Entourage – Recensione
Oggi voglio parlarvi di una serie che abbiamo colpevolmente trascurato, qui su TvBlog, e che merita interesse, sia da parte nostra sia da parte dei nostri lettori. Si tratta di Entourage, una produzione HBO created by Doug Ellin e che annovera fra i suoi produttori esecutivi nientemeno che Mark Wahlberg (Boogie Nights, Il Pianeta delle
Oggi voglio parlarvi di una serie che abbiamo colpevolmente trascurato, qui su TvBlog, e che merita interesse, sia da parte nostra sia da parte dei nostri lettori. Si tratta di Entourage, una produzione HBO created by Doug Ellin e che annovera fra i suoi produttori esecutivi nientemeno che Mark Wahlberg (Boogie Nights, Il Pianeta delle Scimmie, The Departed).
Entourage, la cui premiere risale al 2004, in Italia è programmata da Jimmy (siamo alla seconda stagione – in America invece sono arrivati alla fine della quarta ed è in programma una quinta stagione di 14 episodi a partire dal mese di giugno 2008), è una serie di cui ci si innamora poco a poco, così come non si può fare a meno di innamorarsi dei suoi personaggi.
Vincent Chase (Adrian Grenier, nell’immagine), giovane attore di belle speranze e ancor più bell’aspetto, lanciato verso un roseo – ma vedremo che non ci sono rose senza spine, come la saggezza popolare insegna – è attorniato da una cricca – un entourage, appunto – decisamente originale. C’è Johnny “Drama” Chase, il fratello maggiore che non ha avuto successo come attore ma che ci spera ancora (interpretato, guarda un po’, dal fratello di Matt Dillon, Kevin Dillon) e che fa da personal trainer e cuoco a Vinnie. Poi c’è Eric “E” Murphy (in lingua originale chiamato semplicemente E.), interpretato da Kevin Connolly, manager e miglior amico di Vincent. Il quartetto (che si vede anche nell’immagine in alto, tratta da un episodio della quarta stagione. Ma tranquilli, non è spoiler) di amici del Queens è completato da Turtle (Jerry Ferrara), autista e assistente della star.
Fra i personaggi ricorrenti, poi, merita ben più di una menzione lo straordinario Ari Gold (Jeremy Piven, che per questa sua straordinaria, eclettica performance, si è abbondantemente meritato un Emmy come miglior attore non protagonista in una serie comedy), agente della star, le cui movenze, battute e cattiverie sono un vero e proprio must per la serie.
Inutile dirvi, dunque, che questa non è una serie che parla di gente comune (Dopo il continua ci addentriamo nella recensione. E per chi lo segue c’è la possibilità di votarlo).
C’è una quantità di carni (maschili e femminili, ma soprattutto femminili) in mostra ai limiti dell’incredibile, una quantità e qualità di guest star che non ci si crede (da James Cameron a Jessica Alba (nell’immagine, dall’episodio 2 della prima stagione, The Review), da Scarlett Johansson agli U2, da Hugh Hefner con tutte le sue conigliette a Saigon, da Mandy Moore a Holly Valance, non ci si è certo risparmiati – ed è facile credere che a un certo punto le star si prestino fin troppo volentieri a impersonar se stesse in una serie che in fondo parla di loro.
La scrittura è accurata, le battute sempre al top – fin troppo -, il realismo con cui si tratta la materia cinema senza mai far vedere il cinema – giuro, pagherei per vedere Queen’s Boulevard, il film indipendente in cui recita Vinnie – ammirevole: fra sesso, lusso e droghe, cellulari che suonano incessantemente, soldi sperperati e piccoli e grandi drammi, le linee orizzontali dei personaggi si dipanano sapientemente e mostrano di non aver per nulla il fiato corto (a giudizio del sottoscritto le più interessanti restano quella di Johnny Drama – nell’immagine sotto, in tenuta da golf – e quella di Ari Gold, che vedete nell’immagine qui sopra).
Qui non si fa solo una serie tv: si parla di un certo tipo di cinema, si cita a iosa – un film per te, uno per loro, dice l’addetta stampa di Vinnie quando si deve pensare se fare un altro film indipendente o un blockbuster. Si accasciano sulla sedia, E. e Vincent, quando scoprono che un certo film lo dovrebbe girare Michael Bay -, si punta il dito contro il sistema degli studios e si mostra il lato oscuro del cinema stesso.
Non che ci si addentri in chissà quale critica sociale, anzi. Però quel velo malinconico, quella vita dorata con la ruggine subito pronta a affiorare, resa così bene da una regia che a tratti sembra buttata via e che invece si rivela in tutta la sua sapienza con una serie di deliziosi totali pittorici, emergono e non sono solo un’impressione o una speranza.
Memorabili le camminate con steadycam a precedere, a una velocità folle, come a una velocità folle sono gli scambi di one line fra i personaggi.
A citar tutte le battute e le sottotrame di Entourage non si finirebbe più.
Resta un ultima lode da fare: alla colonna sonora (a partire dalla sigla, un montage sulle note di Superhero, di Jane’s Addiction) . Altra voce del budget sulla quale non si è certo risparmiato.
Da vedere, tutta d’un fiato (gli episodi sono da 25′ e sono, lasciatemi citare un altro detto popolare, come le ciliegie). Genera dipendenza.
[Sito ufficiale di Entourage – Entourage sull’IMDB – Entourage su Tv.Com]