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Emilio Fede chiede a Mediaset oltre 8 milioni di euro di danni

Fede impugna il nuovo licenziamento (del 31 ottobre scorso) di Mediaset davanti al Tribunale del lavoro di Milano

pubblicato 23 Dicembre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 20:29

Emilio Fede non molla. L’ex direttore del Tg4 ha impugnato il nuovo licenziamento (quello deciso da Mediaset con effetto dal 31 ottobre scorso) davanti al Tribunale del lavoro di Milano. Il giornalista chiede nel complesso 8 milioni e mezzo di euro al Biscione per danno morale, esistenziale e biologico, nonché per licenziamento ingiurioso e vessatorio.

Fede, nonostante – come scrive il quotidiano La Stampa – sia ancora oggi indagato per il presunto tentativo di ricatto a luci rosse ai vertici Mediaset (ma lui insiste spiegando di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale a riguardo), sostiene di essere stato allontanato ingiustamente dal suo ufficio (che occupava dal 1989) in seguito all’articolo pubblicato proprio dal quotidiano torinese in merito all’inchiesta della Procura nella quale Fede è indagato per alcuni fotomontaggi del capo dell’informazione Mediaset Crippa, ritratto in compagnia di un transessuale e mentre assume cocaina.

Fede (che a La Zanzara rivelò di aver pensato al suicidio) si appella alla Legge Fornero (che però non è applicabile ai dirigenti come lui), al Contratto dei giornalisti e lamenta pure il fatto che del suo allontanamento non sia stato informato il Cdr del Tg4. Nel ricorso di 33 pagine presentato dai legali di Fede si legge che “al ricorrente non è stato concesso nemmeno l’accesso all’ufficio per il recupero dei propri effetti personali”, nonché “per accomiatarsi da colleghi e collaboratori”, con il divieto infine “di varcare perfino i confini dell’azienda”.

Fede è stato privato anche della casa di Milano2, “con lesione di un diritto costituzionalmente riconosciuto”, dell’autista, della vettura aziendale “che, considerata l’età e i disturbi deambulatori del ricorrente ha comportato una sorta di immobilizzo pressoché totale del ricorrente stesso”, della segretaria storica, della carta di credito e della possibilità di avvalersi del check up gratuito annuale presso il San Raffaele. Ovviamente niente stipendio da 750 mila euro.

Secondo i legali sono state utilizzate nei confronti del loro assistito “modalità brutali”; così la sua carriera è stata “miseramente devastata in pochissimi giorni, su scala mondiale. Basti pensare che la notizia del licenziamento è stata pubblicata addirittura su Le Monde”.

Alla luce di questo e “considerato la gravissima lesione dei diritti della personalità di un noto e stimato personaggio pubblico, ai danni della sua salute”, gli avvocati chiedono una cifra non inferiore ai 5 milioni di euro, “somma che solo minimamente potrà ristorare il ricorrente dai pregiudizi subiti”. A questa cifra si devono aggiungere l’indennità risarcitoria e il mancato pagamento dello stipendio fino al termine del contratto che sarebbe scaduto nel giugno 2015. Per un totale di 8 milioni e 441 mila euro.

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