Dritto e Rovescio, dove il dialogo e l’interlocuzione sono impossibili
In Dritto e Rovescio, Del Debbio si conferma amico del popolo ma in studio manca il dialogo e il confronto costruttivo tra le parti.
Dritto e Rovescio, tornato anzitempo dalle vacanze estive per partecipare alla cronaca di quest’ultimo mese di campagna elettorale, è partito con una novità, visivamente parlando: il ritorno a pieno regime del pubblico in studio, accolto con notevole e visibile entusiasmo da parte del conduttore, Paolo Del Debbio.
Nella copertina che ha aperto questa prima puntata della nuova edizione, il giornalista lucchese appare intento a proseguire quella che, oramai, è diventata una vera e propria vocazione ovvero provare a dare risposta a quesiti concreti, a problemi reali, come pensioni, tasse, criminalità. Il rush finale della campagna elettorale, quindi, non intaccherà la missione arcinota del talk show di Rete 4 anzi si metterà al servizio di questa.
Le armi sono sempre le solite, una di queste è la schiettezza che, da sempre, contraddistingue il Del Debbio conduttore televisivo, unita ad un bel po’ di spavalderia: “Vi assicuro che i politici, con me, non voleranno alto ma voleranno molto basso”.
Peccato che la suddetta affermazione sia stata ampiamente smentita, pochissimo tempo dopo, dall’intervista a Matteo Salvini, dove più che domande, sono stati serviti assist, utilizzando un gergo calcistico, al leader della Lega.
Dritto e Rovescio si conferma un talk show dove il dialogo, l’interlocuzione, il famigerato confronto costruttivo restano dei miraggi.
Non c’è dialogo tra conduttore e leader politici come non c’è dialogo, né tantomeno apertura o tentativo di comprensione, tra i partecipanti ai vari dibattiti: appigli pretestuosi per scatenare bagarre, gesti di stizza e risposte ostili preimpostate a politici che, comunque, provano a fornire una soluzione, quella rabbia, ovviamente comprensibile per carità, che, però, sembra caricata a pallettoni durante il tragitto che porta l’ospite da casa fino allo studio del programma, mischiare temi (il caro bollette con il Reddito di Cittadinanza, il Reddito di Cittadinanza con le baby-gang) e alzare i toni quando non si ha nulla di nitido da dire.
Un dialogo tra sordi, con tutto il rispetto, in un clima di confusione generale.
L’unico vero fine di Dritto e Rovescio, un po’ come accade a Fuori dal Coro, è la trovata visiva che, in un certo senso, colpisca il telespettatore come lo sventolio delle bollette esose da parte del pubblico. Ecco, perché, il pubblico in studio è così importante per il programma di Del Debbio, perché serve a garantire quella sensazione di arena televisiva.
Non è uno scandalo, ovviamente, come non lo è per nessun talk show politico, che Dritto e Rovescio si mostri schierato su alcuni temi, gli argomenti già citati in precedenza, Reddito di Cittadinanza, immigrazione…
La presa di posizione, però, non appare mai palese, ma sottintesa, in modo che chi la pensa in modo opposto appaia sempre un po’ come un bersaglio, in un clima solo apparentemente al di sopra delle parti.
Poi, ovviamente, c’è la parte goliardica: la battuta che stempera la tensione, che attenua l’angoscia causata dai problemi trattati in puntata, la parolaccia, la trovata del megafono per spegnere i toni spintosi all’eccesso. È anche così che Del Debbio rafforza la propria posizione di amico del popolo, di spalla per i più deboli.
Non si mette in dubbio la sua empatia, si mette solo in dubbio l’effettiva utilità di questo modo di fare, se un dialogo tra le parti appare sempre impossibile da instaurare.