Elisabetta Coraini: “Non ho vissuto la chiusura di Centovetrine come un dramma. Io e Laura diventammo amiche per la pelle”
Elisabetta Coraini interpretò Laura dal primo all’ultimo episodio di Centovetrine: “Non mi sono mai annoiata perché durante la soap facevo anche altro. E’ stato bellissimo, ma non voglio restare ancorata al passato. Oggi continuo a fare l’attrice, canto e insegno recitazione”
Tre lustri ed un totale di 3318 episodi. E’ la vita di Centovetrine in numeri, di cui Elisabetta Coraini ha fatto parte dal primo all’ultimo istante interpretando Laura Beccaria, personaggio tra i pilastri della soap di Canale 5 capace di evolversi e trasformarsi, mostrando mille lati del suo carattere.
“Inizialmente accettai tre anni di contratto, con il presupposto che alla scadenza sarei andata via, poi decisi di fermarmi molto di più”, svela la Coraini a TvBlog. Ma prima di Centovetrine c’era stato molto altro, a partire dagli studi di recitazione e canto svolti negli Stati Uniti. “Ho vissuto a Los Angeles. Sarei dovuta andarci per una vacanza, invece ci sono rimasta tre anni e mezzo. Una volta rientrata in Italia, sono andata a vivere a Roma e ho cominciato a lavorare”.
Il volto di Elisabetta si può riconoscere in moltissimi spot d’annata. “Potrei citarne a decine, da Telepiù ai prodotti per bambini, passando per la pasta e i detersivi. La pubblicità mi ha permesso di vivere, praticamente mi ci sono mantenuta. Sono milanese di nascita, questi lavori mi hanno dato la possibilità di rimanere nella Capitale e di svolgere tanti provini per serie tv e fiction”.
La Coraini apparve dunque ne I promessi sposi di Salvatore Nocita (“ero una delle amiche di Lucia”), in Una donna per amico e nella Dottoressa Giò, mentre in Uomo di rispetto di Damiano Damiani affiancò Michele Placido: “Ero co-protagonista, fu il mio primo ruolo importante”.
La popolarità arrivò però nel 2001, proprio con Centovetrine: “Il mio personaggio avrebbe dovuto avere più anni e per questo motivo in un primo momento i produttori ebbero qualche dubbio. Evidentemente piacqui così tanto che cambiarono le carte in tavola. La loro stima e fiducia rappresentarono una grande spinta”.
I capelli rossi e ricci sono stati il suo tratto distintivo per tutto il tempo.
Sì, anche se esordii con un taglio più corto, nonostante il provino lo avessi fatto con i capelli lunghi. Il produttore quando mi vide si allarmò, ma alla fine andò tutto bene. In effetti rischiai, oggi non lo rifarei. Pian piano tornai alla mia lunghezza naturale e mantenni quel look.
Giravate negli studi di Telecittà a San Giusto Canavese. Una sorta di ritiro perenne.
Per comodità il novanta per cento del cast dormiva all’hotel Santa Fé, che era attaccato agli studi. Io presi una casa nelle vicinanze e creai la mia situazione di normalità. Mi sposai con Fabrizio Portalupi, uno dei registi, e la mia vita cambiò notevolmente, concretizzandosi in quel contesto.
Gli orari di lavorazione erano stressanti?
Variavano in base ai periodi. Essendoci tanti protagonisti, non eravamo tutti in auge contemporaneamente. Quando il nostro personaggio ricopriva un ruolo centrale nella storia si lavorava parecchio, notte compresa. Poteva accadere di girare per 2-3 settimane consecutive dalla mattina ad oltranza, ma in compenso potevano verificarsi giorni di libertà o di pochissimo lavoro.
Come si riesce a resistere per quindici anni a questi ritmi?
Se affrontate bene, con lo scopo di accrescere se stessi, le soap possono essere una meravigliosa palestra nella quale sperimentare quotidianamente. E’ capitato che qualcuno la considerasse una vacanza, ma non è così. Si possono sperimentare situazioni varie con attori diversi, mettendosi a nudo. Solo così può diventare una bella avventura, altrimenti subentra la noia. In un prodotto talmente lungo bisogna trovare la modalità giusta.
Sul set era ‘buona la prima’?
Non sempre. Ma un prodotto come Centovetrine doveva essere dinamico e veloce per un fatto di budget. Dovevamo essere sul pezzo e qui venne fuori quell’esperienza che, dopo tempo, giocò a nostro vantaggio. Quelle condizioni ci aiutarono tanto a dare il nostro meglio, senza dimenticare che molti del cast, specialmente i protagonisti, erano attori e doppiatori affermati.
Parlava di noia. Nel suo caso si è mai manifestata?
Non ho mai desiderato di lasciare perché non ho mai lavorato solo per Centovetrine. Facevo anche altro, come spettacoli teatrali o film in fotografia. Con Fabrizio (Portalupi, ndr) ho realizzato due libri fotografici, EuDemonia e Femina Fera, con quest’ultimo volume presente all’interno della biblioteca degli Uffizi di Firenze. Ho deciso di spaziare con altri progetti che mi regalavano ossigeno e energia utile per rimanere a Centovetrine.
Laura ha mostrato mille facce e caratteri. Che rapporto ha costruito col suo personaggio?
Diventammo amiche per la pelle. Lei faceva quello che volevo io. Ci siamo avvicinate molto, trasformandoci in una cosa sola. Il distacco può reggere in situazioni brevi, ma nel caso di impegni così lunghi non puoi portare avanti un personaggio troppo diverso da te, non è umanamente possibile. Quindi feci un patto con Laura e le andai incontro.
Quale lato di Laura le è piaciuto di più?
Sono stata felicissima di offrire svariate forme di Laura e mi è piaciuta in tutte le sue espressioni. Sono stata angelo, diavolo, persino prostituta (ride, ndr). Ho cercato di viverla in pieno, mettendomi nei suoi panni e immergendomi in ogni storia. Insegno recitazione e ai ragazzi spiego che quando si entra nel personaggio si vive ciascuna sua emozione, tirando fuori da se stessi ciò che serve, portando le proprie emozioni.
Il pericolo, inevitabilmente, è quello di essere identificata col personaggio.
E’ l’altra faccia della medaglia. Se decidi di restare per quindici anni ne sei consapevole. La gente mi parlava come se fossi davvero Laura. Una volta stavo uscendo da una chiesa e una signora mi osservò con uno sguardo incattivito. Si avvicinò e mi disse: ‘Laura, lei non si comporta bene’.
Succede che le trame delle soap siano surreali ed improbabili. Le è mai accaduto di criticare le sceneggiature che le sottoponevano?
Quando trovavo punti che non mi quadravano ne parlavo con chi mi poteva ascoltare. C’è sempre stato un margine di contrattazione, anche nell’ambito dell’utilizzo delle parole, della costruzione delle stesse frasi. Ho avuto l’opportunità di avvicinare Laura al mio modo di parlare.
Dopo anni di successi e ascolti entusiasmanti, nel 2012 apparvero le prime crepe con le voci di mancato rinnovo, a cui seguirono nel 2015 il cambio di collocazione e la sospensione.
Nell’aria si respirava la sensazione che non sarebbe durata a lungo. Sarò sincera al cento per cento: va bene l’entusiasmo, tuttavia arriva un momento in cui l’attore deve riprendere il suo percorso. E’ normale che sia così. Quando si percepì la chiusura della soap, la presi come se fosse una roba normale che prima o poi sarebbe dovuta succedere. Seppur con difficoltà, volli trasformare il tutto in una sfida. Ero curiosa, volevo andare avanti e vedere cosa la vita mi avrebbe riservato. Non ho vissuto quella fase come un dramma.
Altri suoi colleghi reagirono diversamente.
Qualcuno ha sofferto, io volevo sapere cosa il destino mi avrebbe riservato. Inoltre, avevo il desiderio di riprendere il mio cammino. Adesso sarei pronta a riaccogliere una proposta così lunga, a patto che sia entusiasmante e che mi piaccia.
Centovetrine chiuse i battenti nel 2016, con le ultime puntate trasmesse in estate e tutte le storie rimaste senza un finale. Le è dispiaciuto?
Mi è dispiaciuto soprattutto per il pubblico che mi chiedeva spiegazioni e a cui non sapevo rispondere. Non sai quante persone ancora oggi mi domandano il perché di quell’epilogo. Non so cosa dire, fu una decisione della produzione.
E’ rimasta in contatto con qualche attore?
Legai con Anna Stante, che interpretava Beatrice, la moglie di Paolo Monti. Con lei mi sento tuttora e siamo molto amiche.
Con Centovetrine entrava ogni giorno nelle case degli italiani. Abbandonare di colpo i riflettori le ha provocato frustrazione?
No, in realtà sono un po’ un orsetto. Di questo mestiere mi eccita la parte creativa, i riflettori non mi interessano. Mi piace percepire l’amore di chi mi guarda e delle persone che apprezzano quello che faccio.
Di notte ci si può imbattere ancora nelle repliche delle vecchie stagioni. Si è mai rivista?
Mi è capitato di riguardarmi perché mi mandano alcuni filmati. Centovetrine è stato un capitolo enorme della mia vita che ha segnato il mio privato, ma io non mi ci sento più legata. Sono gli altri che vogliono che lo sia, per me è un discorso chiuso. E’ stato bellissimo, ma mi dà fastidio quando mi legano solo a Laura Beccaria. Non la considero una condanna, ci mancherebbe altro, però non voglio restare ancorata al passato.
Di recente l’abbiamo rivista nella serie Tutta colpa di Freud e nel film di Pif E noi come stronzi rimanemmo a guardare.
Sì, rivestivo ruoli non primari. Lavorare con Pif è stato bello, anche se per brevissimo tempo. Mi sono divertita.
Nella sua vita c’è pure la musica.
Una passione che coltivo da sempre, ma gli impegni di Centovetrine mi costrinsero a fermarmi. Ripresi con il gruppo Lou – Loud out underground. Revisionammo le canzoni di Lou Reed e ci esibimmo anche a Londra. In seguito sono arrivati i Kumalé, con cui abbiamo ripercorso le hit di musica pop degli anni ’80 e ’90 in una versione rock attuale.
Canta ancora con i Kumalé?
No, i Kumalé ci sono stati e ora stanno ‘riposando’. A breve usciranno dei pezzi che ho realizzato con dei grandi musicisti. Attingiamo dai pezzi di una volta e li rinnoviamo. Mi piace la musica sperimentale.
Nel suo curriculum vanta una collaborazione con Lino Patruno.
Con lui feci la mia prima esperienza. Registrai alcuni pezzi contenuti nel suo disco Amapola e presi parte ai suoi concerti.
Oggi cosa fa Elisabetta Coraini?
E’ un periodo di rivoluzione. Continuo a fare l’attrice e ho in ballo uno spettacolo teatrale. Poi lavoro tantissimo come insegnante di recitazione in varie città. Svolgo dei seminari e ho pure aperto un corso mio.