Fabio Tassan Pagnochet, una vita a gestire i lavoratori dello spettacolo
Memoria storica della recente tv italiana, Fabio Tassan ora è il produttore esecutivo di Made in Sud e ci racconta come sia arrivato a Napoli, una città dove organizzare il lavoro è necessariamente differente, sicuramente stimolante.
Fabio Tassan: da Milano, dove nasce nel 1965, a Napoli dove oggi lavora per Made in Sud e non solo. Passando per Madrid seguendo il cuore, ma prima ancora la televisione: nelle sue vene scorrono ormai solo pixel. E’ più vicino alla pensione rispetto ad altri colleghi, ma questo produttore esecutivo sembra più un ragazzo che ancora deve fare le cose migliori nella sua movimentata vita. Avrà più di un segreto, ma il suo mestiere è anche tacere.
Sei una memoria storica della recente tv italiana, come hai iniziato e perché ti sei infilato nella tv?
Ho studiato ragioneria in un’istituto sperimentale di Bollate con indirizzo economico, finita la scuola ho fatto un corso parauniversitario di marketing e merchandasing, durante il quale lavoravo in una tv privata.
Dove e facendo cosa?
Un programma di TVA una televisione locale di Milano dove lavorava anche Guido Angeli. Nel doposcuola, per arrotondare, decisi di dar retta a due amici (Antonio Crapanzano e Walter Marinello) che facevano un programma con dei pupazzi, mi pare si chiamasse Starwars: io indossavo il pupazzo. Un uomo nel pupazzo. L’’ambiente mi piaceva, ero ragazzino e guadagnavo qualcosa.
Quando è uscito l’uomo dal pupazzo?
Nel ’90 un altro amico mi ha detto che mi avrebbe visto bene nel settore definito di produzione e sono andato a fare il segretario all’Italiana Produzioni, facendo “Serata d’onore”.
Tutta trafila insomma…
Sì, proprio tutta. Aiuto segretario, segretario, ispettore di produzione, direttore di produzione, produttore delegato ed infine esecutivo.
Cosa fa il produttore esecutivo oltre a spendere i soldi del produttore?
Beh li spende nell’ottica di un guadagno, se tutto va bene. In realtà prepara il budget per realizzare il programma, contatta e contrattualizza le figure professionali che faranno parte del progetto, sopra e sotto la linea. Questo per quanto riguarda quanto accade prima della messa in onda. Poi sei nelle mani del pubblico. Gestire un successo è naturalmente più semplice.
Ci spieghi il concetto di sopra e sotto la linea?
Sopra la linea sono i costi variabili come registi, sceneggiatori, scenografi e autori, le cosiddette figure artistiche. Sotto la linea i tecnici vari cioè costi fissi,come attrezzisti, fonici insomma le maestranze in generale.
Come sei diventato un produttore esecutivo?
In Italiana Produzioni sono diventato direttore di produzione. Poi Eta Beta, Videa ed in seguito Pearson dove sono diventato produttore esecutivo, facendo esperienza di ogni lavoro e conquistandomi la fiducia dei produttori.
Fare tutto questo ti ha consentito anche di avere una vita oltre il lavoro?
La mia scelta professionale era in sintonia con il mio modo di vivere, l’ho quindi voluto. Uno come me non poteva fare un’altra vita nè un altro lavoro quindi. Gestire un programma richiede una presenza costante, la notte, il sabato, la domenica, a Natale o Ferragosto è sempre lo stesso giorno se lavoro. La mattina dovrei avere un piano organizzato dal giorno prima, comunque accendo il telefono, vedo se ci sono messaggi, altrimenti comincio a chiamare io. Viaggio spesso, è un lavoro anche d’ufficio, ma comprende molte altre differenti mansioni. Comunque motivante, vario e molto impegnativo.
Lasciami indovinare: troppo poco tempo per la famiglia. Com’è andata la tua vita sentimentale?
Ho una figlia, Sofia ha 16 anni, vive in Spagna con la madre, ho anche lavorato lì per un periodo . Mi sono separato, se vuoi ti dico per la tv, ma le cose sono sempre più articolate e private. Posso dirti che divido l’amore nettamente dal lavoro, altrimenti non riuscirei a vivere. Certo, porto una parte di me e della mia razionalità lavorativa involontariamente nel privato, dove però tendo ad essere più paziente e indulgente, facendo quindi degli errori…inevitabilmente.
Chi non fa non sbaglia, vecchio adagio televisivo…
Lo dico sempre ai miei ragazzi: se si sbaglia bisogna dirlo io son lì per risolvere, chi nasconde un problema crea un problema maggiore. Devi essere in grado di riconoscere le persone e valorizzarle per quel che hanno. La paura è quell di non riconoscere gli errori. Ma chi non fa non sbaglia, per l’appunto. Mi pagano per far sì che tutto arrivi nel migliore dei modi a buon fine. Voglio aggiungere che da molte squadre che ho diretto sono usciti professionisti affermati della tv, questa è la mia più grande soddisfazione.
Qualità necessarie per farlo?
Essere calmo, saper motivare la squadra, anticipare le criticità e saper risolvere possibilmente diplomaticamente tutto, salvo casi limite in cui bisogna anche essere drastici. Oltre alla macchina produttiva evidente ed a tutti visibile, esiste poi la necessità di gestire caratteri particolari, soprattutto artisti come attori e registi. Chi fa quei tipi di lavoro ha un ego particolare, necessariamente devi cercare un punto d’incontro.
E tu hai trovato un punto d’incontro tra te e la tua vita?
L’ho cercato sempre, anche girando molto. Ho infatti vissuto a Madrid, Roma e Milano per lavoro ed ora sono a Napoli, dove mi trovo benissimo. Diciamo che Milano va bene fino ai 30, 35 anni una città molto competitiva, dove il sacrificio è massimo e devi sempre esser disposto a stare al top tutti i giorni, senza pausa. Il mio percorso è chiaramente inserito nel mio tempo. Dopo i 30 anni mi rtrovai a Roma, all’epoca una città vivace e preparata. Ma sopravviveva per lo spirito di ironia che portava nelle cose, una sorta di artigianalità nei concetti da sviluppare. Oggi, alla mia età, Napoli è il massimo:se hai un lavoro e riesci a vivere a Posillipo come me, è uno dei posti migliori del mondo. Inimmaginabile per chi non lo conosce veramente.
Una città dove lo stress trova sempre adeguate compensazioni…
Sì, io ad esempio vado in kayak, un’esperienza estraniante su questa antica costa tufacea costellata di ville e giardini: veramente irripetibile col Vesuvio che ti osserva. Mi lascio tutto alle spalle perché lui ti indica la caducità delle cose. Dopo tanti anni di questo mestiere impari a non prendere niente sul personale. Bada non significa non prendere sul serio o non impegnarsi, ma solo capire che è lavoro. Separare la tua vita dal lavoro è fondamentale.
Ci sarà qualche problema a Napoli però…
Lavorare a Sud non è facile. Qui in generale manca l’impostazione del lavoro. Sono arrivato qualche anno fa e tra alterne vicende posso dire che stiamo facendo un gran lavoro con Made in Sud, un programma che sta dando grandi soddisfazioni: la cosa più bella per noi è quando il pubblico ti premia. Abbiamo anche fatto dei film come Gomorroidi e Finalmente sposi, fenomeni locali che hanno comunque avuto un’eco nazionale.
Esisterà ancora il tuo lavoro, visto come cambia in fretta la tv?
Direi di sì, qualcuno fisicamente non può mancare, anche se le tecnologie avanzano. Diciamo che oggi la tv per la tv non esiste più. La classica generalista ha un pubblico definito che sicuramente non è privilegiato nelle scelte, per loro infatti non si sperimenta: vanno in onda solo format cioè programmi con uno storico leggibile per gli inserzionisti pubblicitari. L’obiettivo è andare sul sicuro. L’Italia è ancora indietro. Parlando anche di media in generale abbiamo un ritardo. Esistono nuove realtà come il web ed i canali on demand, però oggi l’intrattenimento non è ancora entrato in maniera seria su queste piattaforme. Siamo indietro per vari motivi.
Entrerà a pieno titolo l’intrattenimento sulle nuove piattaforme?
E’ fisiologico. Mia figlia X Factor lo fruisce solo on demand, come una serie. E’ finita l’epoca dell’appuntamento orario.
E del tuo di futuro, tv a parte?
Magari in Spagna ad insegnare il mio mestiere a dei ragazzi. La tv non la metti mai da parte.