Terence Hill, il patto con il pubblico e Raoul Bova: ecco perché per la recensione di Don Matteo 13 dovete aspettare
Nella sua stagione più cruciale, è impossibile recensire Don Matteo 13 dopo un episodio: solo dopo l’arrivo di Raoul Bova capiremo la strada intrapresa…
C’è veramente qualcosa in più che possiamo dire di Don Matteo? Dopo ventidue anni di messa in onda e tredici stagioni, sembra davvero difficile trovare nuove parole per definire quella che -piaccia o no- è una colonna portante della fiction italiana.
Don Matteo 13, la recensione
Don Matteo cambia, ma resta uguale a se stesso: già detto. Don Matteo è la cartolina perfetta della provincia italiana: già sentito. Don Matteo è la commedia all’italiana prestata alla fiction: lo sappiamo da tempo.
Tutto quello che avete letto a proposito di Don Matteo lo leggerete anche in questi giorni, prima e dopo il lancio della tredicesima stagione. Ma c’è qualcosa di nuovo: perché, lo sappiamo, questa sarà l’ultima stagione per Terence Hill. E quando dovremo davvero salutare don Matteo e dare il benvenuto a don Massimo (Raoul Bova), potremo dire qualcosa di nuovo.
Quel patto, con l’arrivo di Raoul Bova e l’uscita di scena di Terence Hill, cambia: ma dopo ventidue anni e tredici stagioni, a nostro pare, non è un cambiamento che deve fare paura. E’ piuttosto, un cambiamento che ha il gusto dell’evoluzione dei tempi, della necessità di stare al passo con un racconto della tv che cerca sempre un’idea un po’ più fresca rispetto al passato.
Il cuore di Don Matteo non cambierà sicuramente. La forma, forse, un po’, ma siamo certo che in quel della Lux Vide abbiamo saputo pesare ogni passo. Il risultato? Non lo abbiamo visto sicuramente con il primo episodio (messo a disposizione in anteprima su RaiPlay), ma lo scopriremo con il quinto, quando debutterà don Massimo. Ecco, a quel punto sì che potremo iniziare a pensare a Don Matteo con parole nuove.