Enrico Bertolino a Blogo: “MeravigliosaMENTE? Una sfida. Sarò la cavia degli esperimenti dei ricercatori”
Enrico Bertolino, ai microfoni di Blogo, presenta MeravigliosaMENTE in onda su La7. Si discute, inoltre, di satira, della crisi dei programmi comici, di Rai e dei progetti futuri
MeravigliosaMENTE, la trasmissione condotta da Enrico Bertolino, in onda da sabato 14 ottobre alle ore 12 su La7, racconterà le storie e i progetti di scienziati under 40 che hanno scelto il nostro paese per ‘disegnare’ il futuro. Abbiamo raggiunto telefonicamente il conduttore per farci raccontare meglio questa sua nuova avventura televisiva.
Come sarà MeravigliosaMENTE? A me ha già colpito il titolo che si presta benissimo ad una doppia chiave di lettura…:
E’ un programma in cui si affronta il tema della divulgazione. Approfittando della presenza della Fondazione Tim, che portava avanti questo progetto nei teatri, si è deciso, quest’anno, di portarlo in televisione. Da una parte, si risparmia anche in termini di organizzazione, dall’altra, invece, si raggiunge un pubblico potenzilamente più ampio. Ci eravamo chiesti come si poteva dare rilievo ad un segmento così ampio come quello della ricerca, a molti, sconosciuto. Non è una cosa televisivamente praticabile. Si è tentato di unire questa chiave ironica, diverntente a quello che è la ricerca e vediamo cosa ne esce. Il risultato è tutto da vedere.
Perchè la scelta personale di metterti alla prova con questo progetto e prenderti, in qualche modo, la responsabilità di un passaggio così drastico dal teatro alla tv?
Quando mi hanno proposto il progetto, pensavo che non avessero trovato altri (ride, ndb). Me l’hanno chiesto a maggio e, poi, la cosa è andata in produzione a fine luglio. Forse, hanno dato un valore al fatto che io le cose me le preparo. Forse perché vengo dal mondo della comicità e del cabaret ma anche da quello della formazione. Lavoro da anni con le aziende. Mi è piaciuto mettermi alla prova. E’ una sfida. In un programma, che dura al massimo 32 minuti, l’idea di riuscire a tirar fuori tutto il girato che abbiamo prodotto, è molto stimolante. Per Oscar Colombo ed il regista Riccardo, il montaggio è stata un’impresa titanica. Secondo me, potrebbe essere una nuova apertura, un tipo di divulgazione diversa rispetto a quella tradizionale e anche per le Università e i ricercatori un modo più leggero di farsi percepire ma mai banale.
Quale sarà il tuo apporto più specifico all’interno del programma?:
Mi trovo, per la prima volta, fuori da uno studio. Abbiamo lavorato in virtuale, esternamente, molto all’interno degli atenei. Anche questa, per me, è una novità! Qui, sei parte del programma. Faccio una sorta di fil rouge e divento, spesso, la cavia degli esperimenti. Segue un pò il modello dei format on demand, documentary e lifestyle di Sky… quelli che vengono da National Geographic, senza, però, fare dei paragoni irriverenti poiché, lì ci sono costi e preparazione più alti. Si punta a quello. Un domani, mi piacerebbe affrontare lo stesso discorso con la Storia. La divulgazione vista a 360 gradi. Abbiamo affrontato la scienza e la tecnologia. La Storia potrebbe essere un secondo spunto interessante in studi virtuali senza andare, a tutti i costi, a Micene o a visitare i resti dell’antica Troia. Mi sono messo in gioco diversamente, fuori dallo studio, con una conduzione sul campo.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Sicuramente una profonda stima per il mondo della ricerca che conoscevo poco. Quando ti fanno fare un programma impari necessariamente tante cose nuove. Il processo di apprendimento non finisce mai. Per esempio, ho seguito da vicino, gli studi di un ragazzo che sta lavorando sul pancreas artificiale per combattere al massimo il diabete 1. Oppure il progetto di un treno in grado di toccare i 1000 km/h. E’ in costruzione ed è stato affidato a dei ragazzi di 29 anni. Ho imparato a rispettare ancora di più questo mondo. Se uscissimo dall’Unione Europea, malauguratamente, tutto questo finirebbe perché questi ricercatori, che ho conosciuto, hanno il comune denominatore di essere finanziati dalla Comunità Economica Europea.
Sei contento della collocazione oraria e se ti sono stati posti degli obiettivi di ascolto:
(ride, ndb) Con quella collocazione se mi pongono anche degli obiettivi di rete mi metto a piangere. A mezzogiorno, i programmi di cucina non li batteremmo mai. Però, è una collocazione che capisco. Sono trasmissioni fatte da Fondazioni con costi brandizzati. Il programma brandizzato, la rete non può metterlo in palinsesto. Mi piacerebbe, però, che diventasse un cult che, poi, magari uno si va a rivedere in rete. E, che potesse essere replicato. Guadagnare una replica notturna, entrare nel mondo del Consorzio Nettuno sarebbe bello.
Ci sono, quindi, tutti i presupposti per un’eventuale seconda stagione…
La Fondazione Tim, dopo aver visto il girato, si è detta molto soddisfatta. Non so, però, se ha obiettivi di ascolto. Io ci terrei che andasse bene. Un’altra serie sarebbe bello…. e perché no dare la possibilità ad altri colleghi della comicità di trovare una seconda vita parallela altrettanto divertente e soprattutto utile. Non voglio prendere il posto di Piero Angela (ride, ndb) ma sarebbe bello trovare un linguaggio nuovo, non rivolto solo ai 60enni e 70 anni, per avvicinare un pubblico giovane ai temi scientifici.
Con La7, è l’inizio di una futura e duratura collaborazione?:
Per adesso, sono su Rai3 con Massimo Gramellini al sabato. Farò un paio di puntate con lui. Lavorerò ad Agorà. Mi piace parlare di politica. Mi mancava, però, l’idea del bar. La7 è una rete molto dinamica. Andrea Salerno è un ottimo direttore di rete che viene dalla televisione. Conosce bene l’ambiente comico avendo avuto diverse frequentazioni in quel gruppo. Nulla vieta che si possa trovare qualche idea comune che possa piacere a noi e al pubblico.
Ti manca un programma tutto tuo in stile Glob?:
Glob non mi manca. Ha fatto quattordici edizioni in cinque anni. Ed era giusto che, ad un certo punto, si fermasse. Forse, non era giusto che altre trasmissioni riprendessero Glob. Glob ha nutrito molti altri programmi. Questo è un problema di produzione. La Rai decide che le produzioni si facciano internamente. Glob era un programma coprodotto. Un marchio del genere l’avrei utilizzato di più. Andava rifatto completamente magari cambiando anche il conduttore. Un personaggio eccellente per questo tipo di programma è Alessandro Cattelan perché, nelle proprie corde, ha una capacità unica nel suo genere. Mi piace parlare della concorrenza sempre in maniera propositiva. Un programma tutto mio, con altre modalità, mi piacerebbe eccome. Con degli autori che siano veri, gente con cui poter lavorare e che non ti dice ‘Bravo’ solo perché gli dai il lavoro. Vorrei avere, nella mia squadra, autori con cui collaborare come capita da tempo con Luca Bottura. Con lui mi piacerebbe, sicuramente, fare qualcosa. Per adesso, lo faremo a teatro, poi vediamo.
Volevo conoscere il tuo punto di vista, invece, sulla crisi dei programmi di comicità…:
Ho avuto modo di farne parecchi. Facevamo Bulldozer (con la Panicucci) e Convenscion (con la Stefanenko). Quei programmi probabilmente hanno segnato un’epoca. Ci sono dei giorni che ci chiamavo Gori comunicandoci che avevamo fatto il 19% di share. Oggi quelle cifre non si potrebbe più fare. Il programma comico per stare su con una certa struttura da varietà ha bisogno di cifre. Allora si preferisce sostituire alla comicità l’idea di Mika che è nuova, bella, interessante per la prima serata. Che è diventata rischiosa. Poi le prime hanno inglobato anche le seconde serate. Servierebbe un programma comico da sperimentare in seconda serata con modalità nuove da portare, poi, in prima quando è pronto. Questi tempi di attesa, però, non ci sono più. Non ci sono più i soldi per la produzione, il pubblico è diminuito drasticamente. Oggi, tutti parlano di percentuali perché si vergognano di citare i numeri.
Forse, anche, la quantità di programmi comici presenti in tv (da Colorado a Zelig passando per Made in sud):
Sono nati, negli anni dei cloni, e nessuno si è mai distinto. Lo stesso Zelig, ad un certo punto, per rinnovarsi, si è dovuto cambiare totalmente il format. In Brasile, ci sono dei formati televisivi molto interessanti che, però, non sempre potrebbero adattarsi al nostro mercato per la complessità della struttura. Bisognerebbe avere più voglia di sperimentare anche su altre piattaforme. Non c’è più spazio per le nuove generazioni di comici. Zelig era anche un bel laboratorio. Uno nuovo, spesso, da lì partiva. Noi, abbiamo fatto ormai la nostra strada. Di alcuni giovani non si sa nemmeno dove sono finiti dopo il primo giro.
Qual è lo stato di salute e i possibili futuri scenari della satira in vista delle prossime elezioni:
La satira versa in condizioni non disperate ma critiche. Ha due problemi: quando la realtà supera la fantasia diventa essere più divertenti degli originali. Ieri mattina, ho visto un’intervista televisiva ad Antonio Razzi a Coffee Break che è stata clamorosa. Ad un certo punto, il conduttore Andrea Pancani non sapeva più cosa chiedergli. Razzi, a volte, rispondeva, coscientemente, come se fosse l’imitazione di se stesso. La satira necessita di bersagli forti al potere. Il potere, invece, in questi anni, ha capito che meno bersagli dai, e meglio è. L’ultimo è stato Renzi che, però, non ha raggiunto i livelli di Berlusconi. Prendersela, oggi, con Gentiloni, sarebbe inumano.
Comici come Crozza, quindi, hanno difficoltà a trovare nuovi personaggi da parodiare visto il delicato periodo storico della politica italiana…:
Le copertine, in questo momento, sono difficili da fare: un tempo, il comico, in studio, spesso, si risentiva, diventando il martire mediatico. Oggi, il comico prende in giro qualcuno ma, per esempio, lo stesso Razzi ha citato ben due volte Crozza dicendo: “Da quando mi ha imitato, io sono diventato qualcuno”. Si sono invertite le parti, la comicità è diventata politica mentre la poltica si è resa comica. La satira deve fare un po’ male, deve andare sul pesante, a differenza della parodia che celebra qualcuno. Corrado Guzzanti riesce benissimo in questa missione arrivando ad un punto di rottura, non deve venir fuori qualcosa che il politico cita. Ricordo che, in passato, Gasparri non prese benissimo l’imitazione di Marcorè. Anche a Glob abbiamo avuto qualche piccolo problema, qualcuno ci disse che eravamo un programma volgare e riluttante. Era il mitico Bondi di cui, oggi, non abbiamo più notizie.