Enrico Mentana sfida Minzolini. Il TgLa7 si sovrappone al Tg1
E’ sicuro di sé, il nuovo direttore del TgLa7, che lavora – un po’ come noi, cari lettori – senza sosta, anche nel mese d’agosto. E’ sicuro di sé, Enrico Mentana, forte di quel bel 4% – decimi più, decimi meno – di share che il suo Tg serale si porta a casa in maniera
E’ sicuro di sé, il nuovo direttore del TgLa7, che lavora – un po’ come noi, cari lettori – senza sosta, anche nel mese d’agosto. E’ sicuro di sé, Enrico Mentana, forte di quel bel 4% – decimi più, decimi meno – di share che il suo Tg serale si porta a casa in maniera pressoché costante.
E così, è giunto il momento di alzare la posta e di allargare il raggio d’azione. E anche di cambiare avversari, perlomeno per quanto riguarda il Tg del daytime.
A partire da settembre, infatti, TgLa7 cambia collocazione: si passa dalle 12:30, contro Studio Aperto, alle 13:30, per sfidare direttamente il Tg1 di Augusto Minzolini. Ma per ora, di sfida, Mentana non vuol sentir parlare: si tratta solo di una mossa strategica per provare a pescare in un bacino di pubblico quanto più ampio possibile. Intanto, proprio con Minzolini, ieri Mentana era a Cortina. E, a differenza del suo collega di RaiUno – che ha parlato di stanchezza della gente nei confronti dei talk show -, Chiccho ha duramente attaccato il giornalismo italiano. Un giornalismo che Mentana non esita a definire urlato e suddito.
Il giornalismo che è un po’ di Repubblica e molto del Fatto, di Libero e del Giornale, influenza tutti: titoli urlati su storie sugose che mettano in difficoltà qualcuno, che discreditino qualcuno: in questo panorama ci troviamo. […] Qualche settimana fa Marchionne è andato a Detroit per sancire la svolta della Fiat e c’erano gli inviati di tutti i giornali italiani. Ho il sospetto che fossero lì invitati dalla Fiat, e questa è una sudditanza che ancora il giornalismo italiano ha fortissima, e ce l’hanno molti singoli giornalisti, che spesso per scroccare un viaggio premio sono disposti a rinunciare alla loro neutralità. Ho usato l’esempio Fiat ma mia impressione è che molti altri poteri forti consumino rapporti inconfessabili con stampa, per cui di tante istituzioni e aziende non leggiamo mai nulla di male.