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Editoriale /11 – Dell’amore e della privacy

Oggi parleremo dell’amore, pensate. Anche se non so se si possa definire amore, quello che sboccia all’interno di un reality show. Ovviamente, non mi riferisco a nulla in particolare, visto che l’unico amore da reality che si potrebbe individuare in questi giorni è top secret, o meglio non confermato, o meglio, non visto e quindi

10 Novembre 2008 09:15

Mastronardi Marchionni Oggi parleremo dell’amore, pensate. Anche se non so se si possa definire amore, quello che sboccia all’interno di un reality show. Ovviamente, non mi riferisco a nulla in particolare, visto che l’unico amore da reality che si potrebbe individuare in questi giorni è top secret, o meglio non confermato, o meglio, non visto e quindi non esistente. Anzi, a dirla tutta, visto da alcuni ma non supportato da immagini.

E in tv, se un qualcosa non è supportato da immagini, allora non esiste proprio. Francamente, mi piace l’amore in tv, quello raccontato come si deve. Mi piace, pensate un po’, l’amore da fiction, quello tormentato e irrisolto, quello conquistato con archi di cambiamento del personaggio, con battaglie interiori e esteriori. Quello che è così difficile da mostrare senza trasformare tutto in un melenso melò. Quello che magari porta a tradimenti e sofferenze. Quello che la vita vera vorrebbe imitare, perlomeno negli happy end e che spesso riesce a superare, perlomeno negli intrecci. L’amore che, per esempio, fa parte integrante di Romanzo Criminale – La Serie, che inizia stasera, e che ha portato amore anche nella vita vera. Quello fra Alessandra Mastronardi e Vinicio Marchionni (nell’immagine), sbocciato sul set. Ecco, anche l’amore nella vita vera mi interessa, lo cerco, come lo cercano tutti. E per questo mi appassiono a quello ben raccontato.

L’amore da reality, quello è ben altro e mi interessa poco, mi interessa a livello semantico, come tutte le costruzioni mediatiche, siano esse volontarie, involontarie o cavalcate. Credo che Miss Rodriguez e Mister Rubicondi (anche detto Mr. Trump) possano tranquillamente ritornare alle loro vite, una volta che il reality sarà finito. Alle loro vite e alla loro (assenza di) privacy. A quelle vite che necessitano, in qualche modo, del gossip e dell’essere mostrate per immagini, perché – Rossano meno, Belen di più – il personaggio pubblico si nutre della sua stessa visibilità.

Amore e privacy, dunque, al centro di questo editoriale che sembra poco televisivo.

E invece lo è eccome. Televisivo perché si dà un nuovo senso al concetto di privacy, in questi giorni. Ché anche se si è in un reality, evidentemente non deve emergere tutto. E quindi tutti addosso a Luxuria che ha fatto emergere ciò che è successo (o non successo, ma comunque non mandato in onda, quindi non successo), perché persino i concorrenti di un reality show, se vip, possono rivendicare la loro privacy.

Mi fa un po’ sorridere, non so a voi. Mi fa sorridere perché penso che è un po’ come quelli che si aprono il profilo su Facebook – a proposito, avete aderito al nostro gruppo? – e poi si lamentano perché gli altri si fanno i fatti loro. Ignorando che non sono obbligati a starci, su Facebook. O che possono tranquillamente gestirla, la loro privacy, se proprio ci tengono.

Mi fa un po’ sorridere, perché penso che le regole del gioco non debbano essere riscritte a seconda delle circostanze. Ma qui sembra proprio che stia succedendo. E allora cos’è, la morte del reality show? Una sua nuova era? O è la volta (dopo l’iper) dell’irreality show? Nel caso, facciamo attenzione, perché nell’irreality show, non è per niente detto che l’amore trionfi.