Home Che Tempo Che Fa Fabio Fazio: “Il sabato di Che fuori tempo che fa non si farà fino a dicembre, alla domenica ci allungheremo”

Fabio Fazio: “Il sabato di Che fuori tempo che fa non si farà fino a dicembre, alla domenica ci allungheremo”

“La Rai può competere alla pari degli altri? Si rischia lo stallo”. Intervista del Corriere a Fabio Fazio.

pubblicato 22 Giugno 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 23:23

Cosa succederà nella prossima stagione televisiva per Fabio Fazio? Il conduttore ha raccontato qualcosa a Renato Franco sulle pagine del Corriere della Sera: “Fino a dicembre metterò da parte il sabato. Diventerebbe impossibile per me fare tre programmi, ma anche per il pubblico seguirli: rischierei di essere stucchevole. La domenica ci allungheremo oltre le 21.30, per tutta la prima serata. Rischiatutto invece è stato un vero regalo: non è un programma televisivo ma un programma emotivo, lontano dai tempi della tv contemporanea. Che sia stato scelto per dare un’improntata alla rete per me è un orgoglio”. Il quiz, dunque, rimarrà sulla rete di Daria Bignardi.

L’idea di Che fuori tempo che fa è stata una rivelazione. E anche se verrà messa in panchina per qualche mese, l’idea del tavolo potrebbe riapparire nella versione domenicale: “Certo. E’ stata la vera novità e la vera sorpresa della stagione. La formula del tavolo mi ha dato la possibilità di giocare di più sull’improvvisazione, di ritrovare lo spirito di Quelli che il calcio. Frassica ci sarà sicuramente anche l’anno prossimo. E naturalmente, imprescindibile Luciana Littizzetto”. Neanche una parola su Duccio Forzano (che non ci sarà) sul cartaceo, ne parla nell’online:

“Con Duccio abbiamo lavorato tanti anni insieme, facendo cose bellissime. Vuole giustamente fare nuove esperienze, gli auguro il meglio. Arriva Cristian Biondani, con il quale ho già lavorato allo speciale di RaiUno ‘Viva il 25 Aprile!’. E per il Rischiatutto arriva Stefano Vicario”.

Quanto alla politica, sempre più defilata nel suo talk, dice:

 “E’ stata un’intuizione di due anni fa: allontanarsi sempre più dal talk politico e abbracciare un’atmosfera più pop. La politica è come se non esistesse più, logorata da vent’anni di berlusconismo e antagonismo prima; quindi dall’epoca di Monti in cui abbiamo convissuto con una sola parola d’ordine: baratro. Bisognava prendere atto di questo sentimento corrente e cambiare il programma. La tv va anche ascoltata: chi fa tv deve rinunciare alla pigrizia e ricominciare sempre da capo senza dare mai nulla per scontato […] Il mio obiettivo è raccontare il presente e per raccontarlo ci vuole libertà”.

Infine due parole sulla Rai e la competizione: “In un mondo ideale penso che il pubblico – la sanità, la scuola, i trasporti, anche la televisione – dovrebbe sempre avere la possibilità di costruire la squadra più forte. Invece l’investimento – la spesa ragionata a un obiettivo da raggiungere – viene interpretato come uno spreco. Il tema vero è: la Rai può competere alla pari degli altri? Perché tra interpellanze parlamentari e attacchi strumentali si rischia sempre lo stallo. Il senso della tv pubblica deve essere quello di creare dibattito culturale, non polemica politica”.

Tema interessante.

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