Innanzitutto la premessa, doverosa: qui la politica non c’entra e non entra. La questione è prettamente televisiva, e non potrebbe essere altrimenti. Il tema riguarda Matteo Salvini, tornato ieri a Dritto e rovescio. Una partecipazione, l’ennesima, che andava in scena mentre a Piazzapulita il senatore evitava di rispondere a Luca Bertazzoni. Rapporti e approcci diversi, nulla di nuovo.
Salvini preferisce Rete 4 ed è legittimo. Lì si trova bene, a tal punto dal dare del ‘tu’ al giornalista, che chiama per tutto il tempo col nome di battesimo.
Il leader della Lega si sente a suo agio, sorride, percepisce la strada in discesa. Non sbaglia, perché l’interrogazione sembra una replica di tante altre.
C’è la lamentela del coprifuoco alle 22, c’è l’attacco al ministro Speranza, c’è l’affondo al Pd di Letta “preoccupato a pensare al ddl Zan, al voto ai sedicenni e allo ius soli” e ci sono le critiche ai nemici storici, confezionate da servizi serviti su un piatto d’argento. Ecco infatti i punti di vista di Andrea Crisanti, Danilo Toninelli ed Elsa Fornero ai quali Salvini prima replica con faccine ed espressioni di dissenso e poi verbalmente.
La questione, ribadiamo, è prettamente televisiva. Perché lo spettatore si trova di fronte ad un film riproposto per la millesima volta, di cui conosce il finale. E quando conosci l’epilogo di una storia, l’esito è inevitabile: ti distrai, non ti appassioni, molto più semplicemente ti annoi. Come Bill Murray in Ricomincio da capo.
Nell’era dei talk ad ogni ora del giorno e della notte, con i politici (e i virologi) spalmati ovunque, a mancare è proprio il colpo di scena, il duello, il confronto serrato. L’intervento di Salvini, pertanto, non ha giovato né alla trasmissione, né a Salvini stesso che avrebbe dovuto – e potuto – difendersi ad esempio sul caso Durigon, esploso in mattinata. Ma mentre altrove Pd e Cinque Stelle invocavano le dimissioni del sottosegretario leghista, a Dritto e rovescio si viaggiava su un universo parallelo, privo di ostacoli e imprevisti.
La storia insegna che i voti si conquistano invadendo il territorio nemico, contrastando a testa alta le tesi avverse. Non invitando il conduttore su Instagram a fine trasmissione. “Sì, sì, ci vediamo sul suo e sul mio. Arrivederci Salvini”. Non il massimo della vita.