Grazie a Dio, qualcuno ha pensato di fare un programma sulla musica. Di solito se proponi una cosa del genere, in Italia ti ridono in faccia. Siamo abituati a sentirci dire: “La musica in tv non funziona”, ma è solo uno stupido dogma. E questo dogma esiste perché nessuno capisce un caz*o di musica in Italia, se mi perdoni il termine. Pensaci: di esperti veri ce ne saranno tre o quattro.
Così Simone Annichiarico spiegava a TvBlog l’origine dell’avversione che, extra talent, la tv italiana ha nei confronti della musica. Da parola a “parolaccia”, la musica, dopo i gloriosi tempi di Mtv e i suoi veejay, è stata chiusa nelle polverose soffitte delle varie reti televisive e pace all’anima sua. Non fa ascolti, del resto, perché tornare a darle spazio? E se anche un esperto come Linus, uno di quei tre o quattro che sono rimasti in Italia a capirci davvero qualcosa, sostiene sul suo blog che la musica in tv, semplicemente, non funzioni, forse dovremmo semplicemente farcene una ragione. Però.
Però poi c’è il ritorno di DeejayTv sotto l’egida di Discovery e un palinsesto da reinventarsi a partire da zero, a parte la giustamente imprescindibile diretta di Deejay Chiama Italia, più che un programma la vera e propria corazzata radiofonica mattutina condotta da Linus e Nicola Savino. E allora che si fa? Si fanno i conti senza l’oste, a quanto pare. Perché tanto la musica in tv non funziona più, si diceva.
Se dovessimo fare un conto delle cose che in tv non funzionano più al momento attuale, finiremmo di scrivere verso il 2018. Dal coma profondo dei talk politici a Le Invasioni Barbariche che hanno ormai toccato il 2 % di share, inventarsi un intero canale tv al solo scopo di fare ascolti sarebbe, per usare un eufemismo, né più né meno di un’utopia. Non avere l’ansia dell’Auditel rende allo stesso tempo più liberi di sperimentare, di fare tutte quelle cose che un canale generalista non avrebbe mai nemmeno il coraggio di immaginare. Perfino tentare di ridare centralità alla musica, forse.
Di esempi del fatto che il mondo delle sette note, al di fuori del discorso talent, possa ancora dare delle soddisfazioni in questo momento, o comunque dar vita a programmi di cui poi non vergognarsi, ce ne sono ben due. Emozioni, nella seconda serata del mercoledì su Rai 2 e Fronte del Palco, ogni giovedì su Italia 1 subito dopo Le Iene.
Perché possiamo considerarli due programmi che “funzionano”? Partiamo da Emozioni, condotto dal buon Federico Russo. Si tratta di un programma che ripercorre la storia della musica, le ultime due puntate sono state dedicate agli anni Novanta, ad esempio, o di un artista (da Tiziano Ferro agli 883) raccontando, grazie ad un montaggio a dir poco eccellente, tutte le tappe che hanno portato quella decade o quel cantante al successo. Niente di nuovo, per carità, ma la carta vincente di Emozioni è una e una soltanto: ti lascia qualcosa. Scoprire, ad esempio, che i Take That a Sanremo ’95 scambiarono Gianni Morandi per uno dei Neri per Caso complimentandosi con lui per Le Ragazze è una di quelle informazioni che forse non cambiano la vita ma che di certo non possono lasciare del tutto indifferenti. Perché te la immagini la faccia di Gianni Morandi che magari inizialmente prova a spiegare a Robbie Williams l’equivoco ma poi lascia correre e Stiamo Uniti.
La ricerca, l’aneddoto, la grande storia della musica che è fatta anche di tante tantissime piccole storielle gustose. Mandare in onda un programma del genere significa averci lavorato davvero, aver cercato una chiave che, strizzando naturalmente l’occhio al nazionalpopolare, trova una nuova ed interessante lettura per storie già scritte.
E poi c’è Fronte del Palco. Qui si tratta “semplicemente” di un concerto inframmezzato da due chiacchiere con il conduttore Simone Annichiarico. Niente di innovativo nemmeno in questo caso, sia chiaro. Ma se prendi l’artista del momento e gli fai fare un live, non un’ospitata nella scuola di Amici, metti i primi semi per creare un evento. Un po’ come faceva Mtv ai suoi gloriosi gloriosissimi tempi in cui, se nel fine settimana doveva esserci un esclusivo concerto di Elisa per il canale, ci si inventava l’Elisa Day con countdown e speciali a lei dedicati durante la settimana. In piccolo piccolissimo, questa potrebbe essere la naturale evoluzione delle cose, se ben fatte.
Oggi ci sono i social, però, e se voglio vedere un video o addirittura un concerto intero, basta andare su Youtube. Vero. Infatti un’eventuale riqualificazione della musica in tv va fatta tenendo conto di tutto questo. L’evento si crea in tv, certo, ma soprattutto sui social, rendendo prima, durante e dopo la puntata disponibili i contenuti del programma sul web, in ogni sua forma. Ma davvero c’è ancora bisogno di spiegare questa cosa?
Il fatto è che qui si sta parlando di una miniera di possibilità. La possibilità, ad esempio, che gli One Direction arrivino in Italia e non si ritrovino accolti dal solito polveroso giornalista di mezza età che nemmeno sa bene chi siano ma già che siamo in ballo, intervistiamo. Perché Harry Styles e soci potranno benissimo andare a Deejay Chiama Italia ma veramente nessuna delle scatenatissime fan che si ritrovano anche nel nostro Paese seguirebbe un loro concerto esclusivo brandizzato Deejay Tv? Sul serio nessuna di loro guarderebbe l’intervista ai propri idoli fatta da qualcuno che abbia meno di 50 anni (e magari pure con un bel faccino)? Quanto costa, se non altro, provarci?
A queste domande e alle sollecitazioni che arrivano dalle altre reti forse si dovrebbe se non altro pensare prima di dar vita ad un nuovo canale rischiando di fargli fare la fine della vecchia, dimenticabilissima Deejay Tv. Perché la musica, alla fine, non è una parolaccia. L’Auditel, in moltissimi casi, sì. E tutto il resto, tutti i “no” detti a prescindere contando sulla cieca fede in altrimenti discutibili dogmi finisce sotto la voce “pigrizia”.