ESTATE TV (5)- Che nostalgia dei Viziati, auguri a Elisabetta…
Questo post lo si deve ad uno dei nostri commentatori: Capitano Sal. Lasciando qualche riga sotto il mio precedente post dedicato a Venezia e ai film documentari italiani che vi parteciperanno (a firma di Salvatores e Tornatore), il Capitano osserva che- al momento- sia il cinema che la tv, qui da noi, sembrano avere la
Questo post lo si deve ad uno dei nostri commentatori: Capitano Sal. Lasciando qualche riga sotto il mio precedente post dedicato a Venezia e ai film documentari italiani che vi parteciperanno (a firma di Salvatores e Tornatore), il Capitano osserva che- al momento- sia il cinema che la tv, qui da noi, sembrano avere la testa girata all’indietro, vivendo di ricordi e di emozioni passate. Verissimo. Però.
Vorrei aggiungere qualcosa. Intanto, come fa il Capitano, mi pare indispensabile citare il programma di RaiUno
“Da…da…da” realizzato da Elisabetta Barduagni, rimasta sola dopo l’andata in pensione del suo compagno di strada Stefano De Andreis, co-autore di “Supervarietà”. Campioni di ascolti e di consensi.
Ne sono felice per Elisabetta che ha lavorato con me e Sandro Lai, una decina di anni fa, ad una storia della tv, una delle prime, fatta di immagini delle teche, che ancora circola in ambiti universitari. Era divertente e adesso è anche educativa. Elisabetta, brava e intelligente, ha il successo che merita, le auguro un felice Natale, nel senso che ho letto della certa ripresa di “Da…da…da” per le feste.
Detto questo, penso che il Capitano dia una spiegazione credibile ai movimenti di massa delle teste all’indietro. Il nostro Paese, in cui si formò il gruppo marinettiano dei Futuristi, è sempre pronto a parlare di futuri (lasciamo perdere i futurismi), di progressismi, riformismi, avvenirismi; ma, quando si tratta di lasciare le parole e di passare ai fatti , le teste di scatto fanno dietro front e ci troviamo a patire inguaribili torcicolli. Perchè?
Già: perchè? Si può sostenere- lo facciamo tutti, o quasi- che il Presente, anzi i Presenti fanno schifo, fanno l’onda…Mi chiedo se basta. La televisione, anzi le televisioni, per non sbagliare, si voltano anche loro. Non che non tentino i futuri, quelli che vengono dai format international, al contrario: vi si gettano come dentro una piscina dentro la quale l’acqua cala a poco a poco, ma cala. Le televisioni, del resto, sembrano fatte a posta per somigliare alle piscine semivuote,tanto seducenti (a volte, non per tutti) da persuaderci che noi abbiamo la testa abbastanza forte per non soccombere, e invece non è vero.
Consapevole del salto mezzo omicida e mezzo suicida negli stagni del nulla o del domani dipinti di un blu invitante, nel 2005 cominciai a tentare una strada meno rompicapo. E cioè, quella di tornare alle teche senza troppa nostalgia, ma con la voglia di sorprendermi e di far sorprendere.
Partivo dall’idea che le tv ci hanno “Viziati” e che per stare al gioco, ovvero scoprirsi com’eravamo ma anche come ci hanno ridotti o ci vogliono ridurre, bisognava fare un percorso labirintico. Tra gli show e i talk show, i tg e gli speciali tg, i varietà e i controvarieta (le parti molli rosa o nere delle cronache dei tg), i doc storici e i doc informativi, insomma l’infinita gamma dei generi televisivi.
Un gioco a ritroso ma anche in avanti, senza futuri o futurismi, o meglio con la citazione pregnante di personaggi, situazioni, sketch futuri, futurismi si mescolassero ai falsi progressismi o riformismi o comunque alla ambiguità delle televisioni. Televisioni che continuano a farci guardare avanti e indietro, a confonderci, rintronarci, infine a lasciarci come siamo: superficiali nel guardare i video e anche, forse, la realtà che ci circonda.
Peccato che, a quanto sembra, non ci sia più spazio per un altra serie dopo le trenta ore di Viziati 1,2, 3. Silenzi. Vaghezze. Silenzi. Promesse. Silenzi. Peccato che, accanto agli incassi in prima serata dei viaggi meritori nell’aldilà tv, non ci sia una oretta, quasi un’oretta, per intraprendere con il pubblico (era molto, e molto interessato) altri percorsi nel labirinto delle teste che girano come trottole.
Italo Moscati