Duccio Forzano, tra Topo Gigio ed Eurovision Song Contest: “In tv contano le idee: senza quelle non c’è budget che tenga”
Regista di ESC 2022 a Torino con Biondani e ora Direttore Artistico di Tv Loft: TvBlog intervista Duccio Forzano.
Finito Sanremo, l’Eurovision Song Contest 2022 a Torino è l’evento tv più atteso dell’anno: alla regia un tandem composto da Duccio Forzano e Cristian Biondani, al lavoro per offrire a 200 milioni di telespettatori uno show musicale degno della sua storia e della sua vocazione all’eccesso. Mancano meno di 100 giorni alla seconda settimana ‘santa’ della stagione televisiva (e di Rai 1), ma sembra non essere abbastanza per Duccio Forzano, che proprio da qualche giorno ha assunto l’incarico di Direttore Artistico di TvLoft, piattaforma pay della Società Editoriale il Fatto, operativa dal 2017 e ora sempre più impegnata nella produzione di contenuti originali. Una piattaforma italiana, dunque, che cerca di affermarsi sul mercato dei contenuti anche con format originali, in un contesto sempre più agguerrito che vede colossi come Amazon Prime Video e Netflix incrementare la propria offerta global con titoli sempre più local, da serie e docuserie come fa Netflix (e penso a Incastrati o SanPa) all’intrattenimento stile LOL – Chi ride è fuori o Dinner Club proposto da Prime Video.
Abbiamo chiesto quindi a Duccio Forzano di spiegarci un po’ cosa vuol dire organizzare e produrre un’offerta in questo caso local in grado di muoversi su un mercato così spinoso. Intanto cerchiamo di capire proprio qualcosa di più suo ruolo: in primis, cosa vuol dire essere Direttore Artistico di una piattaforma pay?
Beh, iniziamo col dire che è una bella chance che mi è stata offerta da Cinzia Monteverdi, Presidente e AD di SEIF SpA, che ha creduto nelle mie idee e mi ha proposto un ‘piccolo spazio’ per ideare e realizzare format originali. Ho un piccolo budget a mia disposizione, niente di paragonabile alle tv mainstream o ad altre piattaforme multinazionali, e mi occupo di trovare e proporre contenuti.
Una sfida non da poco: Davide contro Golia…
Lo sapete, le sfide mi piacciono e mi piace provare sempre cose nuove. Non ho certo l’ambizione di competere direttamente con i colossi, per ovvii motivi di budget, ma ho tutta l’intenzione di far crescere questa piattaforma. Voglio che se ne parli, che attiri l’attenzione.
E come si fa?
Come? Con le idee. Noi abbiamo testa e know-how: senza quelli non vai da nessuna parte. E intendiamo anche ‘sparigliare’ le carte, offrire cose diverse da quelle che si vedono in giro…
A proposito di ‘cose diverse’, direi che nel novero ci rientra questo Crazy Late Show con Topo Gigio. Che già detto così suona strano… Come nasce questo Topo Gigio in chiave David Letterman?
(Sorride sornionamente) Nasce da un’intuizione di Cinzia Monterverdi che ha acquistato i diritti per avere un po’ con noi questa icona dell’immaginario televisivo, e culturale, italiano. Ci abbiamo ragionato un po’ ed è venuta fuori l’idea di questo Crazy Late Show, che ha stupito anche noi. La formula è apparentemente molto semplice: c’è un topo che intervista personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura, come Riccardo Rossi, Paolo Belli, ma anche Assante e Castaldo, Barbara Foria, Veronica Pivetti e altre puntate sono in fase di realizzazione. Il tutto con Marco Travaglio ad accogliere ‘il collega’ sulla piattaforma in una clip che ha fatto un po’ da promo.
Dico ‘apparentemente semplice’ perché in realtà è molto di più. Quello che non ci aspettavamo, ma nel quale confidavamo, è la disponibilità degli intervistati a mettersi in gioco fino in fondo con un personaggio di immaginazione. A Topo Gigio raccontano tutto, si aprono, creano con lui una sintonia che altrove non si trova. Probabilmente perché non è un ‘interlocutore’ estraneo, ma è parte della loro stessa vita. Incontriamo tante generazioni diverse, ma tutte hanno Topo Gigio come ricordo d’infanzia: e così il ‘topo’ può permettersi domande che altrove non riceverebbero risposta o anche momenti di pura emozione, di coinvolgimento, come quando chiediamo loro cosa direbbero al bambino che sono stati… Si crea un sincero divertimento, una vera emozione e ti rendi conto che stanno rispondendo come se fossero davvero davanti a un conduttore, tipo Letterman, nonostante sia un ‘pupazzo’. Ma è molto di più: talvolta uno specchio”.
Difficile resistere a un “Ma cosa mi dici maaaai…”, in effetti. Usi sempre il ‘noi’: chi c’è con te oltre Topo Gigio?
Beh, i programmi sono sempre frutto di una squadra. Ai testi con me c’è Francesco Valitutti. È colpa sua se sono anche io nel format: mi ha convinto a fare la parte del “Supremo” che apre e chiude la puntata. In pratica mi ha assegnato il ruolo di quello che in tv non si vede mai, ma che gestisce il tutto dietro le quinte e al quale non va mai bene niente, dai costi, ai contenuti, dai tempi agli ospiti. Una figura che chi fa televisione conosce benissimo. In fondo è il nostro modo per prendere in giro la tv stessa, che spesso pensa di essere indispensabile come un cardiochirurgo per una dissezione aortica…
Nella costruzione di questa offerta siete quindi partiti da un format ibrido e sperimentale, un po’ una pazzia… Crazy, appunto.
Sì, perché la mia idea è quella di far uscire la piattaforma da quella connotazione legata alle inchieste e all’approfondimento politico con la quale è nata. Voglio giocare, voglio fare la musica, voglio proporre stand-up comedian, voglio riportare la satira. L’idea è quella di strutturare l’offerta in quattro macrogeneri, ovvero Attualità, Talk, Satira e Musica. Vorrei anche proporre serie tv, piccole, minimal, con attori giovani, giocate sui toni anche della sitcom…
Ricordo un esperimento web, con CeleRentola se non ricordo male…
Esattamente. Ma c’è anche tutto il mondo dei podcast che può essere esplorato e che sta avendo sempre più rilevanza sulla produzione di contenuti seriali.
In pratica stai lavorando su un’offerta da palinsesto generalista, con Intrattenimento, Talk/Informazione, Fiction, Musica, con l’aggiunta della Satira che in tv è ormai davvero al lumicino…
Troppo ambizioso? (Ride di gusto) Ma sai, in fondo sto vivendo un sogno. L’idea di sperimentare, di avere la possibilità di ideare e produrre, con un dialogo sempre aperto con l’editore che mi permette di avere grande libertà, a me entusiasma da impazzire! Le idee di format sono davvero tante e mi perdonerai se le tengo ancora per me, un po’ per scaramanzia un po’ perché ci stiamo ancora lavorando, ma creare, scrivere, immaginare è la parte davvero incredibile di questo ‘incarico’. Mi ci sto dedicando anima e corpo e mi sto anche divertendo! Sperimentare resta la cosa che mi diverte di più!
Dicevi, quindi, tante idee da realizzare…
Sì, ma dal mio punto di vista avere dei limiti è un vantaggio, non uno svantaggio. Oltre che realizzare contenuti per la piattaforma, io vorrei che TvLoft stessa diventasse una sorta di ‘attrazione’ per i grandi network e anche per le produzioni più piccole. Vorrei che si capisse che un’idea, per essere realizzata, non ha bisogno di grandi budget; se l’idea è bella si può fare, può avere seguito, visibilità, attenzione anche altrove. Vorrei che TvLoft diventasse un vero spazio di sperimentazione, che poi è quello che la tv dice sempre di voler fare ma non fa mai. Certo, non ci sono tanti vincoli che legano le grandi realtà, dagli ascolti ad altre esigenze, ma anche per questo TvLoft può essere una fucina di prodotti innovativi. Le competenze non ci mancano, l’esperienza neanche, il know-how c’è e vogliamo mostrarlo il più possibile con prodotti diversi dal solito.
Ecco, parlavi dei vincoli delle tv generaliste, delle ‘gabbie’ cui si inevitabilmente le realtà mainstream – e free – devono misurarsi. Tra queste penso a una ‘gabbia’ (meravigliosa, immagino) come quella di Eurovision Song Contest, che ha un suo format ben definito, delle esigenze transculturali e internazionali. Come sarà questo ESC?
(Ride, ancora di gusto!) Lo so che vorresti saperlo, ma è tutto assolutamente top secret! Io posso dirti solo che per me è una tacca importante nella mia carriera, un’esperienza che non avrei mai sperato di poter fare.
In effetti non era facile immaginare che l’ESC sarebbe tornato in Italia, dopo quell’ultima volta nel 1991 e a 10 anni dal ritorno in gara…
Ecco, proprio così. Figuriamoci poi poterlo dirigere… Un’esperienza a dir poco arricchente. E poi è condivisa con un collega come Cristian Biondani.
E va bene, dovremo aspettare ancora per avere qualche novità su ESC. Intanto in bocca al lupo per tutto.
Crepi, e seguiteci su TvLoft perché ne vedremo delle belle…