Il programma-relitto: non lo vedo e non ne parlo
E’ tempo di bilanci di stagione e non c’è sito web o quotidiano che ometta la lista nera dei flop annuali. Persino Fabio Canino ha stemperato la tensione dell’insuccesso, dichiarando che comparire a tutta pagina nella pagina dei necrologi televisivi è diventato un must che contempla solo la gente che conta (da Simona Ventura a
E’ tempo di bilanci di stagione e non c’è sito web o quotidiano che ometta la lista nera dei flop annuali.
Persino Fabio Canino ha stemperato la tensione dell’insuccesso, dichiarando che comparire a tutta pagina nella pagina dei necrologi televisivi è diventato un must che contempla solo la gente che conta (da Simona Ventura a Gianfranco Funari passando per Paolo Bonolis).
Ma, accanto al gran numero di format ed esperimenti che naufragano miseramente, ce ne sono tanti altri, annoverabili nella categoria dei programmi relitto, che non meritano nemmeno la considerazione della stampa. Della serie, nun te se fila nessuno.
Dunque è il caso di fare un piccolo sunto per dare onore anche a quei programmi tv di cui non ha parlato nessuno.
Prendete lo Stile Libero di Max Giusti ad esempio. Quantomeno Siani aveva fatto gridare al flop, animando accese discussioni sulla deriva napoletana dello show e sollevando contestazioni sulla sua inadeguatezza alla conduzione. Ma chi ha commentato l’assoluta indolenza con cui Giusti ha assunto le redini la baracca? Il comico più inflazionato di Raidue ha preso in consegna un’eredità così onerosa visibilmente controvoglia, senza alcuna propositività creativa. E i risultati ne sono stati la conferma: non soltanto Libero in seconda serata è andato malissimo, ma è giunto al termine nel più assoluto anonimato.
Ma per un Max che non buca c’è un Mazzocchi insapore che riesce a far passare inosservato persino un format bomba come Balls of Steel. Un prodotto così ben confezionato e audace che, se sperimentato su Italia1 con una conduzione da Iene, avrebbe fatto sfracelli. Peccato che su Raidue vada in onda a fine stagione, buttato lì dopo una prima serata al miele con La Sposa Perfetta, senza alcuna coerenza editoriale. Il pubblico giustamente se ne impipa e, dunque, non vale neanche la pena di scriverne fenomenologie o stigmatizzarne il presunto rischio diseducativo (visto che lo corrono in pochi).
Voliamo ancora più basso facendo un passo cronologico indietro. Pensiamo a una trasmissione andata in onda a gennaio-febbraio, ogni domenica in seconda serata, che ha completamente seminato le proprie tracce. Trattasi di Anche se… di Francesco Paolantoni, l’one man show che avrebbe dovuto risollevarne le sorti e ne ha definitivamente segnato l’oblio. Anche in questo caso bisognerebbe chiedersi… chi l’ha visto e soprattutto chi ne ha parlato? Perchè, diciamola tutta, o bene o male purchè se ne parli resta una ricetta di lunga vita catodica, che renderà immortali anche delle castronerie allucinanti come Colpo di Genio o, tanto per non gradire, un trash-show imperituro come Grimilde.
L’indifferenza, insomma, è la peggior nemica del piccolo schermo, soprattutto se dopo una prima edizione plurichiacchierata e di grande impatto mediatico si assiste al completo tracollo di un’idea. Pensiamo a Distraction, che l’anno prossimo potrebbe ritrovare il conduttore sferzante di sempre dopo un’annata impalpabile targata Enrico Papi.
E’ il rischio della sperimentazione, destabilizzare e dunque rinunciare alla potenza di un format in cui ha un gran peso una tenuta efficace e brillante. Il palinsesto di Italia1, non a caso, ha un altro grande fantasma disperso nei meandri della programmazione: Danger. Il suo Marco Berry le ha provate tutte, ottenendo prima di tutto lo spostamento al mercoledì sera per evitare i temibili Amici di Maria. Ma purtroppo non è servito e, vista la totale mancanza di appeal sul prime time, si è trovato relegato in seconda serata, senza troppe protese nè rumori.
E chissà che non vada incontro a un destino analogo Colpi di Sole, la sitcom anticonformista dell’access di Raitre che sta riuscendo a far peggio dei Buttafuori dell’estate passata. In questo caso se n’è parlato tanto alla vigilia, ma come sempre la visione desta qualche perplessità e dunque i buoni auspici iniziali lasciano il tempo che trovano. Non basta una marketta della Littizzetto o un parrucchiere gaio fin troppo caratterizzato per auspicare alla qualità e all’innovazione dei contenuti. E il telespettatore, fiutata la fuffa, se ne tiene alla larga.
Ora, in chiusura di questo dossier, verrebbe da chiedersi in modo del tutto spassionato… tra i programmi-relitto di cui non vedremo un futuro (forse perché non c’è mai stato un presente), possiamo contemplare anche Boris? In tal caso, si accettano suggerimenti perchè, se da una parte c’è l’effetto hype della rete non trascurabile, dall’altra troviamo un dato di fatto innegabile: al popolo dei telefili di Sky, tra un’anteprima di Grey’s e una prima visione di Lost, non rimane tempo né voglia per Radio Sex & Co.
Questione di gusti… e di lungimiranza.