Duro a morire: su Fox lo spionaggio incontra l’umorismo
Coi venti di crisi di questi mesi, tenersi stretto il proprio lavoro è più che un obbligo. Se però si viene licenziati, o meglio “fatti fuori”, che si fa? E, soprattutto, come reagire se il lavoro che si è sempre svolto è quello dell’agente segreto alla 007, con tanto di licenza di uccidere?E’ la situazione
Coi venti di crisi di questi mesi, tenersi stretto il proprio lavoro è più che un obbligo. Se però si viene licenziati, o meglio “fatti fuori”, che si fa? E, soprattutto, come reagire se il lavoro che si è sempre svolto è quello dell’agente segreto alla 007, con tanto di licenza di uccidere?
E’ la situazione nella quale si trova Michael Westen (Jeffrey Donovan, “Touching Evil”), protagonista di “Duro a morire” -“Burn Notice”, gallery-, nuovo telefilm della corazzata di Fox (canale 110 di Sky) in onda da stasera con 2 episodi a settimana, dalle 21:15.
Tutto ruota sulla sua nuova vita, alla quale però non riesce ad abituarsi: trasferito a Miami, con una madre invadente che cerca di procurargli casi rischiosi su cui investigare (Sharon Gless, protagonista negli anni ’80 di “Cagney & Lacey” e più di recente in “Queer as folk”), Michael cerca di capire chi ha voluto “bruciare” la sua copertura e perché.
Ad aiutarlo, l’ex fidanzata nonché ex agente dell’Ira Fiona (Gabrielle Anwar, “The Tudors”) ed il suo amico Sam (Bruce Campbell, Autolycus in “Xena”), ex contatto dell’intelligence ed informatore.
C’è tutto, in questa nuova serie trasmessa in America da Usa Network, per chi ama le storie di spionaggio ed azione ma non disdegna qualche risata: “Duro a morire” è stato spesso anche paragonato a “Magnum P.I.” per l’ambientazione e “Miami Vice” per i protagonisti.
Oltre a questo, però, va anche segnalata la forte componete ironica che troviamo in ogni puntata, come se Matt Nix, il suo creatore, volesse ispirarsi alle serie e film polizieschi del passato ma anche prenderli in giro. Si ottiene così un mix di scene adrenaliniche e divertenti, girate con uno stile che non vuole scimmiottare nessuno e cerca una propria strada.
Una formula che già appassionato una media di 4 milioni di telespettatori americani, al punto da confermare “Duro a morire” per una seconda stagione, la cui prima parte è stata trasmessa fino allo scorso mese.