Tre anni di reclusione con rito abbreviato e duemila euro di multa: è la condanna inflitta dal giudice di Milano Marina Zelante a Edoardo Costa, ex attore di Vivere, accusato di appropriazione indebita e truffa. L’accusa di falso, invece, è caduta.
Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, Costa sarebbe entrato in possesso di una parte del denaro che C.i.a.k., associazione benefica da lui stesso fondata, raccoglieva per destinarlo (ufficialmente) ai Paesi poveri.
L’inchiesta del tribunale di Milano aveva preso il via nel 2008, complici alcune denunce rese note da Striscia la notizia, e aveva lo scopo di accertare se i soldi raccolti attraverso la C.i.a.k. durante serate di beneficenza e eventi mondani venissero destinati realmente ai progetti a sostegno delle persone bisognose, come veniva pubblicizzato.
In tutto sono state citate novantatré parti civili, di cui solo tre si sono presentate a giudizio: a loro è spettato un risarcimento con una provvisionale cumulativa di 7mila euro.
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L’avvocato difensore di Costa, Enrico Allegro, aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito, o in subordine il rinvio affinché venissero riformulate le accuse sotto forma di natura penale tributaria. Il giudice, tuttavia, ha optato per una condanna a tre anni, accertando la truffa (contestata una somma complessiva di 205mila euro) e l’appropriazione indebita (per una somma totale corrispondente a 138mila euro).
Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro trenta giorni. Il legale di Costa, in ogni caso, ha sottolineato l’intenzione di ricorrere in appello.
Ricordiamo che il pubblico ministero Bruna Albertini nella sua requisitoria aveva chiesto per l’attore quattro anni di carcere più una multa di 1800 euro.