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Editoriale – Della lottizzazione e altre pene

Se persino Garimberti, che non è certo noto per essere un rivoluzionario, si astiene alle votazioni delle nomine RAI e parla esplicitamente della necessità di nomine condivise, allora vuol dire che qualcosa non funziona e che le persone di buonsenso dovrebbero iniziare a preoccuparsi seriamente. Forse condividendo le posizioni dell’Usigrai, che, senza mezzi termini, parlano

4 Agosto 2009 16:41


Se persino Garimberti, che non è certo noto per essere un rivoluzionario, si astiene alle votazioni delle nomine RAI e parla esplicitamente della necessità di nomine condivise, allora vuol dire che qualcosa non funziona e che le persone di buonsenso dovrebbero iniziare a preoccuparsi seriamente. Forse condividendo le posizioni dell’Usigrai, che, senza mezzi termini, parlano di lottizzazione.

La lottizzazione, questa conosciuta, conosciutissima pratica di spartizione delle poltroncine in RAI, è un male perlopiù italiano, un male endemico che di fatto non solo paralizza l’azienda pubblica impedendo qualsiasi tipo di sperimentazione – guardateli, i palinsesti estivi, e giudicate voi stessi, no? – ma fa allungare sempre di più, se ce ne fosse ancora bisogno, le mani della politica sulla televisione.

Il risultato dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti. L’informazione disinformata che ci si propina quotidianamente è un male non certo minore né tantomeno accettabile. Eppure, l’italiano medio, nel suo blu dipinto di blu, magari non riavrà Panariello né Fiorello alla tivvù – ma qualcos’altro di rassicurante, senz’altro – e si godrà – se avrà trovato i soldi per farlo, magari accedendo a un utilissimo prestito personale – il mare, in questi giorni; così, le nomine d’agosto gli interesseranno poco – gli sarebbero interessate poco anche in altri periodi dell’anno, diciamolo senza scrupoli – e gli passeranno sopra, come al solito.

Converrete, spero, con il sottoscritto, che la situazione non è tale da giustificare ottimismo. Non solo per la prossima stagione televisiva, che si preannuncia ancora più piatta di quella appena trascorsa, ma per la situazione della televisione tutta. Non vorrei essere catastrofista dicendo dell’Italia tutta, e lo terrò per me.