La tv è ciò che accade in onda, ma anche quello che nel frattempo succede dietro le quinte. Negli ultimi tempi accade sempre più di frequente che la regia offra uno sguardo altrove, laddove l’occhio del pubblico non può arrivare.
In tal senso, a Dritto e rovescio viene inaugurato il monitoraggio della sala d’attesa. Nella stanza ci sono Giuseppe Cruciani, Laura Ravetto, Chiara Geloni ed Elisabetta Gualmini, tutti posizionati di fronte ad un televisore che trasmette la diretta del programma.
Sullo schermo c’è Matteo Salvini, protagonista dell’intervista d’apertura con Paolo Del Debbio. I quattro – ospiti nel blocco successivo – ascoltano, annuiscono, dissentono. In tv come a casa, la sala d’attesa come il salotto dell’abitazione di uno spettatore qualunque che, magicamente, si sente parte integrante dell’avvenimento.
La strategia si aggiunge ad altre tecniche stilistiche, tra cui spunta l’ormai celebre ‘var’. Tutte le trovate poggiano sul senso dell’anticipazione, con il pubblico che viene messo al corrente di cosa lo attenderà di lì a poco. Non solo: nell’impossibilità di mettere in piedi un confronto, se ne instaura uno virtuale, privo di botta e risposta immediato, ma ugualmente carico di emotività, perché appare chiaro che a chi entrerà dopo verrà chiesto un commento sulle dichiarazioni appena raccolte.