Don Matteo 10, la soluzione ai moderni ritmi delle serie tv
Don Matteo 10 permette al pubblico di distrarsi mentre segue la fiction, scontrandosi contro le serie tv più recenti, che invece chiedono maggiore concentrazione al pubblico
Parlare di Don Matteo è cosa difficile: si è detto tanto sulla fiction che, nonostante le critiche, conquista ogni volta milioni di telespettatori. E nonostante ogni volta che vada in onda c’è una parte di pubblico che si chiede perchè Don Matteo abbia così tanto successo, Terence Hill riesce ad essere il dominatore della serata.
Gli ingredienti di Don Matteo non cambiano, sebbene nel corso degli anni la componente comedy sia aumentata rispetto a quella crime, ed i casi su cui indagano i Carabinieri siano ormai diventati quasi un obbligo per gli sceneggiatori, che sembrano preferire le storyline relative ai personaggi ed alle loro vite private.
Il pubblico che segue la fiction di Raiuno ha, quindi, la certezza di sapere quello che compra, di non finire in mezzo a trame che possono rivelare un colpo di scena che potrebbe sconvolgerli (se seguissero House of Cards potrebbero sentirsi poco bene) e di potersi distrarre dalla tv senza perdere il filo del discorso. Ecco, forse è questo il successo di Don Matteo: permettere al pubblico di staccare lo sguardo dalla televisione senza avere paura di perdersi una scena o un dialogo che potrebbe servire a comprendere l’episodio.
In un periodo in cui le serie tv diventano sempre più complesse, in cui un episodio va visto ripetutamente per poter capire meglio cosa sia successo ed i dialoghi vanno sentiti e risentiti per coglierne al meglio i significati, Don Matteo si scontra senza paura con il progresso della serialità. In cinque minuti Laura (Laura Glavan) cambia il look al suo professore, che poco prima aveva insultato senza sapere chi fosse, mentre il Maresciallo Cecchini (Nino Frassica) organizza appuntamenti per il Capitano Tommasi (Simone Montedoro) che, però, non ne vuole sapere. Punto.
Non c’è altro da capire, non ci sono significati a più livelli, non c’è un’accuratezza da seguire per comprendere cosa volessero dire gli autori. Il successo di Don Matteo dev’essere questa sua noncuranza sui ritmi contemporanei della serialità, una ribellione di quelle che, in tv, sono davvero rare. Inutile voler uguagliare i colleghi americani o europei, loro non hanno capito che la gente, oggi, vuole fare altro mentre segue la tv: Don Matteo permette di dedicarsi ad altre faccende e di sapere lo stesso cosa sta succedendo. Don Matteo diventa, così, trending topic su Twitter, tra battute e commenti entusiastici: una tradizione, ormai, che gli italiani conoscono, e che celebrano come fosse un’icona dei nostri tempi.
Don Matteo non delude mai, e non è roba da poco. Meglio, allora, non concentrarsi sui motivi del suo successo, e godersi, una volta ogni tanto, una serata priva di ansia da cliffhanger o di stress da frasi non capite: Don Matteo, in questo, è unico.