Addio a Donatella Raffai: con lei nacque Chi l’ha visto?
Si è spenta a 78 anni Donatella Raffai, che resta per il grande pubblico tv il volto storico di Chi l’ha visto? e della stagione della Tv verità di Rai 3.
Donatella Raffai è morta: la notizia arriva oggi, giovedì 10 febbraio 2022, con una nota del marito, Sergio Maestranzi, già regista della Rai e suo compagno per oltre 30 anni. La giornalista lascia il marito, i loro due gemelli e i nipoti.
“Il nostro è stato un grande e meraviglioso amore, Donatella una donna generosa, riservata, che aveva deciso a un certo punto di allontanarsi dalla tv e di dedicarsi alla vita privata, sono state dette date cose, ma è tutto molto semplice”,
si legge nella nota diffusa da ANSA che ha dato la notizia della scomparsa della giornalista, 78 anni, da tempo malata. Di lei, infatti, si erano perse le tracce, nonostante il grande affetto che il pubblico televisivo non ha mai smesso di provare per lei. È stata una delle icone, senza dubbio, della stagione della Tv verità inaugurata tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 da Angelo Guglielmi, storico direttore di Rai 3. È in quegli anni che nasce l’idea di costruire una trasmissione interamente dedicata alla ricerca e alla segnalazione delle persone scomparse, che sa una parte guardava al grande coinvolgimento stimolato nel pubblico dalla popolare rubrica di Portobello “Dove sei?”, ma che ha assunto da subito una chiave decisamente ‘poliziesca’ che poi nel tempo è diventato un vero e proprio motore investigativo sui grandi casi irrisolti del Paese.
Nasce così Chi l’ha visto?. All’esordio, nel 1989, c’era proprio lei con Paolo Guzzanti, mentre per le stagioni successive al suo fianco ci fu Luigi Di Majo (1989-1991), che la sostituì nella stagione successiva. Di fatto è stata solo una la stagione di Chi l’ha visto? che Donatella Raffai ha condotto in solitaria, ma è stata lei a restare nell’immaginario collettivo della ricerca, della solitudine, della tenacia con cui il programma ha sempre cercato di far luce su storie interrotte. Il suo sguardo sempre fisso alla telecamera, la sua voce graffiata, la sua integrità senza rigidità, quel misto di rigore ed empatia è stata la chiave di una conduzione, di una scrittura, ma anche di un rapporto col pubblico che non si è mai interrotto davvero, nonostante fosse dai primi Duemila che non appariva in tv.
La ricordiamo anche accanto a un altro programma cult della storia di Rai 3, quel Telefono Giallo con Corrado Augias che ha scritto pagine di giornalismo assolutamente indimenticate.