Edera
Speranze che sperai, sorrisi e canti miei… Proprio ieri sera stavo canticchiando alcuni versi di questa vecchia (e bellissima) canzone di Amedeo Minghi, I ricordi del cuore, ed ho avuto una specie di “flash” in cui vedevo una giovane Agnese Nano, una delle protagoniste di Incantesimo. E’ stato allora che mi sono ricordata che I
Speranze che sperai, sorrisi e canti miei…
Proprio ieri sera stavo canticchiando alcuni versi di questa vecchia (e bellissima) canzone di Amedeo Minghi, I ricordi del cuore, ed ho avuto una specie di “flash” in cui vedevo una giovane Agnese Nano, una delle protagoniste di Incantesimo. E’ stato allora che mi sono ricordata che I ricordi del cuore faceva da sigla ad Edera, soap sperimentale di cui la Nano era protagonista. Non potevo non dedicare un articoletto al “prodotto”.
Molti lettori (soprattutto i più giovani) non avranno la minima idea di cosa si tratti, ma Edera ha spianato la strada agli sceneggiati e alle soap che vediamo da qualche anno sulla nostra tv, dato che si tratta del primo esperimento tutto italiano – è andato infatti in onda nel 1992 – di questo genere.
La trama è quella classica da soap, anche se la durata è limitata (22 puntate in tutto, da 90 minuti cadauna). Edera è una ragazza che la sfiga ce l’ha nel DNA, una sorta di Candy Candy in carne ed ossa: rimasta orfana da piccola, viene cresciuta dalle suore in un convento. Divenuta adulta, si innamora di Andrea (Nicola Farron), ma dovrà fare i conti con un ostacolo apparentemente insormontabile, ossia la madre di Andrea, Leona (interpretata stupendamente da Maria Rosaria Omaggio), che tenterà in tutti i modi di metterle i bastoni tra le ruote, arrivando quasi ad ucciderla.
Inutile dire che questa storia d’amore avrà un percorso tutto in salita, fatto di qualche gioia e tanti dolori. Non mancherà però il classico “lieto fine”.
Mi piacerebbe moltissimo che Edera venisse riproposta da Canale5, magari al posto delle innumerevoli repliche dei film per la tv trasmessi in estate. Potrei non solo ricordare con un pizzico di tristezza quel bellissimo periodo della mia vita, ma riguardare anche il prodotto con un occhio un po’ più critico e “maturo”.