Editoriale #6 – La tv da buttare o da salvare
Mi perdonerete questo slittamento dell’editoriale dal lunedì al mercoledì, cari lettori. In fondo, su un blog, ogni tanto possiamo permettercelo.E mi permetterete anche di ritornare a bomba su argomenti che non sono per nulla sepolti, a giudizio del sottoscritto, citando a piene mani da una doppia pagina de La Stampa di domenica scorsa – eh
Mi perdonerete questo slittamento dell’editoriale dal lunedì al mercoledì, cari lettori. In fondo, su un blog, ogni tanto possiamo permettercelo.
E mi permetterete anche di ritornare a bomba su argomenti che non sono per nulla sepolti, a giudizio del sottoscritto, citando a piene mani da una doppia pagina de La Stampa di domenica scorsa – eh sì, avevo studiato, e l’editoriale doveva, come al solito, uscire di lunedì mattina.
Si tratta, diciamolo pure, di una doppia pagina molto interessante per chiunque voglia fare o parlare di televisione. Varie firme dicono la loro in merito a polemiche recenti, che sembrerebbero sopite ma che in realtà non lo sono.
La tv, secondo molti, non ce la fa più: ha perso smalto, ha perso pubblico (e questo è indubbio, almeno per quanto riguarda la tv generalista) e le produzioni nostrane sono spesso di basso livello. Alessandra Comazzi scrive:
Delle parole di Fiorello si sono stupiti soltanto coloro che non guardano mai la tv.
Gli altri, tutti, i Tipografi di Trino e le Casalinghe di Voghera d’Italia, hanno finalmente trovato conferma al loro tormentone: alla tele non c’è più niente da vedere
Be’, ecco, non sono d’accordo. Voglio dire, un paio di sere fa su una rete locale del nord Italia – mi capitava di essere da quelle parti – ho assistito a un meraviglioso talk show in cui si parlava di sesso. Le protagoniste e i protagonisti del dibattito erano in mutande (e reggiseno, quando donne). Erano un gruppo di attori e attrici porno e dissertavano di finzione femminile e di piacere autoprocurato senza la leziosità anatomico-patologica di un qualsiasi programma che pretende di parlare di sesso sulla generalista.
Così trash da rasentare il sublime.
Qualcosa da vedere, in fondo, in tv c’è ancora. Ma visto che il dibattito proseguirà, nei prossimi giorni riprenderò questa serie di interventi che ispirano questo piccolo editoriale. Da Mina a Gianni Vattimo, da Enzo Bettiza a Massimo Gramellini. Ognuno di loro punta il dito contro (o a favore di) un particolare genere televisivo. Ne parleremo insieme, a voi lettori piacendo.