EMMER, UN UOMO DI CINEMA E DI CAROSELLO…
La radio ha appena dato la notizia della morte di Luciano Emmer. Era un bravo regista di cinema; e dal 1957 al 1976 fu tra i primi registi di cinema che accettarono di fare la tv, senza turarsi il naso. Quella tv curiosa, avversata dai critici in un primo momento, accusata di essere banalmente[…]
La radio ha appena dato la notizia della morte di Luciano Emmer. Era un bravo regista di cinema; e dal 1957 al 1976 fu tra i primi registi di cinema che accettarono di fare la tv, senza turarsi il naso. Quella tv curiosa, avversata dai critici in un primo momento, accusata di essere banalmente commerciale anzitempo; insomma, la tv di “Carosello”.
Da qualche anno a questa parte, “Carosello” è ormai assurto a tutti gli onori. Lo si presenta in festival, nelle università, ovunque gli organizzatori o i professori abbiano bisogno di mostrare qualcosa che vale, sia sul piano creativo (scenette indimenticabili), sia sul piano della comunicazione pubblicitaria (che a volte oggi sembra tradire la qualità di “Carosello”) e della comunicazione in generale.
Il motivo per il quale molti storcevano il naso, fra gli intellettò del miracolo economico, non era uno solo, erano tanti : mistificazione mercantile, corruzione a colpi di consumismo,attentato del capitalismo attraverso il servizio pubblico tv (che doveva essere puro e già era impurissimo), servilismo del cinema e degli artisti interessati al soldo,e basta, senza morale. I nemici del popolo erano, oltre a Emmer, Gillo Pontecorvo, Luigi Magni, i fratelli Taviani, Nanni Loy e così via. Sciocchezze d’antan,
Emmer era un sensibile e acuto autore di cinema, e lo è stato fino adesso per via dei documentari che realizzava ancora e che portava in giro abbastanza frequentemente. Era stato “riscoperto” recentemente e meritava tutto questo interesse che lo ripagava delle difficoltà che aveva spesso incontrato, nonostante i successi ottenuti con “Le ragazze di piazza di Spagna” (1952), “Terza liceo” (1954), prototipo di successive serie tv, “La ragazza in vetrina” (1960).
Ho lasciato per ultimo il suo primo e grande film “Domenica d’agosto” (1950). Uno straordinario affresco sugli italiani in vacanza. Immagini belle, in un perfetto bianco e nero, interpreti bravissimi nel restituire con ironia i bozzetti di un’Italia che stava uscendo dal dopoguerra e dalla miseria nera, e cercava ristoro nelle spiagge (come quella di Ostia) che erano anche allora affollatissime ma il mare era molto, molto più pulito di quello di oggi.
Ricordo volentieri “Domenica d’agosto” e l’amico Emmer(ci si trovava sempre con molta simpatia reciproca) anche perchè ho usato alcune sequenze dei film de 1950 nella prima puntata di “Viziati 3″. Mi sono servite per introdrre il mio lungo film doc in dieci puntate dedicato ai viaggi nelle estati tv degli italiani, sul suolo patrio o all’estero, secondo le varie versioni televisive, da tg al varietà e al doc. Una citazione che mi ha portato fortuna. Le sequenze restano e resteranno tra le più durevoli e significative di uno scenario ancora vergine rispetto alla tv e soprattutto a ciò che fanno e mostrano le tv, plasma o non plasma, analogico che sopravvive e digitale che lo detronizzerà.
In questo senso, ecco uno spunto che mi pare giusto sottolineare: gran parte della buona tv porta e porterà per sempre il segno di qualità dei convertiti (?) ma non dei mercenari o dei pasticcioni o dei senza talento, traditori del cinema a favore del video. I convertiti, via l’interrogativo, sono stati capaci di intendere e di volere, creando autentici pezzi di storia del cinema , oltre che del costume, e anche della televisione migliore. Gente di genio. Accanto al caro nome di Emmer, metterei un altro nome non solo caro solo a me: Luigi Comencini.
Italo Moscati