E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano – La serie, la conferenza. Pablo Trincia: “È una storia di legami spezzati. In quell’hotel, potevamo esserci tutti noi”
Oggi, è stata presentata ufficialmente la docu-serie tratta dal podcast E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano, con Pablo Trincia. Le dichiarazioni
Dopo il successo dell’omonimo podcast, da mercoledì 21 novembre 2024, sarà disponibile su Sky, E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano – La serie, la docu-serie con Pablo Trincia, diretta da Paolo Negro, che racconta, con video inediti e testimonianze dirette dei sopravvissuti, delle parenti delle vittime e dei soccorritori, la tragedia che coinvolse gli ospiti dell’Hotel Rigopiano nel 2017.
I cinque episodi andranno in onda in esclusiva su Sky TG24, Sky Documentaries, Sky Crime e in streaming solo su NOW (le prime 2 puntate in onda mercoledì 20 novembre, la terza e la quarta puntata, giovedì 21, e l’episodio finale, venerdì 22).
La docuserie Sky Original prodotta da Sky Italia e Sky TG24, in collaborazione con Chora Media, ideata da Paolo Negro, Pablo Trincia e Debora Campanella, è stata presentata oggi durante la conferenza stampa che si è tenuta al Teatro Massimo di Pescara.
E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano – La serie: conferenza stampa
Com’è accaduto per il podcast, anche per la docu-serie, la priorità di Pablo Trincia, reduce anche dal successo di altri podcast come Dove nessuno guarda: il caso Elisa Claps e Sangue Loro – Il ragazzo mandato a uccidere, è stata quella di raccontare la tragedia, nella quale persero la vita 29 persone, soprattutto dal punto di vista umano:
È una storia di famiglie e di legami spezzati. Dentro quell’hotel, potevamo esserci tutti noi, ed è una cosa che abbiamo tenuto molto a mente. È una storia di essere umani, del sogno di una persona, Roberto Del Rosso, che aveva l’idea di creare di questa struttura e di valorizzare quel territorio, e la storia di coppie e famiglie che erano andate lì per svagarsi e rilassarsi. È la storia di quelle persone, il loro dramma doveva arrivare a tutti. Era importante trasmettere questa sensazione.
Il rischio di morbosità, di alimentare la cosiddetta “tv del dolore”, è sempre presente ma, per Trincia, lo stato d’animo delle persone coinvolte è una parte integrante del racconto che non si poteva ignorare:
Va sempre raccontato perché è parte della storia. Se non lo fai, stai solamente raccontando la storia di una valanga che ha travolto un hotel. Gli spettatori devono sentire fisicamente la storia. L’idea del freddo, della paura, del buio, dell’angoscia. È importante per capire in profondità.
Ovviamente, anche per Trincia, ci sono dei limiti da non superare:
Per quanto riguarda le emozioni, i limite da superare non ci sono. Poi ci sono delle cose che restano fuori per una questione di educazione. Abbiamo cercato di non indugiare sui dettagli della morte. Però quando una persona si apre e si lascia andare e descrive il proprio dolore, è giusto lasciarglielo fare. Ma abbiamo tenuto fuori tutta quella parte che aveva a che fare con la medicina legale. Non ci interessava.
Tra le difficoltà maggiori durante la realizzazione della docu-serie e del podcast, c’è stata anche quella di affrontare tante storie personali dolorose:
È stato molto complesso affrontare così tante storie. Le famiglie coinvolte erano tante. Abbiamo avuto un bombardamento emotivo continuo. Tutte le storie ci hanno colpito.
Alla presentazione della docu-serie, erano presenti Giampaolo Matrone, uno degli undici sopravvissuti, e Marco Foresta, che nella tragedia ha perso entrambi i genitori. Le dichiarazioni di Trincia:
Ho fatto molta difficolta con la storia di Giampaolo. In quella storia, c’è la storia di un amore di un padre. È la storia dell’uomo, è la vita umana. È stato molto duro, ogni volta, sentire raccontare la tristezza di queste persone. È emotivamente faticoso ma è l’unico modo che hai per trasmettere la storia. Anche con Marco, c’è stato un momento molto difficile, quando siamo andati a casa sua. Ci ha mostrato una cosa che è stata molto difficile da mostrare per lui: una busta con gli oggetti dei suoi genitori.
Pablo Trincia ha aggiunto che la scelta di occuparsi della tragedia di Rigopiano è stata fortemente influenzata dalle richieste che gli sono arrivate dal suo pubblico:
Volevano saperne di più di questa storia. Mi sono reso conto che c’era un’esigenza e siamo andati incontro a quest’esigenza. Abbiamo voluto capire perché questa storia era così richiesta.
Pablo Trincia ha anche espresso il desiderio che l’hotel di Rigopiano possa diventare un memoriale, con le foto di tutte le persone che non ci sono più, aperto al pubblico.
Debora Campanella, invece, ha fatto notare che “tutti hanno parlato di Rigopiano con amore e con trasporto” e “che era un luogo pieno di vita e molto amato”. Per il regista Paolo Negro, infine, la difficoltà maggiore è stata quella di raccontare la valanga perché “nessuna delle persone coinvolte ha saputo raccontarcela, è rimasta nei nostri racconti come un qualcosa di astratto. Eravamo spiazzati. Questa valanga è irraccontabile, nessuno l’ha vista”.