Domenica in, Tomas Milian fuori contesto: “Si può essere fascisti buoni. Il cinema era roba da froci”. Poi contro gli autori: “Non ve ne frega un caxxo”
Tomas Milian ha rilasciato dichiarazioni fortissime, nella puntata di Domenica in del 19 ottobre 2014. E se l’è presa con gli autori, preoccupati dietro le quinte
E’ ufficiale: Paola Perego ha scambiato la Domenica in della prima rete di stato per la sua vecchia, trucida, Buona domenica che fu. C’è il trash di Ancora volare, su cui la Venegoni ha precisato che non è un talent, mentre lo sbarbatello di Rockol ha detto che Jo Squillo ha fatto sua Maracanà.
Poi c’è l’eterna lapidazione sulla pubblica piazza di Pino Insegno (“Sono ultimo a Tale e quale show e l’ultimo pure a casa mia”), l’ennesima vittima sacrificale della dominante signora Presta dopo i partner – umiliati e poi retrocessi – Beppe Braida, Biagio Izzo e Franco Di Mare. Quindi non poteva mancare l’intervista-scandalo a cui il suo agente ci ha sempre abituati nelle SUE Domeniche in (citofonare il serial killer Donato Bilancia da Bonolis).
Questa volta è stato il turno del controverso Tomas Milian, lo storico Er Monnezza che è stato appena omaggiato con un premio alla carriera al Festival del Cinema di Roma.
L’attore ha parlato a ruota libera, sin troppo per il pubblico di RaiUno della domenica pomeriggio (già reduce dalla bestemmia che non ti aspetti da Tiberio Timperi).
Ha infatti ripercorso la sua vita burrascosa con dichiarazioni forti:
“Mio padre era ufficiale dell’esercito, era un uomo molto violento e lavorava per un dittatore, molto fascista. Molto cattivo. Però perché fascista? Si può essere fascista buono che non sa di essere fascista, fascista che ha valori sbagliati perché l’hanno cresciuto male. Mio padre mi ha fatto diventare ribelle”.
Fino a questo momento la Perego non ha replicato, forse perché sprovvista dei mezzi per farlo. A questo punto è arrivata la dichiarazione a sfondo omofobo:
“Mio padre me menava sempre. Io avevo già inclinazioni artistiche a 6 anni. Mi piaceva giocare facendo pezzi di teatro. Diceva che fare l’attore era roba da froci. Io non sapevo che voleva dire essere froci”.
Ecco che la politicamente corretta Paola ha pensato bene di metterci una pezza:
“Io vorrei fare una premessa, se mi permetti. E’ brutto usare il termine froci. Non ci sono i froci, ci sono gli omosessuali”.
Milian ha, però, replicato a modo suo continuando a usare il termine:
“La gente, prima della mia epoca, diceva ‘froci’. Io non lo dico come offesa. Fare l’attore era da froci, ecco. Quando dico froci non sto offendendo nessuno. A quei tempi non potevo dire gay. Sarei stato un genio a 6 anni a inventare una parola”.
Poi, sempre per restare sul leggero:
“Mio padre si sparò davanti a me”.
La Perego è apparsa evidentemente compiaciuta per un contenuto così forte, con cui evidentemente spera di tener testa all’effetto Matteo Renzi – pur andato in onda prima – a Domenica Live:
“Sei sempre molto diretto”.
A questo punto è scattata una bella sfuriata dell’artista, a quanto pare insofferente per il parlottare degli autori in studio:
“Ma perché parlate? Mi state confondendo. Io sono nervoso, perché sto a fare televisione. Mi stanno vedendo milioni di persone Mi intimidite con questo parlare. Sembra che non ve ne frega un cazzo di quello che sto dicendo”.
La Perego ci ha messo su un’altra pezza, cercando di far capire che gli autori l’avvisavano della scadenza del tempo a loro disposizione, dal momento che la televisione è fatta di tempi. L’attore si è presto rassegnato.
Morale della favola? Il contesto, in tv, è sempre importante. Come ha fatto notare l’addetto ai lavori Andrea Palazzo su Twitter, “che peccato. Un gigante in un posto dove non c’entrava niente”.
@lord_tvblog che peccato. un gigante in un posto dove non c'entrava niente.
— andrea palazzo (@andrea_palazzo) 19 Ottobre 2014