Fabio Fazio: “Lavorerò per la Rai fino a maggio, poi si vedrà. Il mercato esiste”
Fabio Fazio parla del tetto ai compensi per gli artisti Rai. Intervista de La Repubblica.
Uno dei pochi (o forse l’unico) ad aver preso pubblicamente una posizione netta sul tetto ai compensi degli artisti in Rai è stato Fabio Fazio. Il suo tweet di due giorni fa (“In una tv che cambia, bisogna assumersi responsabilità e nuovi rischi. D’ora in poi, ovunque sarà, vorrei essere produttore di me stesso…“) ha fatto perdere il sonno a tanti vertici Rai. Secondo il conduttore di Che tempo che fa far entrare in vigore quel limite agli stipendi significherebbe “sancire il primato del settore privato. Significa affermare che il settore pubblico deve rinunciare alle eccellenze professionali che il mercato può offrire […] “.
“Per ora lavorerò per la Rai e continuerò a farlo fino a fine maggio quando, il 23, condurrò una prima serata su RaiUno dedicata alla legalità in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci. Sogniamo un grande evento tv che porti le nostre telecamere nei luoghi che furono di Falcone e Borsellino”, dice a Repubblica. “Dopo? Si vedrà… intanto il 28 maggio avremo l’ultima puntata di Che tempo che fa e Che fuori tempo che fa“.
Fazio non smentisce contatti con Sky: “Sono sotto contratto con la Rai. Non potrei mai mancare di rispetto all’azienda rispondendole. Certo, se i partiti indebooliscono il servizio pubblico, gli editori privati sono incoraggiati ad approfittarne. Il mercato esiste, anche se qualche politico lo ha dimenticato”. La sua eventuale casa di produzione, lavorerebbe anche per Mediset: “Nessuna difficoltà. In questi mesi si è frantumato un quadro che era molto definito. Ci sono nuove reti, c’è un mercato che cresce e bisogna agire con parametri anche diversi dagli ascolti. Non è più un problema di numeri, che è una unità di misura di un altro tempo. Fiorello lo dimostra ogni giorno, mi pare”.
Quindi il savonese attacca frontalmente la politica: “In questi mesi abbiamo assistito a un’intrusione della politica nella gestione della Rai che non ha precedenti. La politica non si è fatta custode di un bene, di uno spazio comune. La politica si è intromessa nella gestione ordinaria di un’azienda: addirittura nei contratti tra Viale Mazzini e gli artisti, i presentatori, gli attori di film e fiction. Ho aspettato il parere dell’Avvocatura di Stato mercoledì sul tetto ai compensi in Rai, prima di intervenire su questo tema ma ora sento il dovere di dire come la penso”.
E ancora: “Per la prima volta, si è rotto il patto di fiducia tra Viale Mazzini e gli uomini e le donne che ci lavorano. Primo, perché i contratti in essere – è stato detto – non hanno alcun valore. E poi, cosa ancor più grave, perché persone come me sono state esposte al pubblico ludibrio senza rendersi conto del danno che si stava facendo […] Oggi figure di primissimo piano, con un ruolo sia politico che istituzionale, chiedono di mandare via l’ad della Rai. Danno i voti ai servizi dei telegiornali, fissano gli stipendi, decidono quanta pubblicità deve andare su un canale e quanta su un altro: è questo – mi chiedo – il ruolo corretto della politica?”.
Già, è questo?