Emilio Solfrizzi a Blogo: “Amore pensaci tu? Il titolo faceva cag*re, ma era ottima televisione”
L’attore parla della fiction di Canale 5 che ha fatto registrare bassi ascolti: “È stata percepita come spenta, Canale 5 deve tornare a fare il suo lavoro”
Prima di salire sul palco de Le Giornate del cinema lucano Premio Internazionale di Maratea, dove ha ricevuto il Premio Eilat Diamonds, Emilio Solfrizzi ha risposto alle domande di Blogo. Nel futuro dell’attore pugliese c’è una serie tv (sulla quale non si è sbilanciato, facendo intendere che non sarà targata Mediaset, Rai o Sky) e, forse, la regia cinematografica.
Della serie in cantiere non posso e non voglio parlarne. La tv in questo momento sta facendo un grandissimo sforzo. E quando si fanno degli sforzi e delle cose nuove si va verso il buio perché non si sa se incontreranno il favore del pubblico. Io sono grato a chi ha il coraggio di osare. In America la televisione da essere la Cenerentola è diventata il luogo della sperimentazione, il luogo dove in assoluto si trovano le cose migliori. Il cinema americano invece è andato verso i blockbuster e gli eventi. Oggi per vedere un film americano buono devi andare nel cinema indipendente. La tv italiana, sempre un passo indietro a quella americana, sta finalmente pensando alla televisione come ad un luogo della sperimentazione. Quando riesco a fare qualcosa di diverso dalle solite cose che mi propongono. Per un attore qualificare un percorso è la cosa migliore.
Amore pensaci, la fiction con te protagonista andata in onda la scorsa stagione su Canale 5 con scarso successo, era sperimentazione?
Sì. Amore pensaci è un titolo orrendo, io gliel’ho detto. Mi hanno chiesto ‘ti piace?’, ho risposto ‘no, mi cagare’. Bisogna avere il coraggio di dirle le cose. Le critiche del format originale, australiano, House Husbands, dicono che questa serie è capace di cogliere i cambiamenti della società. Noi in Italia amiamo prendere una cosa che funziona e trasformarla… Senz’altro era un tentativo di ottima televisione, ma è l’emittente che lo trasmette che deve fare lo stesso lavoro per accreditarsi. Al Sud le signore ti chiedono ‘a chi appartieni?’. Non è solo un ‘chi sei?’, ma è un documento che appartiene alla tua famiglia. Il credito non si acquista così facilmente. Questo vale per gli attori, ma anche per le emittenti.
In pratica stai dicendo che Canale 5 avrebbe potuto valorizzare di più la serie?
Canale 5 è un emittente che credo venga recepita che per un periodo ha smesso di fare il suo lavoro, forse pensando che qualcuno l’avrebbe acquistata. Non lo so. Adesso deve tornare a fare il suo lavoro. Potenzialmente è una grandissima emittente, io conosco le persone che ci lavorano, persone di grande testa. Le potenzialità sono straordinarie. Il fatto è che la fiction è stata percepita come spenta. Le nuove produzioni sono di grande livello, ma subiranno una disaffezione nei confronti di qualcosa, che è l’operato di un emittente. Se tu investi hai, se non investi e compri solo prodotti da fuori non otterrai mai niente.
Chiudiamo col cinema. Hai qualche progetto che bolle in pentola o qualche idea particolare?
So che rischio di passare per arrogante, ma sono onesto: in questo momento le cose che mi stanno proponendo non mi piacciono. Ho deciso di non farle. Uno dei regali che ci si può fare dopo 30-35 anni di lavoro è assecondare il tuo gusto e permetterti di non fare tutto. Sto amando tantissimo fare il teatro che mi permette di mantenermi in esercizio senza fare cose mangerecce. E sto maturando l’ambizione di andare dietro la macchina da presa. Mi piacerebbe molto, se trovo l’idea che ho veramente voglia di raccontare, altrimenti quello che mi hanno chiesto finora non vale la pena.
Foto | Bruno Bellini