Enzo Tortora, la tragedia di uomo perbene vista dagli occhi della figlia Gaia
Gaia Tortora ripercorre a Che tempo che fa la drammatica vicenda che ha colpito il padre Enzo Tortora, quaranta anni fa
Il 17 giugno prossimo saranno passati 40 anni da quel giorno in cui -in qualche modo- uccisero Enzo Tortora. Era la notte del 17 giugno 1983 quando Enzo Tortora fu arrestato, l’accusa, notificata ore dopo, fu per traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Le accuse si basavano sulle dichiarazioni di alcuni pregiudicati, poi rivelatesi totalmente false, nel frattempo però Tortora subì l’onta del carcere ed essendo personaggio pubblico, anche quella del pubblico ludibrio. Enzo Tortora era uno dei quattro moschettieri della tv, insieme a lui c’erano Corrado, Mike Bongiorno e Pippo Baudo. Oltre ad essere un fine giornalista, Tortora era anche un grande conduttore televisivo, a cui piaceva anche lo spettacolo e dotato di grandissima ironia, come tutte le persone intelligenti. Tortora inoltre era un grande intercettatore degli umori della gente comune e proprio sulla gente comune confezionò quella che è diventata la sua trasmissione più popolare, ovvero Portobello. Il mitico mercatino del venerdì della Rete 2 della Rai, che fu la base di tante altre trasmissioni televisive che arrivarono dopo e che ancora in qualche modo, sotto mentite spoglie, popolano la nostra televisione.
Massimo Fichera, verso la fine degli anni settanta, allora direttore della seconda rete, lo volle richiamare in Rai, dopo un allontanamento di anni e l’idea che Tortora gli portò, scritta insieme alla sorella Anna e ad Angelo Citterio, fu appunto Portobello. Programma che partì in seconda serata, ma subito conquistò la prima, arrivando a sfondare il muro di 20 milioni di telespettatori, ingaggiando una simpatica gara degli ascolti con il dirimpettaio del giovedì di Rai1, ovvero Mike Bongiorno con il suo Flash.
Arrivò però poi quel maledetto 17 giugno 1983 a spezzare tutto con il suo arresto. Tortora stava conducendo in quel periodo su Rete 4 insieme a Pippo Baudo un programma elettorale dal titolo Italia parla dedicato alle imminenti elezioni politiche. Oggi la figlia di Tortora, Gaia, è stata ospite di Che tempo che fa ed ha parlato con Fabio Fazio di quei terribili giorni, l’occasione è il libro che ha appena scritto dal titolo “Testa alta e avanti“. Quel maledetto giorno Gaia Tortora, ora vice direttrice del Tg La7, doveva sostenere l’esame di terza media, al termine del quale la sorella Silvia la venne a prendere a scuola e le comunicò quello che era accaduto. Una cosa che sarebbe potuta durare poche ore, è diventato un dramma lunghissimo, un vero e proprio calvario per Enzo Tortora che anche dopo l’assoluzione, come ha detto la stessa Gaia oggi su Rai3, non è più stato quello di prima e neppure la vita in famiglia non è più stata la stessa.
Gaia Tortora spiega così quel suo papà cosi cambiato dopo quella terribile vicenda di malagiustizia:
“Papà era estremamente ironico, estremamente divertente. Hanno tolto la possibilità dell’allegria, della leggerezza e di una vita diversa a un’intera famiglia, perché dopo nulla è stato più come prima. Ai ragazzi giovani dico sempre di farsi sempre una propria idea e di non fermarsi alla prima impressione, di non farsi condizionare, di non ascoltare il primo giudizio, ma prendere più elementi possibili per farsi un’idea propria”
Già, vero, occorre farsi un’idea propria di ogni vicenda e non lasciarsi condizionare magari dalla propria simpatia o antipatia verso una persona e in base a quella emettere il proprio giudizio. Leonardo Sciascia a proposito di questo tema, proprio sulla vicenda di Tortora disse:
«Quando l’opinione pubblica appare divisa su un qualche clamoroso caso giudiziario – divisa in “innocentisti” e “colpevolisti” – in effetti la divisione non avviene sulla conoscenza degli elementi processuali a carico dell’imputato o a suo favore, ma per impressioni di simpatia o antipatia. Come uno scommette su una partita di calcio o su una corsa di cavalli. Il caso Tortora è in questo senso esemplare: coloro che detestavano i programmi televisivi condotti da lui, desideravano fosse condannato; coloro che invece a quei programmi erano affezionati, lo volevano assolto.»
Purtroppo ancora oggi vediamo le gente emettere sentenze e giudizi legate a singoli casi, anche molto meno importanti rispetto al “caso Tortora” in base alla proprie simpatie ed antipatie, con terreno di discussione diventato virtuale (social network) e non più reale come quaranta anni fa. Il fatto unico ed incontrovertibile è che quella vicenda di malagiustizia ha ucciso la vita di uomo ed ha privato del proprio padre una ragazza di 14 anni. E proprio sul rapporto padre-figlia, si chiude l’incontro di oggi a Che tempo che fa con Gaia Tortora, con la lettura da parte del conduttore del programma Fabio Fazio dell’estratto di una lettera scritta da Enzo Tortora dal carcere alla propria figlia durante le feste di fine d’anno di quel terribile periodo. Parole bellissime, che oltre a trasmettere tutto il suo amore verso la propria figlia, ci restituiscono il grande spessore morale, emotivo, sentimentale di persona perbene quale era Enzo Tortora.
Fai una serena fine di anno. Fai un ballo a mezzanotte pensando di farlo con il tuo papà. Io brinderò con l’acqua, ma non importa niente, brinderò alla tua felicità, alla tua fortuna, a tutto ciò che desideri e so che nei tuoi desideri c’è uno spazio per me e questo credimi che mi rende felice e mi aiuta tanto.
Queste parole, anche se scritte da un carcere, sono parole di un uomo libero.
Ed ora la sigla di coda di quel mitico Portobello, ovvero “Come vorrei” cantata dai Ricchi e poveri :