FACCE ARTEFATTE: LA STORIA DELLA TV SI FA FUORI DALLA TV, IL CASO BALLANTINI
Ho ricevuto un invito a cui cercherò di non mancare, anche se in questo periodo sono straimpegnato (e non è una civetteria). Ma prima di parlare di questo invito che riguarda appuntamenti fino all’8 novembre, vorrei cominciare da un’altra parte, naturalmente del mondo tv. L’altra parte è una trasmissione, “Ballarò”, su cui ho già espresso
Ho ricevuto un invito a cui cercherò di non mancare, anche se in questo periodo sono straimpegnato (e non è una civetteria). Ma prima di parlare di questo invito che riguarda appuntamenti fino all’8 novembre, vorrei cominciare da un’altra parte, naturalmente del mondo tv. L’altra parte è una trasmissione, “Ballarò”, su cui ho già espresso un paio di volte il mio consenso. Sempre positivo, come bilancio complessivo.
Nella più recente puntata di questo programma è successo di un tutto che ha colpito tutti,finendo in prima pagina sui giornali il giorno dopo. Chi si dimenticava i nomi di persone chiamate in causa; chi non solo non lasciava parlare gli altri ma neanche se stesso (nel senso che saltellava da un tema all’altro, da una risposta piccata ad un’altra); chi si sforzava di dominarsi, chi non si sforzava e decideva ad andarsene per protesta, salvo poi fare marcia indietro; chi faceva faccette stralunate parlando in collegamento; chi infine, in ascolto, ha preso il telefono e ha detto la sua.
Non credo che ci sia bisogno di fare nomi e cognomi, nè di soffermarsi su temi e contenuti. La telefonata che mi sono persa , nel sottofinale del programma, ha fatto salire gli ascolti fino a insidiare quelli di altre trasmissioni solitamente più attrezzate a scalare questo tipo di graduatoria. La cosa curiosa che l’autore della telefonata, a cui “Ballarò” non piace o piace poco, e lo ha detto, ha fornito al programma un assist straordinario , mandando in gol una puntata che probabilmente, altrimenti, sarebbe passata sotto silenzio, o quasi. Le micce erano accese ma non c’era ancora il botto. Che poi è arrivato. Come in giallo. Suspense creata senza preavviso.
Quanto è accaduto sa molto di televisione, televisione del momento. Gli assist o le respirazioni bocca a bocca o il gusto di fare scandalo con ogni spunto adatto stanno affermando in modo definitivo un fatto importante. Le televisioni interessano come sempre molto, poco, pochino o niente al di là dei copioni, degli attori, dei conduttori, delle canzoni, dei ragazzi in cerca di talent, di talent scout anch’essi in cerca di talento per se stessi,
della qualità o della squalità. Ciò che conta sono i botti, i colpi di scena, quelli che rimescolano le carte, che aggiungono valore alle scalette, e scompigliano persino le risse.
Insomma, le televisioni vanno in onda sempre più secondo il gioco delle Apparenze. Ovvero: la fiction fa finta di essere fiction, è il più delle volte una banale imitazione di quel che passano altri conventi (copiando in modo maldestro i telefilm americani); lo show finge di essere show ed è invece la sagra del compiacimento narcisistico del protagonista (Vincenzo Salemme che si rivela incapace di tenere su una serata) , poco spettacolo e soprattutto poco divertimento; e così via. Sono cose che sappiamo tutti. Siamo rassegnati alle Apparenze e ci adeguiamo.
Mi sono dedicato in questi anni a sviluppare questa rappresentazione di tutto ciò, analizzandola attraverso un campionario in tre cicli di “Viziati”, di cui abbiamo già detto altre volte, anche di recente .
Ma adesso l’invito che ho ricevuto mi conforta in questa rappresentazione, in questa ricerca perchè finalmente la Triennale Bovisa di Milano ha inaugurato “Identità Artefatte”, una esposizione di Dario Ballantini che per la prima volta unisce i due aspetti professionali dei suoi 25 anni di attività: Televisione e Pittura. Una bella idea.
Non c’è bisogno di dir qui chi sia Ballantini, protagonista da anni di apparizioni, comparizioni , incursioni a “Striscia la notizia”. Ballantini si trasforma, è una sorta di Fregoli (molte ore di trucco in camerino) e può essere, come è stato a lungo, lo stilista Valentino e oggi Maroni. L’ho seguito sempre con simpatia, augurandomi che si decidesse a seppellire Valentino nelle sue presenze a “Striscia”, dopo averlo immortalato come una statua di cera in un immaginario museo simie a quello di madame che a Parigi, a Londra o a Hollywood: cere della storia della tv.
Ballantini propone appunro la cera della tv e le sue Identità Artefatte era giusto che meritassero una mostra. Arricchita di eventi pittorici e teatrali, a un paio di questi parteciperanno i miei amici Lucio Dalla e Remo Girone. Ci andrò, spero.
In conclusione, sarebbe utile se mostre di questo tipo si facessero più spesso, aiutando a comprendere meglio l’attenzione per la contemporaneità e la ricerca di un artista come Ballantini o di altri- quelli che usano il video per affacciarsi- allo scopo anche di comprendere meglio la televisione, le televisioni, regni di Apparenze. Manichini, Fantasmi, Imbonitori, Sicofanti, Maschere, Cloni…
Spostare dal televisore ciò che compare sul televisore, quando l’artista e il suo lavorano lo meritano (anche nel documentare il peggio), non si avrebbe solo materiale per mostre sulla contemporaneità ma materiali sui mostri che scorazzano nei media. Come ce ne sarebbe bisogno. Di guardare in faccia i mostri.
Italo Moscati