioranza sono più visibili, concrete, significative. Ad esempio, le folle per appuntamenti clou del calcio o degli sport più popolari; per i festival di Sanremo (alti e bassi ma sempre più alti che bassi); per le serate di “Amici” o i “Grandi Fratelli” o “Le isole dei famosi” (le puntate strategiche nel percorso di questi show). Folle in cui si mescolano età, istruzione, estrazione sociale, eccetera. I distinguo, all’interno delle caratteristiche della platea, non sono tali da giustificare giudizi complessivi definiti o definitivi.
Vorrei chiamare queste folle – ovvero il grande pubblico migrante con soste fra le tv- il PUBBLICO DEL BRUTTO. Non del Peggio. Il Peggio, per il quale non c’è mai limite . Il Brutto inteso come territorio della qualità alta, altina, media,bassa, scadente, e persino sotto il livello del disgusto. Questo Brutto, a tentacoli di piovra dai televisori alla testa e al cuore degli spettatori ,non è lo stesso di cui parlano gli esperti dell’arte contemporanea, arte che ha scelto il Brutto come motore di oggetti estetici.
Il PUBBLICO DEL BRUTTO corre dietro a tutto ciò che lo attira. Fiction,reality, show e talk show, calcio, formula uno, etc, non ha importanza. Nel caso del “Pinocchio” milionario in ascolti e percentuali, forse, dico forse, ha contato il richiamo della bella favola di Collodi. Il Burattino, Geppetto, il Gatto & la Volpe, la Fata dei Capelli Turchini…
IL PUBBLICO DEL BRUTTO , anarchico, capriccioso e comunque a caccia di sogni e di emozioni ha visto i Personaggi, la Storia, la Magia, e non gli attori, la regia, i doppiatori, gli autori dei trucchi. Intendo: quel poco che è rimasto di Collodi e della sua straordinaria opera. Odori. Profumi. Sapori. Effluvi . Ombre.Vaghezze. Nostalgie.
E’ con questo PUBBLICO DEL BRUTTO che occorre fare i conti. Come? Capire, tentare, forse sognare, forse creare. Ecco il problema.
Italo Moscati