Domina 2, una stagione più vicina a Dinasty che all’idea originale: la recensione in anteprima
La recensione in anteprima di Domina 2, la seconda stagione della serie tv di Sky e NOW ambientata nell’antica Roma e con Kasia Smutniak
C’è una definizione, negli Stati Uniti, per indicare quelle serie tv che possono vantare un budget di produzione abbastanza alto ma che, nei contenuti, restano fermi a dinamiche ed intrecci che conducono ad una soap qualsiasi: luxury soap. Ecco, Domina 2, in uscita su Sky e su NOW a partire da venerdì 8 settembre 2023, è una luxury soap. È questa la novità rispetto alla prima stagione dove, invece, il materiale proposto sapeva essere più intrigante anche sul fronte narrativo.
La recensione di Domina 2
Non sappiamo cosa sia successo nella writer’s room di Domina, dopo che nel 2021 gli sceneggiatori ci avevano proposto una serie storica dal linguaggio contemporaneo e soprattutto con una protagonista capace di attirare l’attenzione del pubblico. Eppure, nei primi due episodi della nuova stagione (che abbiamo visto in anteprima) si percepisce che molto è cambiato.
Livia (Kasia Smutniak) e Gaio (Matthew McNulty) tornano a Roma dopo tre anni nelle Province Orientali, trovando una città piegata dalla carestie e dalle lotte interne. A Livia il compito di rimetterla in piedi, senza dimenticare però il suo obiettivo di mantenere quel potere che nella prima stagione ha faticato non poco per conquistarlo, rimanendo la donna più potente di Roma.
Premesse interessanti, ma che s’infrangono con delle scelte che, appunto, ci fanno ricordare una luxury soap qualunque. Domina resta una serie bella da vedere, grazie agli studi di Cinecittà dove è stata ricostruita la Roma degli anni prima della nascita di Cristo, ai costumi del Premio Oscar Gabriella Pescucci ed al lavoro di hair design di Claudia Catini. Ma la bellezza non basta.
Ci ritroviamo fin dai primi episodi (in tutto sono otto) in una soap ambientata nell’antica Roma, una sorta di Dinasty versione peplum, dove le strategie da mettere in atto hanno spesso a che fare con matrimoni da combinare, patti di sangue da rispettare o nemici da uccidere.
Dell’aspetto più vicino al mondo della politica, alle mosse che Livia deve inventare e mettere in atto affinché la sua posizione di potere resti salda, si vede poco, ahinoi. Domina 2 diventa così una reinvenzione dell’idea originale della serie, dove la famiglia intorno a cui ruotano le vicende della protagonista assume i connotati di un nucleo disfunzionale capace di tutto.
L’effetto è inconsueto, se si prende a confronto quanto visto due anni fa. Domina 2 ha deciso che di historical drama ne abbiamo già troppi. Meglio, allora, prendere spunto da questo genere e adattarlo a un pubblico più smaliziato, che sa appassionarsi alle saghe familiari solo se queste sanno essere crudeli a dovere. E poco importa se viene in parte snaturata la natura del progetto.