Dostoevskij, Fabio e Damiano D’Innocenzo: “Serie meravigliosamente piccola ed enciclopedica”
Le sei puntate della serie tv sono tutte disponibili su Sky on demand e NOW in streaming
Mercoledì 27 novembre arriva finalmente su Sky e in streaming su NOW Dostoevskij, la prima serie tv dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo che ha avuto una lunga gestazione. Dopo l’annuncio nel marzo 2020 ci sono voluti oltre 4 anni per vedere la serie, passando dalla sceneggiature, alle riprese, arrivando alla presentazione allo scorso Festival del cinema di Berlino e all’uscita in due parti al cinema a luglio 2024. “Lasciare andare questo progetto mi rende molto felice” ha detto Fabio D’Innocenzo durante la presentazione. “Sono molto rilassato, l’abbiamo fatto con persone che ci hanno capiti, con una produzione libertina come quella di Sky. Sta lì ora la potete vedere”.
La serie arriva ora là dove è giusto che sia, in tv e in streaming, in 6 puntate rilasciate tutte mercoledì 27 sia su Sky Atlantic in modalità maratona che on demand e in streaming su NOW. Magari da vedere tutta insieme è una serie abbastanza impegnativa, lo stile che caratterizza Fabio e Damiano D’Innocenzo si ritrova anche in Dostoevskij. Una serie oscura, profonda, complessa da seguire, un crime innervato di tanti altri generi, che sfocia quasi in un horror esistenzialista.
“Abbiamo un rapporto conflittuale con le convenzioni” ci hanno risposto parlando di questa sorta di destrutturazione del genere. “Se c’è stato un atto di distruzione è stato inconscio. Anche nel genere interviene la vita che riesce a sopraffarci e a farci uscire dalle nostre realtà e a incontrare il mondo”. Nemmeno girando la serie si sono preoccupati delle convenzioni: “Non abbiamo avvertito un cambiamento è come quando sei innamorato, vince il sentimento. Il nostro approccio è il medesimo che girare un film, la possibilità di avere più tempo a disposizione permette di esplorare con più minuzia i personaggi. Se il concetto è forte e preciso non c’è differenze”.
La serie Dostoevskij è ambientata in una periferia, in una realtà difficile da identificare: “Ci interessava smarcarci dalle realtà. Non volevamo limitare la possibilità delle persone di agganciarsi alla storia ambientando il tutto in un luogo facilmente identificabile per qualcuno ma non per tutti”. Il protagonista, il personaggio di Enzo Vitello interpretato da Filippo Timi, è nato insieme allo sviluppo della storia “c’è una forte corrispondenza tra un uomo che si sta togliendo la vita, che incontra un uomo che toglie le vite. Grazie a questo intervento della vita, è costretto a rialzarsi e a uscire dalla fuga che aveva determinato per se stesso”. Secondo i due autori e registi nel gesto del killer “c’è una forma di appropriazione di libertà per imporre le proprie regole sul mondo”.
“Non siamo cattolici ma siamo molto spirituali e pensiamo che le cose si rincorrano sempre per un motivo, c’è una grande dispersione emozionale, fisica, mentale, ma c’è sempre un premio che va scoperto”. I due fratelli hanno raccontato come nella fase di scrittura non puntano la penna verso loro stessi ma “sul mondo, parlo di ciò che mi fa addormentare storto e risvegliare con una malinconia. ”Dostoevskij è una serie “meravigliosamente piccola e allo stesso tempo grandissima enciclopedica”.