Domenica Cinque cresce in credibilità ed ascolti. Merito delle interviste di Barbara D’Urso e di una scaletta meglio strutturata
Domenica Cinque, l’unico contenitore monstre rimasto del giorno festivo di Canale 5 condotto da NSDD (Nostra Signora Della Domenica come ormai la chiamano a Cologno) cresce negli ascolti. I detrattori potrebbero dire che sia merito della mancanza del Campionato di Calcio di Serie A o forse per la presenza di alcuni ospiti d’eccezione che vedremo
Domenica Cinque, l’unico contenitore monstre rimasto del giorno festivo di Canale 5 condotto da NSDD (Nostra Signora Della Domenica come ormai la chiamano a Cologno) cresce negli ascolti. I detrattori potrebbero dire che sia merito della mancanza del Campionato di Calcio di Serie A o forse per la presenza di alcuni ospiti d’eccezione che vedremo in seguito, ma a parere del sottoscritto quanto si è visto ieri è la dimostrazione di quanto sia importante il lavoro autoriale su un programma rispetto al grande nome. Un programma scritto da poche persone: tra gli altri Fabio Pastrello, Angela Pedrini, la stessa Barbara D’Urso e ovviamente il direttore Brachino.
Ricordiamo la genesi di questo contenitore, per la prima volta gestito da una testata giornalistica, Videonews. La partenza non è stata affatto facile perchè nella puntata d’esordio la redazione a pochi giorni dalla messa in onda ha dovuto necessariamente rivoluzionare una scaletta per omaggiare i soldati uccisi nell’attentato in Afghanistan e nelle domeniche successive cercare di ricreare quel fil-rouge che inevitabilmente si era perso nella puntata del kickoff. I più attenti telespettatori si ricorderanno che la puntata del 20 settembre si chiamò per l’intera durata Prima di Domenica Cinque, tanto che qualcuno pensò ad un’anteprima lunga per “ingannare” l’Auditel o il pubblico a casa e la stessa Barbara, dopo un post dettagliato in liveblogging del nostro Lord Lucas in cui metteva in dubbio che fosse tutto in diretta, rispose dal teleschermo indirettamente che si era cambiata sia d’abito sia d’umore in pochissimo tempo.
La domenica successiva è stato messo in piedi il programma, con un menu ricco di rubriche, di interventi e molto talk giornalistico anche se il risultato non è parso assai soddisfacente non tanto dal punto di vista degli ascolti quanto dei contenuti. Nessuno del resto si poteva, credo, aspettare chissà cosa, essendo un contenitore sperimentale che oltretutto non gode degli stessi budget dei competitor. Un vero peccato il ricordo dei 20 anni di Non è la Rai (peraltro senza la presenza di Ambra Angiolini che non ha accettato di rievocare il programma che l’ha lanciata) che è passato quasi inosservato, relegato sul finire di puntata, e a farne le spese (a causa di una serie di ingredienti messi alla rinfusa) sono stati il momento musicale gestito da Platinette con Paola e Chiara e il Tè delle Cinque.
Ieri, complice forse una domenica “più tranquilla”, gli autori si sono messi al lavoro e la puntata è parsa molto più scorrevole e strutturata. Eliminato il siparietto iniziale del simpatico Paolo Corazzon e spostato in un collegamento verso le 17, la prima parte, quella di riflessione, è stata dedicata ad un tema come quello della violenza sulle donne molto caro alla conduttrice. I toni sono stati aspri, d’altronde con Vittorio Sgarbi e Daniela Santanchè e qualche politico non si poteva pensare il contrario. Tra un urlo e l’altro, tipico dello Sgarbi che conosciamo ne è venuto fuori uno inedito, uno che ha ammesso di essere stato stuprato da un prete quando era ancora in età da pubertà.
”Io a 12 anni in collegio sono stato molestato, chiamato in una stanza da un prete, non dirò di quale convento e di quale collegio, e mi ricordo perfettamente della sensazione di violenza del suo atto.
Ne ho preso coscienza, l’ho elaborato nell’arco di non molto tempo, e non sarei disponibile a pensare che quel pedofilo di prete debba passare la sua vita in galera. Ho avuto un sentimento di pietà nella mia coscienza di adolescente.
Io ho provato repulsione e pietà.”
E’ stato poi dato spazio al gossip parlando del presunto tradimento di Alessandro Preziosi a Vittoria Puccini con la top model Giorgia Pagliacci, presente in studio. Occasione per la prima delle interviste di Barbara D’Urso e poi per un dibattito con il giornalista Gabriele Parpiglia del settimanale “Chi” che ha pubblicato le foto del “misfatto”. Argomento frivolo non paragonabile a quello precedente, senz’altro sulla bocca di molti in queste ultime settimane.
Il momento topico della giornata lo si è avuto con l’arrivo di Loredana Bertè che, come nel suo stile degli ultimi anni, non ha mancato di far parlare di sè. Facendo i capricci perchè non aveva il testo della canzone di Anna Oxa Un’emozione da poco, è rimasta dietro le quinte per parecchio tempo e anche l’arrivo della D’Urso non ha sortito effetto. Sembrava addirittura tutto scritto tanto era vera la situazione: Loredana che inveiva contro tutto e tutti perchè non trovava più i testi della canzone della Oxa, la D’Urso che cercava di convincerla, lei che infantilmente diceva di non voler entrare. Un momento di televisione realtà, un fuori programma che nessuno, a cominciare dagli autori sicuramente in panico, si aspettava. C’è voluta la presenza di Lele Mora il suo agente oltre alle rassicurazioni della stessa Barbara, a cercare di calmare le acque e farla tornare sui suoi passi. Una Bertè come ormai siamo abituati a vedere ultimamente, quella che poco tempo fa aveva dichiarato che voleva fare un reality perchè non riusciva ad arrivare a fine mese; una Bertè che si faceva suggerire le parole della sua celebre “Sei bellissima” e che faceva le bizze negando di voler reinterpretare “Non sono una signora“.
Una Bertè però più toccante e umana, successivamente quando ha raccontato del padre violento, della sua esperienza con Mimì (Mia Martini, sua sorella morta per suicidio infarto) e il suo rammarico nel non averle chiesto scusa per un cellulare che le aveva regalato. Una Loredana inedita che forse ci è piaciuta di più della “bizzosa furiosa” vista qualche minuto prima. La Bertè che nessuno ha mai visto è uscita da un’altra toccante intervista, dove la stessa ha voluto per stare più vicina alla D’Urso, sedersi a fianco a lei:
“Devo chiedere scusa a mia sorella Mimi perché ho rifiutato un telefonino che mi aveva regalato lei perché non riusciva mai a trovarmi. Un venerdì sera questo telefono non smetteva di suonare e io non ho voluto rispondere. Io ero a Milano. Mimì stava troppo male perché, come accede ogni volta che un’artista è troppo brava, per invidia si dice che porti sfortuna. Lei era bandita anche dai più grandi registi. Quando viveva questi momenti così bui, Mimì andava in Calabria si univa ai pescatori, cantava qualche canzone, ricuciva le reti.
Io ho rivisto Mimì da morta ed era piena di lividi. Secondo me era stata picchiata a sangue dal padre. Renato Zero, in buona fede, mi ha lasciata sola davanti alla bara ancora aperta di Mimì e poi mi ha dovuta portare per 6 mesi a Roma perché avevo due buchi in testa perché quando ho visto mio padre, dopo 40 anni che non lo vedovo, gliene ho dette di tutti i colori perché Mimì era piena di lividi e solo lui aveva le chiavi di casa sua…”
Alla luce di questo, e il sempre divertente momento del Tè delle Cinque con Plati e la contessa Barbara Ronchi Della Rocca, che siano proprio le interviste il punto di forza di Domenica Cinque? Non solo quella di Loredana Bertè, ma anche quella di Rupert Everett è stata gestita con professionalità e senza scadere nel cattivo gusto. E persino il processo al vip, che la settimana scorsa aveva visto tra le mille polemiche la presenza di Fabrizio Corona, questa volta con Emanuele Filiberto Di Savoia è cambiato. Ne è uscito, grazie alle domande prima della D’Urso e poi del pubblico e soprattutto alla sincerità e onestà del nipote dell’ultimo re d’Italia, un ritratto inedito. Una persona che non ha negato di essere vissuto sempre nella bambagia, pur nel suo esilio dorato, ma che non ha mai smesso di aiutare gli altri. Un uomo che nella sua condizione privilegiata ha confessato di aver visto da vicino la droga e si è salvato grazie alla propria famiglia.
“Ho conosciuto la droga, ho conosciuto chi si drogava, ho conosciuto i miei migliori amici che sono morti di questa vera merda. Mentre lo stai facendo non ti rendi conto di dove ti può portare questa cosa. Io non sono mai stato dentro; ho frequentato persone che prendevano droga.
L’ho provata, ma quello che mi ha salvato è il grande rispetto che ho per la mia famiglia che mi ha impedito di cadere da questo grande marciapiede da cui ti puoi fare davvero molto male.”
Ecco, questo è stato ieri Domenica Cinque. Un programma che fa opinione, come si evince oggi da molti quotidiani riportanti le dichiarazioni di Bertè e del Principe Filiberto. Dal caravanserraglio di argomenti della seconda puntata (la prima non la consideriamo per la ragioni sopraccitate) ad un prodotto che, pur se con innumerevoli blocchi pubblicitari che ne frenano inevitabilmente la presenza del pubblico, ha saputo dimostrare quanto sia importante il lavoro di scrittura di un programma rispetto all’ospite di grande richiamo. Certo c’era la Bertè che ha fatto il suo show, c’era anche Filiberto e c’era pure un attore americano, ma se fossero stati posizionati alla carlona senz’altro il risultato non sarebbe stato quello venuto fuori ieri. C’è ancora parecchio da migliorare. Forse il talk iniziale andrebbe allungato, forse si dovrebbe dare più spazio alle interviste che come abbiamo detto fanno risaltare l’umanità dei personaggi intervistati, ma del resto c’è tutto il tempo per gli autori di farlo fino a maggio. Di certo, la Domenica Cinque di ieri è già una lontana parente di quella del 27 settembre. E siamo certi che anche quella del 19 proseguirà sulla linea che ieri negli ascolti si è dimostrata vincente anche su Domenica In di Pippo Baudo e Valeria Marini e nonostante la sempre forte concorrenza di Simona Ventura.