Enrico Mentana commenta il fenomeno dei talk show politici: “Ce ne sono troppi ma costano meno degli altri programmi”
Il giornalista ha commentato questo fenomeno su Facebook.
Dopo aver commentato aspramente l’inserimento nel palinsesto di La7 della serata finale del concorso di Miss Italia, procurandosi le accuse di ingerenza in decisioni che non gli spettano, il giornalista Enrico Mentana, con un messaggio condiviso sulla sua pagina ufficiale di Facebook, stavolta ha espresso la sua opinione circa il proliferare inarrestabile di talk show politici in televisione.
Nel corso di questa nuova stagione televisiva appena iniziata, solo La7 ne trasmetterà ben 3 in prima serata: La Gabbia di Gianluigi Paragone, che ha debuttato lo scorso 11 settembre, Piazzapulita di Corrado Formigli, che è ritornato sugli schermi lo scorso 9 settembre, e Servizio Pubblico di Michele Santoro, che tornerà in onda il prossimo 26 settembre, senza contare Otto e Mezzo, in onda nel preserale e condotto da Lilli Gruber. A questi si aggiungono Virus – Il contagio delle idee di Nicola Porro, Porta a porta di Bruno Vespa e Ballarò di Giovanni Floris in Rai e Matrix di Luca Telese su Canale 5, senza contare i programmi targati Videonews. In poche parole, talk show di approfondimento politico per tutti i gusti e tutti i colori.
Enrico Mentana ha fornito una spiegazione a tale fenomeno, un’interpretazione che non ha niente a che fare con l’informazione ma più che altro con i costi di una rete. Questo è il messaggio pubblicato su Facebook dal giornalista:
Ci sono troppi talk show nella stagione tv? Sicuramente sì. Rischiano di creare saturazione e disaffezione per il genere? Ancora sì. Ma chi decide quali sono quelli di troppo? Alla fine sarà il telecomando. Senza dimenticare che per attecchire ci vuole tempo, e forse giudicare è prematuro. Non dimentichiamo però che il principale motivo della proliferazione di trasmissioni di informazione politica è quello economico: costano molto meno di tutti gli altri programmi. Il che in tempi di crisi conta eccome. E prima di togliere i talk che faticano le reti ci penseranno su molto, con più di uno sguardo ai conti…
In corso, quindi, non c’è alcuna volontà di informare maggiormente il pubblico ma solo l’attenzione di non appesantire il bilancio e l’ultima affermazione di Mentana, da questo punto di vista, è probabilmente la più emblematica: anche in caso di flop di ascolti, è altamente probabile che queste trasmissioni continueranno ad avere sicura la loro collocazione.
Enrico Mentana, però, non si è soffermato sul problema principale degli attuali talk show politici: gli ospiti. I medesimi nomi e le medesime facce, infatti, rimbalzano da una trasmissione all’altra con una nonchalance invidiabile e vengono scelti perché, ovviamente, garantiscono maggior ritmo al programma grazie alle polemiche, alle discussioni e alle urla che ne conseguono. Inutile rimembrare i nomi di tali personaggi, sono chiari a tutti.
Considerando che è anche giusto e scontato che un’azienda cerchi di contenere i costi, puntando a programmi meno onerosi possibili, se proprio dobbiamo arrenderci alla presenza di talk show politici in tv, l’auspicio maggiore è che almeno si inizi a lavorare in modo diverso ai contenuti.
Un modo più originale e non sempre il più comodo.
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