Dov’è Mario?, Guzzanti risveglia la satira e la comedy italiana
Dov’è Mario? permette alla commedia italiana di poter utilizzare la satira con un protagonista cattivo, le cui battute s’inseriscono in una costruzione narrativa che rende la serie capace di raccontare gli italiani
In un panorama televisivo in cui la commedia è quella familiare, rassicurante, poco incline a far ridere con battute di cui poi ci si vergogna di aver riso, Dov’è Mario? entra con una forza insolita e, soprattutto, quasi rivoluzionaria. Corrado Guzzanti è l’unico attore comico che sembra capace di portare in televisione un linguaggio così crudo riuscendo però a dargli una giustificazione, eliminando così ogni traccia di volgarità gratuita.
Il suo Bizio Capoccetti si può permette di essere razzista, omofobo, maleducato ed arrogante solo grazie ad una costruzione narrativa intorno a cui riesce ad essere spontaneo senza far urlare allo scandalo. Dov’è Mario? supera i limiti del politicamente corretto e, finalmente, osa per davvero in un genere, la commedia televisiva, che in Italia sembra essere diventata affare per pochi.
Lo scopo di Guzzanti è proprio quello di dimostrare che la fiction italiana che può far parlare di sè non è solo quella dei drama, ma anche quella delle comedy: non a caso l’attore, in conferenza stampa, cita Boris come unico predecessore da tenere in considerazione. Perchè la commedia nella fiction italiana è più rischiosa, necessita di maggior coraggio nei dialoghi e di personaggi capaci di catturare il pubblico anche con la loro scorrettezza.
A questo si aggiunge la satira, che Guzzanti gestisce da sempre con abilità: è insolito vedere in una serie nostrana riferimenti così attuali ad eventi e personaggi noti, elemento caratterizzante della comedy americana. Per far ridere serve anche una citazione contemporanea, ed i camei di Enrico Mentana, Giovanni Floris e Marco Travaglio servono proprio a far riconoscer che il mondo raccontato da Guzzanti è lo stesso di chi lo sta seguendo. Non solo: la presenza di questi personaggi serve anche a collegare la parte satirica del racconto a quella più seria, ovvero la critica di una società italiana sempre meno interessata al dialogo e più attratta dalla battuta spinta e dalle urla.
E’ un sistema costruito perfettamente, quello di Guzzanti: vuole portare in tv risate facili ma anche più elaborate, svegliando la satira sociale e dandole in pasto la nostra situazione. Senza censure e senza costrizioni, ma supportato da un cast all’altezza, l’attore comico manda a monte tutte le incertezze della commedia italiana in tv e dimostra che ridere dei nostri difetti può essere un modo per capire meglio chi siamo.