E’ stato il programma rivelazione dell’estate televisiva della prima rete del servizio pubblico radiotelevisivo. Andato in onda per 4 settimane nella seconda serata di Rai1 Petrolio ha raccolto critiche entusiastiche, dimostrandosi il vero fiore all’occhiello di un servizio pubblico “Aperto per ferie”, come noi stessi abbiamo sottolineato. Abbiamo voluto interrogare il conduttore di questa emissione, Duilio Giammaria, per scoprirne la fase di ideazione, di progettazione e fino alla sua messa in onda e per capire se questo bel progetto televisivo rimarrà un “fiore estivo”, oppure se ci sarà una messa in onda di Petrolio anche nel corso della prossima stagione televisiva.
Come è nato Petrolio? Ci racconta la fase di ideazione, di progettazione e di realizzazione di questo programma ?
Mi stavo distaccando a Rai1 per fare Unomattina. Con il gruppo dirigenziale della rete 1 a partire da Maria Pia Ammirati, Roberta Enni, Annalisa Pastore e Ludovico Di Meo, ho avuto un intenso rapporto di scambi ad inizio estate per preparare il programma del mattino e ad un certo punto Roberta Enni mi segnala che ci sarebbero state 4 seconde serate libere in agosto. Visto che nel 2013 andò in onda un mio documentario su Matteo Ricci ed una mia rielaborazione di altri documentari che andarono abbastanza bene, mi chiesero se avevo qualche idea per quest’estate, ed io dissi subito di si. La mia vocazione è quella dell’approfondimento e dell’informazione da sempre e quando mi proposero questo spazio,non me lo sono lasciato sfuggire.
Il tema
Il tema che mi è sembrato da subito più interessante è stato quello di come risollevare il paese in un momento in cui tutti quanti fanno solo politichese, talk show e cosi via. Ho pensato quindi di parlare di temi come beni culturali, città in vendita, il conflitto con la Germania sul lavoro. Tutti temi che sono già stati analizzati in altri programma d’informazione, ma sempre con un chiacchiericcio politico che poi lascia sempre il tempo che trova.
L’obbiettivo
L’obbiettivo del programma, che secondo me è stato centrato, era quello di fare un ragionamento su alcuni temi, non proponendo semplicemente i fatti, lasciando poi le interpretazioni, ma arrivando poi ad un punto finale, dicendo quello che dovrebbe essere fatto per il nostro paese. Perché, secondo me, questo paese ha bisogno di fatti, la gente vuole fatti e concretezza. Penso che questa sia la fase giusta per arrivare a proporgliela, anche televisivamente parlando.
L’officina
Il programma poi alla fine, nasce un po’ come un’officina, dove ognuno ci ha messo qualcosa, partendo dallo spazio nel palinsesto, un idea, un incoraggiamento. Daniele Cerioni, che arriva da Rai3 e che adesso è un ottimo capostruttura, ha portato un pezzo di squadra di videomaker e registi che si sono messi a lavorare sui contenuti, è un vero lavoro collaborativo e di squadra da parte di Rai1.
Il direttore
Giancarlo Leone ha detto da subito “si, si fate fate!” E con un’ incoraggiamento così forte da parte del tuo direttore è meraviglioso. Non capita spesso ti assicuro di avere carta bianca come in questo caso da parte del tuo direttore (ride, ndr).
Il linguaggio
L’idea è che si trovasse un linguaggio innovativo che si distaccasse dal classico studio televisivo in diretta dei talk show, tutto illuminato, ma che avesse già dentro di se degli elementi che si collegassero direttamente al tema della puntata e allo stile della narrazione. Lo studio, come forse si è visto, era abbastanza intimo, non c’erano spazi di dibattito, tranne qualche brevissimo intervento d’intervista. Abbiamo cercato fra i gruppi di videomaker che lavoravano fra Rai ed altre aziende quelli più promettenti, quindi abbiamo individuato il regista che è stato Nicola Prosatore, un giovane molto innovativo e poi abbiamo mischiato risorse esterne con altre interne. Non abbiamo voluto fare “caste” per cui i lavoratori esterni sono innovativi, mentre quelli interni no. Abbiamo scelto semplicemente quelli migliori e più adatti al nostro progetto. La miscela fra risorse interne e risorse esterne è stata molto ben congeniata, perché credo che il prodotto ha funzionato. Poi abbiamo lavorato anche sull’immagine, ci siamo fatti prestare un po’ di obbiettivi dalla Canon per fare alcune inquadrature un po’ speciali, cercando di lavorare anche sulle “ottiche”.
Il programma ha funzionato, quindi immaginiamo ci sarà una nuova serie, conferma ?
Non sta a me dirlo. Alcuni segnali mi dicono che, dall’accoglienza positiva che ha avuto questa mini serie, sia a livello di critica, che da parte del nostro direttore Giancarlo Leone, che proprio pochi giorni fa diceva a proposito di questa serie, che è stata una delle novità positive dell’estate di Rai1 e che è un progetto che non verrà abbandonato dalla rete, che Petrolio possa tornare. So anche che il direttore generale Gubitosi si è interessato al prodotto, evidentemente l’azienda sta cercando dei linguaggi nuovi, che permettano al servizio pubblico di andare al passo con i tempi che stiamo vivendo.
Petrolio, un programma a dimensione europea. Lo vedrei per esempio benissimo in onda anche su altre televisioni europee, sottotitolato, che ne pensa ?
Questa cosa che dici per me è un enorme complimento e mi conferma che forse sono riuscito ad ottenere quello che volevo. Il mio obbiettivo era questo, ho lavorato molto all’estero come inviato, ma ancora prima ho per anni comprato documentari per Rai2 all’inizio della mia carriera. Frequentavo il MIP, ho messo in piedi il primo programma di co-produzione europea con Rai2 nei primi anni ’90, si chiamava “Extra”. Il tema dei linguaggi europei, o comunque di trovare uno standard di qualità e anche di rapporto con il pubblico che hanno altri servizi pubblici europei, per me era importantissimo. Dentro alla puntata sulla Germania di Petrolio, per esempio, c’era un acquisto fatto dal programma di France 2 “Envoyé spécial”. L’idea di collegarsi ad altri omologhi europei è per me ancora molto viva.
Di contro non vedrei per niente un nostro talk show di 3 ore trasmesso sottotitolato in una televisione estera. Il talk show è certamente un programma che costa poco e che ti permette in qualche modo di fare ascolto, ma è ancora attuale secondo lei ?
Il nostro paese si è rinchiuso certe volte, non solo nella forma, ma anche nei contenuti dei talk show, che spesso sono autoreferenziali, pensando che questa dei talk sia la formula più bella ed innovativa, ed in parte lo è stata. Poi è diventata una sorta di retorica e anche di facile meccanismo di introduzione, in cui tu inviti dei politici a fare una chiacchierata più o meno polemica su se stessi, lasciando al pubblico l’interesse di dire “io partecipo ad un evento pubblico”, ma poi con l’amaro in bocca, perché spesso il dibattito politico si esaurisce sull’annuncio, sulle accuse e lascia il paese privo di risorse di innovazione. Io penso che la televisione debba avere anche, non dico uno scopo educativo che forse è troppo, ma almeno uno scopo di indicare alcuni processi o di incoraggiare alcuni elementi di rinnovamento nella nostra società. Una televisione al servizio dei cittadini, non per annoiarli o per fare una lezioncina universitaria, ma per dirgli che c’è questo problema e che forse c’è una soluzione. Guardate che non sempre la politica fa quello che dice, o sa quello che dovrebbe fare, perché alcune volte, purtroppo, c’è anche un problema di conoscenza.
E’ ripartito, dopo l’edizione estiva, il suo impegno con Unomattina, mentre Franco Di Mare ha iniziato il suo lavoro a Vita in diretta, curiosamente entrambi siete degli ex inviati di guerra, significa che per fare questi tipi di programmi servono degli inviati d’assalto ?
E’ un caso non caso. E’ vero che chi sta molto fuori, per tanto tempo a fare cose molto diverse, poi nutre nei confronti del proprio paese una sorta di curioso attaccamento ed interesse. Per me tornare a fare un programma come Unomattina è anche un modo per ampliare la conoscenza del proprio paese e soprattutto anche iniettare all’interno di questa trasmissione delle curiosità e degli interessi che scaturiscono dalle precedenti esperienze. E’ come guardare il proprio paese con l’occhio dell’inviato. Con quelle curiosità cioè che magari chi è sempre stato qui, chiuso fra Saxa Rubra, via Teulada, o piuttosto fra viale Mazzini e corso Sempione ha meno curiosità da esprimere, perché magari pensa di aver già visto e saputo tutto. Potrebbe essere questa la chiave di lettura, o anche se vogliamo un certo riconoscimento professionale, perché chi è stato per molti anni a sgobbare in posti molto difficili, quando arriva in uno studio televisivo gli sembra di essere in un “Grand Hotel”.
Torniamo infine al futuro di Petrolio: si, no, quando, dove ?
Penso di si, nel palinsesto stanno cercando delle collocazioni. Già nel corso della stagione. Con Ludovico Di Meo vice direttore di Rai1 e Roberta Enni, la vice direttrice che si occupa del palinsesto della rete 1, ci dicevamo di cercare di non disperdere il capitale accumulato con questo programma. Il rischio concreto è che si disperdano i professionisti che hanno fatto Petrolio, se questi non hanno rassicurazioni in vista di un prossimo impegno. Rassicurazioni che possono arrivare solamente quando viene trovata una collocazione per una nuova eventuale serie di Petrolio. Ci sarà un rapido consulto fra questo mese ed il prossimo per arrivare ad una definizione su una nuova serie. Anche magari , perché no per degli speciali, anche in altre collocazioni che non siano per forza il venerdì sera in seconda serata. Questo è un momento in cui nel nostro paese ci si sta muovendo anche socialmente, se la televisione si muovesse in maniera sincrona rispetto alla società o almeno alle spinte di innovazione della società, potremmo anche pensare che un programma del genere possa sbocciare anche in spazi del palinsesto considerati tabù. Credo che cercheremo una collocazione a tutto tondo per questo programma ed anche in modo abbastanza rapido.
Petrolio
Da un’idea di Ludovico Di Meo e Daniele Cerioni
Regia di Nicola Prosatore
Un programma di Davide Bandiera, Fernando Balestra, Giovanna Giorciolini, Duilio Giammaria, e di Ario Giorgino
Scenografia Claudia Sammicheli
Fotografia Antonio Mansi
Direttore produzione Mauro Cartoni
Produttore esecutivo Daniela Costantini
A cura di Federica Guerrieri